Proiettili caseless

Armi corte

Proiettili caseless

Messaggioda NdK » mer ott 01, 21:07:29

mimmo002 ha scritto:se qualcosa si deve inventare dovrebbe essere un nuovo propellente che 1-grano faccia il lavoro di almeno 50-grani
o meglio ancora che si abolisca la pallottola (versione moderna del sasso e succssivamente della punta di freccia) e che si trovi un modo per trasferire una quantità di energia cinetica direttamente sul bersaglio senza intermediari cilindro-ogivali.

Basterebbe abolire il bossolo... Sai quanto si semplificherebbe tutta la meccanica? Ci sono già stati vari tentativi, ma nessuno si è ancora affermato (direi che neppure è arrivato al pubblico...).
Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.

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Re: Proiettili caseless

Messaggioda mimmo002 » mer ott 01, 22:05:41

NdK ha scritto:
mimmo002 ha scritto:se qualcosa si deve inventare dovrebbe essere un nuovo propellente che 1-grano faccia il lavoro di almeno 50-grani
o meglio ancora che si abolisca la pallottola (versione moderna del sasso e succssivamente della punta di freccia) e che si trovi un modo per trasferire una quantità di energia cinetica direttamente sul bersaglio senza intermediari cilindro-ogivali.

Basterebbe abolire il bossolo... Sai quanto si semplificherebbe tutta la meccanica? Ci sono già stati vari tentativi, ma nessuno si è ancora affermato (direi che neppure è arrivato al pubblico...).

da almeno 30-anni ci sono prove ed esperimenti , anche la nostra franchi si cimentò in una cartuccia 9-para da usare nel suo mitra il san-luigi prevedeva una palla con la lunga camicia che conteneva il propellente e se non ricordo male l'innesco era sul laterale , qualcosa di simile alla rim-fire ma non ebbe successo,
a livello internazionale si giocava sul propellente (la polvere da sparo) in forma solida, un blocchetto sintetico con una comune palla incastrata sull'impasto , non ebbe fortuna mi sembra non reggeva l'umidità,
comunque sia eliminare il bossolo con polvere solida o bossoli combustibili il sistema e simile agli attuali , devi inserire la munizioni e se scarichi la devi togliere , unica cosa che risparmi a livello economico il metallo-ottone per il bossolo , e sicuramente il semplice risparmio economico non deve essere stata una grande molla allo sviluppo.

P.S. ripeto quanto già scritto :
prima lanciavamo un pietra ,
poi la pietra la montammo su un legno fu la lancia,
dopo la pietra la alleggerimmo e montata su un bastoncino più leggero e divenne la freccia,
dopo molto la pietra la misimo in un tubo e sfruttando il fumo del carbone e dello zolfo e di un derivato della banale urina divenne arma da fuoco
poi ci modernizzammo e dalla banale pietra iniziale cuocendola estraemmo il metallo che conteneva e ne fecimo "cose" da lanciare e sempre dal tubo ma con maggiore resa e spettacolo della iniziale pietra grezza.....
ma sempre una pietra continuiamo a lanciare. :twisted:
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda faxbat » gio ott 02, 07:57:41

Farei una piccola aggiunta al post di sopra. La cartuccia caseless di marca tutta italiana fu ideata a prodotta dalla Benelli ed aveva nome 9 mm AUPO. Era praticamente una palla con una lunga camicia contenente il propellente. Immagine
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda mimmo002 » gio ott 02, 14:53:26

grazie faxbat , non ricordavo che fosse della benelli (invece che franchi)
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda Silvio Biagini » gio ott 02, 17:14:05

