È morto il grande Pietro Mennea, figura di spicco della mia giovinezza; vorrei ricordarlo indegnamente, perché avrei voluto parlarci, avendone le occasioni, ma non sono mai riuscito neppure a salutarlo.
Ciao Pietro, diventavi una stella mentre ero ragazzo; ti seguivo prima in tv poi sui campi di atletica della Toscana, da giudice di gara; sempre da lontano, poiché tutti si contendevano le postazioni di giudice di arrivo e cronometrista, quando il supporto della tecnica aveva necessità dell'avallo manuale, per rispettare il regolamento; cose ormai antiche.
Ti ricordo allo stadio di Viareggio, quando insultavi la pista prima di prendere posto sui blocchi; ti ricordo quando eri talmente concentrato che neppure ti accorgevi delle centinaia di persone che erano venute apposta per seguirti: eri maturo, eppure avevi ancora in serbo alcuni record. Ti ricordo quando arrivasti a ritoccare proprio lì il primato italiano e mi guardasti attonito: un giudice di gara in divisa bianca, con lo stemmino blu con le tre G sovrapposte che ti applaudiva: un "nemico" che ti tributava la sua ammirazione.
Addio Pietro, avresti potuto dare tanto soprattutto ai giovani; peccato non aver avuto il coraggio di farmi largo tra i tanti per venire a stringerti la mano.