Principles of personal defence

Libri, letture e links a siti web in materia di armi

Principles of personal defence

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:28:09

Questo thread è interamente dedicato al celebre libro del Colonnello Jeff Cooper.
Il mio Socio waltherp38 ed io abbiamo voluto proporvi una traduzione italiana del testo, quanto più aderente possibile all'originale inglese.
E' opportuno ricordare che sia la filosofia che lo ispira, sia la legislazione cui questo scritto fa riferimento sono molto distanti dalla nostra. Non vi stupisca quindi il taglio aggressivo che il Colonnello ha voluto dargli...
Nei "Principi di difesa personale", tuttavia, il lettore potrà - in parte - trovare ispirazione per costruire il proprio approccio alla difesa personale, interpretando il testo cum grano salis.

Buona lettura a tutti
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Prefazione

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:29:07

Prefazione

A cura di Paricutin

Non è cosa comune divertirsi rileggendo un proprio scritto di dieci anni prima.
Cambiano i tempi, cambia lo stile, cambiano gli atteggiamenti e la maggior parte della gente cresce sia intellettualmente che emotivamente. È perciò con compiacimento ed un po' di sorpresa che ho messo mano alla rilettura di Principi di Difesa Personale, aderendo all'invito degli editori, ed ho scoperto di non sentire alcun bisogno di apportare variazioni di rilievo.
Sta in piedi adesso come stava in piedi dieci anni fa, e pertanto dice il vero ora come allora.
Questo libretto è essenzialmente un compendio di una presentazione che ho sviluppato mentre mi trovavo per lavoro in America Centrale prima della presa del potere comunista. Questa parte del mondo è sempre stata turbolenta, ed il bisogno di autodifesa individuale è rimasto sin da allora abbastanza continuo fin dalla partenza degli spagnoli nella prima parte del diciannovesimo secolo.
La condotta individuale in un confronto letale non è, comunque, un qualcosa che si possa confinare ad un luogo o ad un'era, e se ci sono principi che guidano il suo andamento - e io credo che ce ne siano - tali principi non cambiano a seconda della geografia, della storia, o dei capricci sociologici.
Se un principio esiste deve essere immutabile: è per quello che è un principio, una verità che si distingue dalle mode dei tempi.
Se dovessi rimaneggiare completamente questo opuscolo, l'unica cosa che cambierei sarebbero i pochi aneddoti personali che appaiono al suo interno.
Io li aggiornerei per includere solamente quelli che si sono verificati nell'ultimo anno.
Nella attuale versione, gli aneddoti sono vecchi di almeno dieci anni, ma più li rileggo, più mi rendo conto che c'è nessun bisogno di cambiarli, perché le esperienze che sono passate di recente sulla mia scrivania, e quelle nelle quali sono stato coinvolto ultimamente, confermano semplicemente quello che ho già scritto. Queste esperienze potrebbero essere riscritte senza includere niente che sia accaduto più di un anno fa e noi avremmo esattamente la stessa storia. Così non è stato necessario fare alcun profondo rimaneggiamento.
Enfatizzando questo punto, comunque io dovrei raccontarvi che appena questa settimana sono venuto a conoscenza di un altro episodio che è stato immensamente utile nell?esemplificare alcuni dei principi enunciati in questo lavoro. Sembra che il proprietario di un panfilo si fosse addormentato sulla sua imbarcazione ormeggiata alle Bahamas. Dopo mezzanotte aprì un occhio, accorgendosi della presenza di due intrusi nella sua cabina, uno dei quali stava puntando un Mini-14 al suo torace da una distanza di circa diciotto pollici. Si tratta di una situazione singolare. Di una situazione che impaurisce.
Si potrebbe propriamente definire una situazione terrorizzante. Ma l?uomo si ricordò dei principi che aveva appreso ed ha attaccato immediatamente, con le sue mani, ed ha vinto. Ha impersonato i principi di risolutezza, aggressività, velocità, e sorpresa in modo più che soddisfacente.
Vengo a conoscenza di storie del genere, con tale frequenza che ci vorrebbe un intero libro per elencarli.
Queste storie dimostrano oltre ogni dubbio che i principi che abbiamo insegnato nei decenni trascorsi, e che ancora si continua ad insegnare a Gunsite, sono tuttora validi. Il nostro lavoro qui viene fatto per tenere in vita le vittime di una aggressione, e la conoscenza che riusciamo a trasmettere costituisce la nostra ricompensa.
Principi di Difesa Personale è stato accolto solo con un moderato entusiasmo dai vertici delle forze dell'ordine.
Molti dipartimenti di polizia l'hanno adottato, ma solamente dopo aver cancellato i principi dell'aggressività e della spietatezza. Costituisce evidentemente una cattiva fama avere un reparto che sia conosciuto come aggressivo e spietato. Questo è piuttosto comprensibile, ma non invalida i principi.
In tempo di guerra non c'è alcun sostituto per la vittoria, e questo è altrettanto vero nella difesa personale che è, dopo tutto, un microcosmo di guerra. Quando un codardo è minacciato da una violenza mortale, la sua reazione può essere arrendersi, o rannicchiarsi, o fuggire, o chiedere aiuto; è probabile che nessuna di queste scelte lo salvi da quel pericolo.
Ma questo libretto non è stato scritto per i codardi.
Io penso che è valido adesso come quando fu scritto, ed io non ho niente da aggiungergli.
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Introduzione