Il problema delle munizioni caseless non è la "polvere che prende l'umidità", questa, consentimi Mimmo, è una leggenda metropolitana. Esistono armi che continuano ad utilizzare il sistema caseless da tempo immemorabile (è una esagerazione "temporale" solo per dire "tanto tempo"). Il problema in queste armi è la "chiusura ermetica" della camera di cartuccia. Sappiamo tutti che il bossolo è il sistema che garantisce tale chiusura fintanto che le pressioni in canna non scendono a valori accettabili per il funzionamento dei vari sistemi di automatismo. Per una apertura a "mano", i tempi di apertura sono superiori al tempo che ci mette la pallottola per arrivare sul bersaglio (nella maggior parte dei normali tiri nelle normali distanze). Con una munizione caseless, se non si adottano sistemi di "sigillamento" della camera di cartuccia, abbiamo la fuoriuscita di una parte dei gas incandescenti dalla parte posteriore del "blocco di culatta" e dell'otturatore che si è adottato per chiuderlo (nei cannoni "senza rinculo" è proprio questo sistema che garantisce la possibilità di eliminare il peso degli organi elastici). Il sistema caseless è nato con la retrocarica quando, per questioni di calibro, era molto più economico produrre artiglierie di grosso calibro senza "bossolo" in ottone. Ancorché i bossoli possono essere recuperati, la costruzione di un bossolo per un normale calibro 155mm è una bella spesa sia in termini di materiali che di lavoro. Se passiamo ai 203 terrestri o ai 381mm navali italiani o ai 460mm giapponesi con proietti da 880 kg (per gli italiani) o 1460kg (gli AP giapponesi spinti da 300kg di carica di lancio, immaginate quante cartucce si potevano ricaricare con un colpo giapponese!) è facile immaginare quanto grande e costoso dovesse essere un bossolo. Come funzionava e funziona quindi la tenuta ermetica? Semplice, con un sistema di "anelli plastici". L'otturatore, qualsiasi sia il sistema di chiusura (a vitone, a cuneo, a massa, etc.) garantisce l'apertura della culatta per il cameramento del proietto. La sua conformazione è semplice. E' composto da uno o più cilindri del "calibro" della camera di cartuccia o della parte posteriore della culatta (in questo caso si chiama testa a fungo). Interposto tra ogni cilindro troviamo un anello plastico, una sorta di o-ring costruito con materiali altamente resistenti al calore. Anche questo o-ring è del diametro giusto dei cilindri o della testa a fungo dell'otturatore. Al momento dell'accensione della carica, la spinta dei gas, che agisce in tempi brevissimi, preme contro il primo cilindro o la testa a fungo, che sono "liberi" rispetto al corpo otturatore chiuso. Questi schiacciano l'anello plastico che si allarga e garantisce la tenuta. In una artiglieria da 155mm, un anello è in grado di garantire la tenuta per qualche centinaio di colpi. Anche in un'arma portatile del tipo G11 con munizioni caseless, formate dal blocco prismatico del propellente con all'interno il proiettile, richiede un particolare sistema di tenuta dei gas per evitare danni al tiratore. Proprio in questo caso, peraltro, il funzionamento dell'arma non richiede il caricamento "manuale di caricatori" in quanto semplici pacchetti prismatici di materiale plastico da 50 colpi da inserire sopra alla canna, in modo parallelo alla stessa. Quindi "sigillati" dal contatto con l'esterno (ecco il mio "leggenda metropolitana"). Il discorso della "debolezza" del sistema è il meccanismo di "chiusura", che sottoposto ad alte temperature per periodi prolungati necessita di "revisioni" frequenti (sappiamo benissimo quanto si scalda un'arma con il semplice tiro semiauto continuato di un caricatore completo, immaginate, per chi non ha fatto il servizio militare, come diventa nello sparare anche solo un paio di caricatori a raffica). I tedeschi, con il loro G11, erano arrivati quasi ad un "controllo" ogni 6000 colpi. Ma questo non consentiva di evitare con assoluta certezza un altro problema dovuto alla mancanza di raffreddamento di una camera di cartuccia che, bene o male, è sempre presente nelle armi con bossolo. Quindi una certa facilità al cooking off della carica di lancio. Insomma, i problemi legati al caseless sono essenzialmente sistema di chiusura ermetica e tenuta dei gas che possa garantire sicurezza. Una fuoriuscita di gas incandescenti dalla parte posteriore di un otturatore (a parte le ovvie conseguenze sulla balistica interna ed esterna del proiettile) non è salutare per il tiratore. Lo posso affermare per cognizione di causa e non per sentito dire (per questo è anche importante il corretto "head space", da verificare, in quelle armi sprovviste di sicura contro la mancata chiusura completa dell'otturatore). Un cordiale saluto, Silvio
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda faxbat » gio ott 02, 17:43:49

mimmo002 ha scritto:grazie faxbat , non ricordavo che fosse della benelli (invece che franchi)