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:29:52

Introduzione

A cura di Paricutin

Alcune persone ?predano? i loro simili. Che ci piaccia o no, è uno dei fatti della vita. È un qualcosa che è sempre esistito e che quindi non cambierà. Il numero di sociopatici in una data popolazione varia estesamente, ma possiamo stimare per semplicità che non sia lontano dall?uno per cento. Circa una persona su cento potrà, in certe circostanze, sferrare un attacco violento contro un altro, sfidando la legge, per ragioni che in quel momento gli sembrano sufficienti. Prendete la popolazione maschile e sana della vostra comunità, dividetela per cento, ed otterrete un equa approssimazione del numero dei vostri possibili antagonisti. Non è il caso di discutere questo calcolo in termini matematici. Può essere sbagliato per il luogo ed il periodo in cui vi trovate. Ma chiunque sia consapevole del proprio ambiente sa che il pericolo di un attacco fisico esiste, e che esiste dappertutto ed in ogni momento. La polizia, inoltre, può proteggerci solo occasionalmente.
L'autore presume che esista il diritto all'autodifesa. Altri non sono di quest?idea. Questo libretto non è per loro. Questo libro è destinato a coloro che sono convinti che chiunque scelga di attaccare fisicamente un altro essere umano lo fa a proprio rischio. In alcune giurisdizioni si sostiene che la vittima di un assalitore debba, soprattutto, tentare di fuggire. Questo è un bel concetto legalistico, ma è molto spesso tatticamente inesatto. Nel momento in cui abbiamo esaurito ogni mezzo per evitare il conflitto, può essere troppo tardi per salvare la nostra vita. Le leggi variano, e non possiamo tenerle tutte a mente; in ogni caso, qui noi non discutiamo di giurisprudenza, ma di sopravvivenza. Se uno sopravvive affrontando un combattimento, dobbiamo presumere che è meglio combattere piuttosto che non farlo, anche se dopo dovremo affrontare un?azione legale.
Il crimine violento è fattibile solamente se le sue vittime sono deboli. Una vittima che reagisce rende la vita difficile al proprio assalitore. È vero che una vittima che reagisce potrebbe soffrire per questo, ma chi non lo fa quasi certamente soffrirà per questo. E, sofferenza o meno, chi reagisce mantiene intatti la propria dignità ed il rispetto di sé. Uno studio dell?elenco di atrocità dell?ultimo anno - Starkweather, Speck, Manson, Richard Hickok e Cary Smith, e così via - mostra immediatamente che le vittime, con la loro terrificante inettitudine e la loro paura, hanno virtualmente aiutato i loro assassini. ("Non li facciamo arrabbiare, Martha, così non ci faranno del male.")
Ogni uomo che si consideri tale non può, per il proprio onore, sottomettersi alle minacce o alla violenza. Ma molti uomini che non sono vigliacchi, semplicemente non sono preparati ad affrontare la crudeltà umana. Probabilmente non ci hanno mai pensato (questo può apparire incredibile a chiunque legga un giornale o ascolti le notizie) e semplicemente non sanno cosa fare. Quando essi guardano dritto in faccia la depravazione o la violenza, sono stupiti e confusi. Questo stato di cose può essere modificato. Questo lavoro non affronta le tecniche di combattimento personale. Esistono dei trattati appositi sulle cosiddette "arti marziali" (la boxe, il karate, il coltello, la pistola, ecc.) e devono essere apprese attraverso programmi appropriati di istruzione, addestramento, e pratica. Sarebbe bene che tutti gli uomini e le donne sani li prendessero in considerazione. Ma il soggetto di questo lavoro è più basilare della tecnica, essendo uno studio dei principi di sopravvivenza di fronte alla violenza non provocata da noi ma scatenata da assalitori umani ed illegali. La strategia e la tattica sono subordinate ai principi della guerra così come il combattimento difensivo individuale è subordinato ai principi di difesa personale che seguono.
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Primo Principio: Prontezza

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:30:20

Primo Principio: Prontezza

A cura di Paricutin

"Un comandante può essere perdonato per essere stato sconfitto, ma mai per essere stato colto di sorpresa.". Questa massima è tra le prime ad essere inculcata nei neo-ufficiali. Essa si può ugualmente applicare anche a coloro i quali aspirano ad un grado di sicurezza fisica adeguata alla società odierna. La prontezza è un tratto della personalità, ma essa può - nondimeno - essere appresa e migliorata. Una volta accettato che il nostro ambiente è potenzialmente pericoloso, noi aguzziamo automaticamente i nostri sensi.
Due regole sono immediatamente evidenti: essere consapevoli di ciò che si trova dietro di noi, e prestare attenzione a qualsiasi cosa si trovi fuori posto.
E' assiomatico che la direzione più probabile di attacco è dalla parte posteriore. Siate consapevoli di questo. Sviluppate gli "occhi nella schiena della vostra mente."
Eric Hartmann, l'asso volante tedesco della II Guerra Mondiale che è indiscutibilmente il più grande pilota da combattimento di tutti i tempi (1,405 missioni di combattimento, 352 vittorie confermate), attribuisce il merito della sua sopravvivenza ad una "estrema sensibilità dietro al collo" e, al contrario, è certo che l'80 percento delle sue vittime non si era mai accorto che lui era nello stesso cielo insieme a loro. Il combattimento in volo non è la stessa cosa che la difesa personale, ma il principio che si applica è il medesimo. La grande maggioranza delle vittime di un crimine violento sono colte di sorpresa. Chi anticipa l'azione vince. Chi non lo fa, perde.
Imparate dall'esperienza altrui e non fatevi sorprendere.
Fatene un gioco. Tenete una tabella. Ogni volta che qualcuno è capace ad avvicinarsi a voi da dietro senza che ve ne accorgiate, segnate una X sulla tabella. Ogni volta che siete capaci di avvicinarvi a qualcuno prima che vi veda, segnate uno 0 sulla tabella. Fate in modo che gli 0 siano più delle X. Un mese senza X sancisce l'adozione di abitudini corrette.
Osservate il vostro gatto. E' difficile sorprenderlo. Perchè?
Naturalmente il suo udito superiore è parte della risposta, ma questo non è tutto. Il gatto si muove usando totalmente i propri sensi. Non è impensierito dalle cose prive di importanza. Lui non pensa al suo lavoro o alla sua immagine o alla sua imposta sul reddito. Lui sta mettendo al primo posto la sua sicurezza fisica. Comportatevi come lui.
Ci sono quelli che obietteranno che questa istruzione può generare malumore. Si lamenteranno che non desiderano "vivere come lui." Non hanno alcun obbligo di farlo. Possono lasciar perdere. Ma quello in cui viviamo è un mondo ostile, e se uno desidera viverci a proprio agio ci si deve adattare ad esso.
Qualsiasi cosa fuori posto può essere un segnale di pericolo. Certamente qualunque sconosciuto si avvicini alla vostra abitazione deve essere guardato di traverso. Nel novantanove per cento dei casi è assolutamente innocuo, ma sareste pronti se risultasse essere diverso da quello che sembra?
Alcune cose sono ovvie: una macchina poco familiare parcheggiata lungo la strada per lunghi periodi con a bordo delle persone che non scendono; una macchina che mantiene una distanza continua dietro di voi mentre variate la vostra velocità; giovani uomini in gruppi, senza donne, che se ne stanno fermi e non parlano.
Queste cose dovrebbero innescare un allarme di primo livello in chiunque, ma esistono molti altri segnali che devono essere letti da una persona avveduta.
Chiunque si metta in azione al vostro apparire deve avere una ragione per farlo. Chiunque vi osservi attentamente deve avere una ragione per farlo. Qualunque comportamento sembra essere legato al vostro deve avere una spiegazione. Se la spiegazione che vi siete dati non vi soddisfa, siate pronti a prendere delle contromisure difensive adeguate.
Un trucco comune dei sociopatici è quello di introdursi nel vostro ambiente celandosi sotto false spoglie. Chiunque può farsi passare per un operaio o un ispettore o qualcosa di simile. Spesso è sufficiente verificare le sue credenziali, ma essere consapevoli che quelle credenziali possono essere falsificate facilmente è una buona protezione contro le sorprese.
Il forte ha bisogno solamente di rimanere attento. Il debole dovrebbe prendere delle cautele maggiori.
Sulla strada, non lasciate che nessuno sconosciuto vi prenda la mano. Permettere ad un assalitore potenziale una presa fissa sulla vostra mano destra significa dargli un possibile vantaggio che potrebbe risultarvi fatale. Usate i vostri occhi. Non entrate in luoghi poco familiari o in aree che non avete avuto la possibilità di osservare prima.
Girate gli angoli facendo delle curve ampie, usate i vetri delle finestre per guardarvi alle spalle, e fate in modo di avere qualcosa di solido dietro di voi quando vi fermate.
Tutto ciò potrà sembrare eccessivamente furtivo e teatrale, ma tutti quelli che hanno coltivato quello che si potrebbe chiamare un "approccio tattico alla vita" non ci hanno trovato nessun fastidio evidente. E' come una cintura di sicurezza, un giubbetto di salvataggio o un estintore: è confortante anche quando non è necessario.
E' inutile dire che nessuna persona assennata apre mai la porta della sua casa senza sapere chi sta bussando.
Se la vostra porta di ingresso non permette una buona valutazione visiva dei vostri visitatori, cambiatela.
Le statistiche possono anche essere contro il fatto che una minaccia vi sta aspettando fuori, ma le statistiche sono un conforto illusorio quando avrete scoperto che il vostro caso rappresenta la rara eccezione.
I suggerimenti precedenti sono soltanto esempi casuali delle modalità attraverso le quali si esplica il principio della prontezza.
Le situazioni che possono verificarsi sono innumerevoli, e non possono essere fatti degli esempi specifici per coprirle tutte. La cosa essenziale da tener sempre presente è che l'imprevisto può verificarsi in qualunque momento.
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Secondo Principio: Risolutezza

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:30:54

Secondo Principio: Risolutezza

A cura di Paricutin

E' difficile, per un uomo "domestico", trasformarsi in un istante in uno che può prendere delle decisioni rapide e risolutive per reagire ad una improvvisa situazione violenta.
La maggior parte di noi non è abituata alle situazioni di emergenza violente - specialmente quelle che possono essere risolte da parte nostra solamente con l'uso della forza e della violenza - e queste emergenze richiedono un immane sforzo di volontà per trasformare se stessi da polli in falchi.
La risolutezza è, in qualche misura, come la prontezza, una caratteristica innata, ma, come pure la prontezza, può essere potenziata. In un combattimento formalizzato, al soldato vengono forniti (o almeno dovrebbero esserlo) degli ordini dall'alto. Nel caso della difesa personale, questi ordini devono essere autogenerati, ed è questo il problema.
Quando "si aprono le danze" - quando è diventato evidente che qualcuno ci sta affrontando con un attacco fisico violento - la nostra vita dipende unicamente dalla scelta di una corretta modalità di azione e dal metterla in pratica senza esitazioni o deviazioni. Non ci possono essere tentennamenti. Non c'è tempo. Ponderare può significare perire. Ed è importante ricordare che, in una qualche misura, la modalità di azione che scegliamo è meno importante del vigore con cui viene messa in atto.
La difficoltà sta nel fatto che la corretta modalità di azione, quando si è sotto attacco, è - di solito - il contrattacco. Ciò è contrario al nostro normale comportamento civile, e tale comportamento è piuttosto duro da adottare anche per una persona normalmente risoluta.
Quando si è a corto di esperienza personale, che la maggior parte di noi non accumulerà mai, il miglior modo di coltivare questa "risolutezza tattica" è di ragionare attraverso l'ipotesi:
"Cosa farei se. . . ?"
Pensando tatticamente, possiamo arrivare più facilmente a soluzioni tattiche corrette, e la pratica - anche se si tratta di una pratica puramente teorica - tende a produrre fiducia nelle nostre soluzioni e, di conseguenza, ci rende più facile (e perciò più rapido), arrivare ad una decisione.
La legge comune inglese, la sorgente del nostro sistema giuridico, stabilisce che si possono usare forza e violenza sufficienti per impedire ad un assalitore di infliggere la morte o lesioni gravi a noi stessi, a nostra moglie, ai nostri bambini, o a qualunque altro innocente. Non si può affrontare il proprio assalitore con l'intenzione di ucciderlo, e non si possono sferrare colpi non necessari, ma se qualcuno sta tentando di ucciderci, siamo giustificati se lo uccidiamo per fermarlo, se non c'è altro modo.
Ciò deve essere fatto più semplicemente possibile, e dal momento che la legge qui è molto ragionevole, non c'è bisogno che gli aspetti legali della difesa personale ci ritardino nel formulare una decisione difensiva e corretta.
Dobbiamo essere sicuri che il nostro assalitore sta tentando di ucciderci o menomarci, che è fisicamente in grado di farlo, e che noi non possiamo fermarlo senza abbatterlo. Queste condizioni possono essere accertate di solito in un batter d'occhio.
Poi si può procedere. (Per inciso, lo stupro è generalmente considerato "lesione grave" in questo contesto. Un uomo che chiaramente intende stuprare può essere ferito o ucciso per prevenire il compimento del suo scopo, qualora non sia sufficiente nessun intervento di minore entità).
Quindi, quando si è sotto attacco, è necessario valutare la situazione e decidere all'istante una modalità corretta d'azione, che deve immediatamente essere eseguita con tutta la forza che si può portare per realizzarla. Chi esita è davvero perduto.
Non tentennate.
Non ritardate.
Siate risoluti.
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Terzo Principio: Aggressività