Vidi tempo fa, un bel po' di tempo fa, delle "palle" sparate di 9 AUPO. Si vedeva chiaramente su un lato il caratteristico segno, una ammaccatura, del percussore. Sinceramente non vedo una gran differenza o meglio un vantaggio rispetto ad una cartuccia "normale". La quantita' di ottone o rame e' piu' o meno la stessa. Differente invece e' una vera cartuccia caseless, pero' con i problemi esposti chiaramente da Silvio.
Cartuccia caseless 6 mm Voere:
CARTUCCIA 6 mm VOERE.jpg
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda Silvio Biagini » gio ott 02, 19:03:28

Sì Faxbat, per una munizione di piccolo calibro come un 9mm dove è parte del proiettile a fare da bossolo, il problema del risparmio di materiale è ininfluente. Può diventare un vantaggio, in termini di riduzione di peso e di costi, per una munizione da fucile anche se di piccolo calibro. Pensiamo al peso di un caricatore (anche in alluminio) da 50 colpi di 5,56x45, paragonato ad un contenitore di plastica con dentro 50 colpi il cui peso è solo carica di lancio, innesco e pallottola da 4,7mm (o simili). Peraltro i tedeschi avevano studiato il caseless con forma prismatica a sezione quadrata ( e non cilindrica come quello della Voere) per sfruttare completamente lo spazio disponibile nel caricatore. Cosa che però non semplificava molto l'alimentazione. Comunque, il problema della tenuta dei gas della carica di lancio è presente anche nelle munizioni dove è il proiettile a fare anche da bossolo, come nel caso del 9mmAUPO. Dallo spaccato del proiettile si osserva che la miscela innescante, indicata con un tratteggio diverso da quello della carica di lancio, è posta intorno, in modo anulare, alla base del proiettile che costituisce, con la sua superficie, l' "incudinetta" che contrasta con il percussore. Pertanto, come in qualsiasi cartuccia con innesco anulare, dove colpisce accende. Il fondo della munizione, come evidenziato dalle foto, è combustibile in quanto non deve lasciare residui in camera di cartuccia. Dallo spaccato dell'arma, fig.6, si vede chiaramente la testa dell'otturatore a cilindro con gli anelli plastici che entra in camera di cartuccia dietro al proiettile AUPO. Questa è la parte più delicata del sistema. Se tutti questi progetti, dopo anni di ricerca (quello tedesco è iniziato con gli studi per l'adozione di un nuovo calibro NATO in sostituzione del 7,62x51, quindi metà anni sessanta, per essere abbandonato non molto tempo fa) non hanno portato a modifiche sostanziali del sistema di alimentazione di un'arma portatile con cartucce metalliche, a mio parere, dimostra che non è facile raggiungere la perfezione in questo settore della tecnologia delle armi. Un cordiale saluto, Silvio
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda Luigi67 » lun nov 17, 11:33:16

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Re: Proiettili caseless

Messaggioda TepoGlock » ven nov 28, 00:55:25

L'unica soluzione è la propulsione elettromagnetica!..
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Re: Proiettili caseless

Messaggioda mimmo002 » ven nov 28, 06:04:06

TepoGlock ha scritto:L'unica soluzione è la propulsione elettromagnetica!..

"propulsione" in senso di spinta ?
ancora con la banale idea di lanciare un oggetto ?
abbiamo iniziato lanciando un sasso con le mani
lanciato il sasso con la forza dell'arco
lanciato il sasso/metallo con la forza del miscuglio di prodotti chiamati "polvere nera"
lanciamo il metallo con la forza di un prodotto chimico chiamato nitrocellulosa
adesso vuoi lanciare il metallo/proiettile con una calamita....anzi elettrocalamita ?

se moderni bisogna essere.....
che si cerchi di mandare direttamente la energia cinetica sul bersaglio senza intermedi
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