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:31:29

Terzo Principio: Aggressività

A cura di Waltherp38

Nella difesa noi non diamo inizio alla violenza. Dobbiamo "concedere" al nostro assalitore l'enorme vantaggio di scagliare il primo colpo o, al limite, di tentare di farlo. Dopo di che possiamo riportare l'attenzione a ciò che dobbiamo fare al fine di ottenere una risposta di schiacciante violenza.
"La migliore difesa è un buon attacco", questo è vero, ma, dal momento in cui non possiamo applicare questo principio ad una condotta di difesa personale, possiamo proporre come corollario "la migliore difesa all'attacco è un contrattacco esplosivo".
Ciò farà insinuare, a coloro che non ne capiscono di combattimento, che numeri, dimensioni, forza ed equipaggiamento degli avversari, invalidano questa istruzione. E insisteranno col sostenere che l'aggressore non attaccherà finchè la sua forza non sia chiaramente preponderante. Ciò è possibile, ma non è detto che si verifichi in ogni circostanza.
Prendiamo in considerazione il caso Speck in cui le vittime erano superiori al carnefice nella proporzione di 8 a 1.
Le vittime erano in possesso di una forza molto superiore a quella che bastava a salvare le loro vite, ma solo nel caso in cui l'avessero rivolta con violenza e aggressività contro il loro assassino. In questo hanno sbagliato. E ci sono innumerevoli altri esempi.
La vittoria di una risposta esplosiva della parte chiaramente più debole su quella più forte è facilmente osservabile nel mondo animale.
Un barboncino nano fa scappare via dalla sua proprietà un pastore tedesco. Un piccolo di aquila mette in fuga un falco dedito al saccheggio. Un ghiottone da quattro libbre fa allontanare un intero branco di lupi da una preda, per aver ragione della quale i lupi avevano impiegato ore.
Insomma l'aggressività porta con se un incalcolabile vantaggio morale in ogni combattimento, offensivo o difensivo che sia.
E il punto cruciale è che l'aggressore, che non si aspetta aggressività da parte della sua vittima, di solito viene colto alla sprovvista.
Se la vittima designata è armata, l'esperienza, più che il numero, diventa il fattore critico.
Un uomo con una arma da fianco potente e affidabile e che è altamente qualificato nel suo uso, può sconfiggere, a breve distanza, una squadra di tiratori se coglie l'iniziativa con una risposta istantanea ed aggressiva ad un attacco sferrato maldestramente.
Certamente questa abilità è rara, anche (o, forse, soprattutto) tra i nostri uomini in divisa, ma può essere acquisita.
Grandi passi in avanti sono stati fatti nella teoria della costruzione di pistole da difesa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma mai presumere che il solo fatto di avere una pistola faccia di te un tiratore scelto. Non si è armati per il solo fatto di aver addosso una pistola, così come non si è musicisti per il solo fatto di possedere una chitarra.
Per citare un caso recente, un mio allievo,tornando a casa tardi dopo una festa, è stato aggredito da quattro uomini armati di revolver mentre si stava immettendo nella sua corsia. All'inizio, impauritosi, ha commesso i peggiori errori violando (o dimenticandosene per un pò) tutti i principi della difesa personale tranne quello dell'aggressività. Alla loro prima raffica si è gettato al suolo e ha diretto un volume di fuoco così rapido e intenso (ha esploso ventidue colpi in meno di venti secondi) contro i suoi intenzionali assassini che questi si sono spaventati e dati alla fuga.
Ha commesso molti errori ma la sua reazione esplosiva all'attacco gli ha sicuramente salvato la vita. Quindi come facciamo a coltivare la risposta aggressiva? Credo che la risposta consista nell'indignazione.
Leggete i giornali. Guardate le notizie.
Questa gente non ha diritto di depredare cittadini innocenti. Non ha diritto di offrire violenza a titolo gratuito. Sono persone malvagie e tu sei giustificato ad essere risentito per il loro comportamento al punto di adirarti. La tua risposta, se attaccato, non deve essere la paura ma la rabbia. Le due emozioni sono talmente vicine che tu con molta facilità puoi passare dall'una all'altra. A questo punto la tua vita dipende dalla tua capacità di bloccare pensieri relativi al tuo pericolo e di concentrarti completamente sulla distruzione del tuo nemico. La rabbia ti consente di farlo. La vecchina che mette in fuga il rapinatore armato percuotendolo con la sua borsetta è arrabbiata, e buon per lei!
L'esempio precedente è, con qualche certezza, una panoramica sulla nostra società, non approvata nei circoli sociologici contemporanei.
Ma questo non è importante ai fini del nostro discorso. Noi ci occupiamo semplicemente della sopravvivenza. Dopo che ci siamo premuniti per la nostra sopravvivenza, possiamo anche parlare di sociologia. Se mai avrete la sfortuna di essere attaccati, l'essere in guardia vi avrà dato un piccolo avviso, la prontezza vi avrà dato un appropriato corso per seguirlo, e se quel corso suggerisce di contrattaccare, allora mettetelo in pratica con tutto ciò che avete a portata di mano.
Siate indignati!
Siate arrabbiati!
Siate aggressivi!
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Quarto principio: Rapidità

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:32:09

Quarto principio: Rapidità

A cura di Paricutin

La velocità è l'essenza assoluta di ogni forma di combattimento, da un assalto di scherma alla Guerra dei Sei Giorni. (Probabilmente un giorno, la storia deciderà che è stata proprio la mancanza di velocità che ha causato la nostra sconfitta in Vietnam). Napoleone ha detto: "Posso perdere una battaglia ma non voglio mai perdere un minuto.". La difesa personale velocizza ulteriormente questo concetto. Noi dobbiamo dire, "Posso perdere questo combattimento, ma non perderò questo secondo!". Una forza soverchiante è manifestamente di nessuna importanza se non viene esercitata prima che venga vanificata.
Nel nostro Vecchio West si diceva: "Fa agli altri ciò che loro farebbero a te, ma fallo prima.". Amen.
Ancora, questo saggio tratta puramente di difesa, e nè legge nè la moralità giustificano il fatto che stendiamo qualcuno solo perchè pensiamo che è probabile che ci attacchi. Comunque, nel preciso istante in cui siamo consapevoli che il nostro assalitore intende arrecarci un danno fisico serio, noi dobbiamo agire nel più breve tempo possibile.
Se ci ha sparato, dobbiamo colpirlo prima che possa sparare di nuovo. Se ci sta tenendo sotto la minaccia della forza, abbiamo su di lui il vantaggio del tempo di reazione. La posta in gioco, nella difesa personale, è la nostra vita. Non possiamo permetterci di giocare secondo le regole. Siate veloci, non leali. State in "fuorigioco" sul campo. Non ci sarà nessun arbitro a richiamarvi.
Il combattimento perfetto è quello che finisce prima che il perdente capisca realmente quello che sta succedendo. La difesa perfetta è un contrattacco che riesce prima che l'assalitore scopra che lui ha messo mano ad un'impresa al di sopra delle proprie possibilità.
Perciò, se siete attaccati, reagite immediatamente.
Siate fulminei.
Siate rapidi.
La velocità è la vostra salvezza.
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Quinto Principio: Freddezza

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:32:44

Quinto Principio: Freddezza

A cura di Waltherp38

Non devi perdere la testa. Se perdi la tua freddezza, sottoposto ad un attacco mortale, probabilmente non sopravvivrai per avanzare scuse. Perciò lascia perdere ogni improvvisazione, devi solo mantenere la calma. La rabbia, finchè resta rabbia controllata, non è un ostacolo all'efficienza.
Il self-control è ciò che di solito lo squilibrato non possiede. Usa il tuo self-control contro di lui, che non lo ha. Se contrattacchi con le mani, usale con attenzione. (Ricorda che con un pugno alla testa del tuo nemico potresti, nella maggior parte dei casi, spezzarti la mano. Perciò un dito in un occhio è più facile, più sicuro e probabilmente più decisivo).
Se trasformi un oggetto comune in un'arma (se utilizzi un'arma impropria), utilizzalo senza perderlo o romperlo. Le punte degli oggetti più comunemente usati come armi, dagli ombrelli agli attizzatoi, sono di solito più efficaci delle lame e possono essere adoperati con meno attenzione e senza esporsi durante la stoccata. Una punta smussata dovrebbe essere diretta in faccia o alla gola. Manovrala con attenzione, con freddezza e con forza.
Un efficace arma da difesa è la pistola heavy-duty, sebbene una doppietta sia più efficiente nella difesa abitativa se c'è un sufficiente preavviso.
Se sei così fortunato da avere a disposizione ogni tipo di arma da fuoco quando subisci un attacco, ricorda che è tanto più efficace quanto più riesci a mantenere la freddezza e a sparare con precisione. Il mio allievo, menzionato nel capitolo IV, non ha sparato con attenzione ed è riuscito a sopravvivere solo per un colpo di fortuna, perchè i suoi aggressori hanno sparato più a casaccio di lui. Ma non possiamo contare sempre sulla scarsa abilità nel tiro dei nostri nemici. Di solito lo squilibrato è un cattivo tiratore, ma non sempre. Clyde Barrow era abbastanza bravo.
Un altro mio studente si è comportato molto meglio. Per iniziare, ha sentito l'approssimarsi dell'auto dei suoi assassini nella fredda luce grigia dell'alba. Era all'erta, anche a quell'ora. Immediatamente si alzò in piedi, pistola in pugno.
Attraverso le veneziane aveva visto due uomini dirigersi frettolosamente verso la sua porta di casa, uno con una doppietta, l'altro con una mitraglietta.
Decise che una tale visita, a quell'ora e con quell'equipaggiamento, non richiedeva ulteriori spiegazioni. Spalancò la porta principale e andò a compiere il suo lavoro, ricordandosi di restare freddo e di sparare con precisione. I due potenziali assassini morirono sul posto. Il proprietario della casa fu colpito da sei pallini da caccia in una gamba. Gli assalitori erano superiori in numero e meglio armati della loro presunta vittima, ma sono stati sconfitti e distrutti da un uomo che ha fatto tutto correttamente.
Quando un poliziotto ben addestrato proveniente da uno dei più grandi dipartimenti di polizia manca per ben sei volte il criminale alla distanza di tre metri (e non crediate che non accada!) questo fallimento non è imputabile alla sua incapacità tecnica di colpire un bersaglio a quella distanza, dal momento che ha dimostrato al poligono di poterlo fare. Il suo fallimento e, spesso, la sua conseguente morte, sono dovuti alla mancanza di concentrazione sulla sua capacità di tiro, alla perdita della freddezza.
L'abilità di restare freddi sotto pressione si sviluppa più facilmente in alcune persone che in altre. Ma non significa che non sia alla portata di tutti.
Ed è la prima qualità di un uomo che Kipling esalta nel suo poema immortale, If.
E' chiaramente dimostrato ogni volta che vedi un quarterback che sceglie con calma il suo ricevitore e colpisce. Sotto una minaccia pesante come una roccia di 1000 libbre, tende con la velocità di un gatto i suoi muscoli e scappa via. Si tratta di volontà.
Se sai che puoi conservare la testa e che devi conservarla, probabilmente conserverai la tua testa.
Allenarsi a far ciò richiede alcune considerazioni. Alcuni tipi di atleti sono eccellenti, di calcio certamente, in particolare la vela, il volo, le corse di auto e l'escursionismo montano sono anche buoni allenamenti. Ma a mio giudizio il migliore resta la caccia di animali di media taglia e la caccia grossa. La febbre del cervo è una classica mania. E un uomo che l'ha conquistata si è garantita l'abilità di sparare accuratamente sotto pressione. Sebbene sia certo che un cervo non possa rispondere al fuoco tuttavia non ce ne rendiamo conto appena appare. Il cervo può sparire e, per quanto stupido possa sembrarci, la paura di un fallimento in uno sport è più grande della paura della morte. Questo presupposto è facile da provare. Un tiratore sportivo di pistola medio lavora e si allena per vincere una piccola coppa di ottone più del poliziotto medio che lavora e si allena per acquisire un'abilità che gli può salvare la vita. Non tutti i cacciatori raggiungono un buon livello, i boschi sono pieni di esitanti giacche rosse. Ma il cacciatore/tiratore di fucile veramente esperto è un uomo buono da avere al tuo fianco. Sotto ogni tipo di attacco, mantieni la tua freddezza. E, se sei costretto a sparare, fallo con precisione.
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Sesto principio: Spietatezza

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:33:33

Sesto principio: Spietatezza

A cura di Paricutin

Chiunque attacchi un suo simile senza un motivo sufficiente e per di più con cattiveria ed accanimento, non merita alcuna considerazione. Mentre siamo vincolati da precetti morali e legali nei confronti del cosiddetto "eccesso di reazione", siamo pienamente giustificati se diamo un maggior valore alla vita ed alla persona di una vittima intenzionale rispetto a quella di un pericoloso aggressore.
Un aggressore deve essere fermato. Subito e completamente.
Domani avremo il tempo di chiederci chi è, perchè ha scelto di essere un criminale, qual'è il suo background sociale, le sue motivazioni ideologiche o psicologiche e qual'è la gravità delle ferite che gli abbiamo cagionato a causa delle sue azioni.
Ma adesso la nostra prima preoccupazione deve essere quella di restare vivi. Lasciate che il vostro assalitore si preoccupi per la sua vita. Non trattenetevi. Non colpitelo più dopo che lo avete reso incapace di ulteriori azioni, ma solo quando siete certi di averlo fermato. La legge ci impedisce di vendicarci, ma ci consente di prevenire. Ciò che si fa per prevenire un ulteriore attacco violento, finchè il criminale è ancora capace di agire, è giustificato. Perciò siate sicuri, e non lasciate che l'indulgenza vi trattenga. Vi possono uccidere.
Un uomo armato, specialmente se è armato con un'arma da fuoco, è pericoloso finchè è cosciente. Non accolliamoci dei rischi. Mettiamolo fuori combattimento.
Se si è costretti ad usare le mani, è bene usarle con tutta la forza che abbiamo. Se colpite il vostro assalitore con esitazione, per paura di fargli male, lo farete davvero arrabbiare, e dal momento che vi ha già dimostrato di essere disposto ad uccidervi, tenterà di farlo anche più duramente adesso che lo avete centrato con un colpo doloroso ma non decisivo. Se scegliete di colpire, si intende che dovete farlo duramente.
Questo concetto può essere esteso anche all'uso delle armi da fuoco. Se siete legittimati a sparare siete autorizzati ad uccidere, in tutta una serie di circostanze ovvie. Non pensateci su. Sparate al bersaglio grosso. Il mondo è pieno di persone perbene. Dei criminali possiamo fare a meno.
Spesso si sente dire - specialmente da certi portavoce della polizia che, a me sembra, dovrebbero saperlo meglio - che durante un'aggressione la vittima non dovrebbe opporre alcuna resistenza, per paura di eccitare il suo assalitore. Forse noi dovremmo ignorare questo genere di pusillanime esortazione alla codardia. "Onore" può in verità essere una parola obsoleta. Così prendiamo in considerazione solamente i risultati. Alla festa di Sharon Tate nessuno oppose resistenza. Le vittime di Starkweather non opposero resistenza. I La Bianca non opposero resistenza. Mitrione non oppose resistenza. La prossima volta che qualche "esperto" mi dirà di non resistere, potrei diventare offensivo.
A parte la probabilità di essere uccisi in ogni caso se ci si sottomette alle minacce di violenza, potrebbe sembrare - specialmente nel mondo di oggi dell'atrocità permissiva - che quello di resistere possa essere il suo dovere sociale. La legge non sembra affatto incline a scoraggiare il crimine violento. Il sociopatico che attacca ha poco da temere, a parer mio, sia dalla polizia che dal giudice. Il capo di polizia della nostra città ha affermato sulla stampa che "Il più grande, concreto ed immediato pericolo che un malandrino affronta, è la possibilità che la sua vittima possa essere armata e possa sparare al criminale." (U.S. News and World Report, 8 dicembre 1969, p. 35). La sintassi può essere un po' ingarbugliata, ma il significato è chiaro. Se esiste una possibilità di porre un freno al crimine violento, è solamente la vittima designata che può riuscirci. Il criminale non teme la polizia, e non ha paura di nessun giudice e nessuna giuria. Dunque, ciò che gli si deve insegnare è temere la sua vittima. Se un criminale vi attacca e sopravvive, lui giungerà ragionevolmente alla conclusione di poterlo fare di nuovo. Sottomettendovi a lui, non solo mettete in pericolo la vostra vita, ma anche le vite di altri. Il primo uomo che oppose resistenza a Starkweather, dopo undici assassini, lo superò facilmente e senza riportare ferite. Se quell'uomo fosse stato il primo ad essere affrontato, undici persone innocenti sarebbero state risparmiate.
Il vezzo di coccolare gli assassini ci ha portati in una pessima condizione. Se questa è una politica davvero saggia (cosa della quale abbiamo serie ragioni per dubitare), lasciamola alle corti. Quando la vostra vita è in pericolo, scordatevi tutto. Se vi trovate sotto la minaccia di un attacco letale non siate gentili.
Siate forti.
Siate arditi.
Siate spietati.
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Settimo principio: Sorpresa

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:34:21

Settimo principio: Sorpresa

A cura di Waltherp38

Ho posto come ultimo questo principio deliberatamente, dal momento che la sorpresa costituisce il primo principio del combattimento offensivo.
Comunque, il privilegio dello sferrare il primo colpo è un lusso che di solito concediamo al nostro assalitore, pertanto può esserci nella difesa una sorpresa non strategicamente organizzata.
Ma ciò non significa che colui che si difende non possa acquisire una sorpresa "tattica".
Agendo nel modo in cui il nostro assalitore meno si aspetta da noi, di solito lo spiazziamo del tutto.
Come abbiamo visto finora, ciò che lui meno si aspetta da noi è l'istantaneo, violento contrattacco, per cui il principio dell'aggressività è legato alla sorpresa.
Uno degli episodi più divertenti nel cinema recente mostra un impiegato di banca che discute riguardo la formulazione di una richiesta scritta passata attraverso lo sportello da un rapinatore.
L'intera faccenda si sposta dalla rapina alla discussione se il denaro possa essere consegnato a fronte di una domanda formulata così male.
Piuttosto inverosimile, ma nondimeno stimolante.
L'inaspettato è sconcertante.
Un criminale spiazzato ha meno autocontrollo di quanto avrebbe potuto averne prima o immediatamente dopo.
In quel preciso momento l'assalito ha la facoltà di cambiare le carte in tavola.
Volendo essere realisti, posso indicare che in ogni episodio che conosco, relativo ad una difesa che ha avuto successo contro un attacco violento - e me ne sono occupato per quasi 30anni - posso confermare che l'assalitore è sempre rimasto sorpreso di fronte ad una vittima che non voleva essere tale.
La velocità, la forza, l'efficienza e l'aggressività del contrattacco variano enormemente, ma il semplice fatto della loro esistenza è il principale componente del successo.
Se avete amici nella pubblica sicurezza, chiedete loro di raccontarvi il gioco "April Fooly".
Sembra stupido citarlo in uno scritto di tal sorta, ma contiene un punto curioso.
E che costituisce la morale del nostro manuale: il criminale non aspetta di farsi pregare per continuare ad attaccare.
Probabilmente non vi designerà mai come vittima.
Ma, se lo fa, sorprendetelo.
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Un?ultima parola

Messaggioda paricutin » dom set 20, 16:35:14

Un?ultima parola

A cura di Paricutin

Questo libro ha una sua ragione d'essere. La combinazione della moderna scienza medica e dello stato sociale, ha provocato una condizione di sovraffollamento generale e di rilassatezza che, amplificata dall?enorme aumento della popolazione mondiale, è sfociata in un calo incosciente della sicurezza personale. Prima della II Guerra mondiale, si poteva andare in giro per i parchi e le strade della città dopo il tramonto senza alcun rischio, almeno niente di più grave di quel che può succedere guidando la macchina in autostrada. Una giovane donna non aveva bisogno di nessuna scorta. Tutti potevano chiedere soccorso sulla strada senza correre rischi. L?incontro in un bosco con un?altra persona armata di fucile, era occasione di cameratismo e non di un allarme rosso. Questo non è più vero.
Oggi, e nel prossimo futuro, il problema del rischio personale è molto più serio che un tempo. La nostra polizia fa quel che può, ma non può proteggerci sempre ed ovunque. Troppo spesso non sono nemmeno in grado di proteggere sé stessi.
La nostra sicurezza fisica è affidata a noi stessi, come sempre è stato, per la verità.
I principi qui enunciati sono il risultato di un grande impegno di studio e di consultazione, uniti ad una certa quantità di esperienza. Presi a cuore, possono salvare la nostra vita. C?è sempre un elemento di fortuna in ogni genere di conflitto, ed io so di non poter in alcun modo garantire il successo in ogni situazione.
Comunque, quel che so è che se le vittime della dozzina o più di nauseabonde atrocità che si sono guadagnate la fama su scala nazionale negli ultimi anni avessero letto questo libro, ed avessero tenuto conto di quel che avevano letto, sarebbero sopravvissuti a quelle azioni.
Inoltre, un numero - piccolo ma scelto - di spiritelli potrebbero non essere più vivi oggi, ed il loro andirivieni dai tribunali sarebbe di gran lunga più limitato, facendoci risparmiare dei soldi che potrebbero essere spesi molto meglio.
George Patton diceva ai suoi ufficiali: "Non preoccupatevi dei vostri fianchi. Lasciate che sia il nemico a preoccuparsi dei suoi." È tempo per la società, di non preoccuparsi più del criminale, e di lasciare che sia il criminale a cominciare a preoccuparsi della società. E per "società" io intendo voi.
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Messaggioda Tex Willer » dom ott 18, 19:34:28

A Pariacutin e WaltherP38: un ernorme ringraziamento.
Perchè?
Perchè ho scaricato la loro traduzione, incollata in Word, impaginata come si deve, e stampata in formato libretto; poi l'ho fatta leggere a tutta la mia famiglia (solo i maggiori di 13 anni) (e così sono già 5 persone, il piccolo ha 10 anni e lo leggerà più avanti).
Poi l'ho fatto leggere anche ad un paio di colleghe donne, che hanno concordato che c'è una violenza in giro che preoccupa.

Sto cercando di far conoscere la sana cultura armiera, affinché sempre più i sani appassionati di armi e del loro uso legale siano considerati non violenti-fascisti-pericolosi-guerrafondai, ma semplici appassionati come quelli di bridge o di scacchi o di motocross.

Non è facile, ma voi due con quest traduzione avete fatto un grande passo per l'uomo e la donna comune; complimenti!

Tex Willer
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Messaggioda paricutin » dom ott 18, 20:00:01

Grazie anche a nome del mio Socio.
Speeriamo di poter ripetere l'esperienza anche per altri testi in materia di armi, anche se spesso il tempo per fare le cose che piacciono è davvero poco.
In effetti giusto ieri sera a cena ho dovuto faticare non poco per convincere un conoscente del fatto che possedere delle armi e farne l'uso che la Legge consente non è affatto sintomo di potenziale aggressività.
Purtroppo la cultura imperante porta spesso alla ignorante equazione arma = violenza. Sottolineo ignorante perchè è proprio la mancata conoscenza delle cose che porta a conclusioni affrettate ed erronee.
:ok:
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Messaggioda Maxxx » dom ott 18, 23:02:02

:shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock:
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Messaggioda waltherp38 » lun ott 19, 09:15:42

paricutin ha scritto:Grazie anche a nome del mio Socio.
Speeriamo di poter ripetere l'esperienza anche per altri testi in materia di armi, anche se spesso il tempo per fare le cose che piacciono è davvero poco.
In effetti giusto ieri sera a cena ho dovuto faticare non poco per convincere un conoscente del fatto che possedere delle armi e farne l'uso che la Legge consente non è affatto sintomo di potenziale aggressività.
Purtroppo la cultura imperante porta spesso alla ignorante equazione arma = violenza. Sottolineo ignorante perchè è proprio la mancata conoscenza delle cose che porta a conclusioni affrettate ed erronee.
:ok:


Ben detto, Socio!

Grazie Tex, troppo buono... :cinesino:

Come vedi i comunisti (spero non ti faccia soffrire la cosa ma io e Pari ancora lo siamo :risata: ) in quanto a diffusione di cultura son bravini :birra:
L'ignorante parla a vanvera.L'intelligente parla al momento opportuno.Il saggio parla solo se interrogato.'O fess parla sempre -Principe Antonio De'Curtis-detto Totò.
-A well regulated militia being necessary to the security of a free state,
the right of the people to keep and bear arms shall not be infringed.

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Messaggioda Tex Willer » lun ott 19, 22:15:29

Il fatto è che poi quando vi chiudete in cabina elettorale fate gran danni!!
Allora hai tagliato i pelazzi?
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Messaggioda tonino » mar ott 20, 13:49:55

Mi e piaciuto tantissimo ma continuo a sperare che il rapinatore che mi corre dietro mentre scappo al massimo della mia velocita possa cadere a causa della scia di escrementi che mi lascio detro.Signori mi sono trovato ad essere rapinato e non mi sono salvato con suggerimenti tattici ma solo ed esclusivamente per una leggera dose di buon senso che credo ancora di possedere.Se qualcuno pensa di poter reagire ad un arma puntata prenda la licenza taxi a Roma [anche in altre citta basta che siano abbastanza grandi]ed avra di che divertirsi e se sopravvive di che deliziare i nipotini.Un saluto
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Messaggioda Tex Willer » mer ott 21, 21:23:24

Dai raccontaci i dettagli, magari in un'altra sezione ... eddai, nun te fa ppregà!
Tex Willer
 

Messaggioda tonino » gio ott 22, 00:08:01

Sono troppo lento a scrivere e non rende bene come dal vivo quando ci incontriamo a Perugia vi faccio fare mezzora di sane risate con le mie disavventure
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Messaggioda Tex Willer » gio ott 22, 18:46:40

Spero che almeno sia veloce a guidare! :lol:
Tex Willer
 

Messaggioda TepoGlock » ven dic 18, 13:09:22

Tex Willer ha scritto: Il fatto è che poi quando vi chiudete in cabina elettorale fate gran danni!!


Ragazzi non posso che quotare Tex.. ma se tutti i rossi fossero come voi due, benvolentieri rischierei la pelle per difendere il vostro diritto ad esprimervi!

Democraticamente vostro Tepo..

Puro Vangelo davvero!.. E ancora infinitamente grazie boys!
:cool:
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