Un perseguitato dalla giustizia italiana, non c'è che dire!
E pensare che ancora si deve scoprire chi è stato quel birbone ad avergli regalato la casa con vista Colosseo...
L’ex ministro Scajola arrestato dall’antimafia di Reggio Calabria
Fermato dalla Dia: “Era sconcertato e sconvolto”. È accusato di aver favorito
la latitanza di Matacena, imprenditore ex deputato Fi. Berlusconi: addolorato
REGGIO CALABRIA
L’ex ministro dell’Interno e delle Attività Produttive, Claudio Scajola, è stato arrestato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria con l’accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, noto imprenditore reggino ed ex parlamentare condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
MANETTE IN HOTEL
L’ex ministro è apparso «sconcertato e sconvolto» agli uomini della Dia che l’hanno arrestato questa mattina all’alba in un albergo della capitale in via Veneto. Ha detto di non aspettarsi il provvedimento e ha chiesto di conoscerne le motivazioni. Poi è stato trasferito al carcere di Regina Coeli. Sono stati inoltre perquisiti l’ufficio dell’ex ministro in via Matteotti a Imperia e la sua villa. È stata Roberta Sacco, la storica segretaria di Claudio Scajola (anche lei arrestata) ad accompagnare nell’ufficio di via Matteotti gli uomini della Dia.
DAI FONDI DELLA LEGA A DELL’UTRI
Nell’operazione dell’Antimafia sono stati arrestati, oltre all’ex ministro, personaggi legati al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Matacena, pure colpito da un provvedimento restrittivo unitamente alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Sono state effettuate numerose perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. L’arresto di Scajola è scaturito dalle indagini sui fondi neri della Lega Nord, di cui è figura chiave il faccendiere Bruno Mafrici. Grazie a un’intercettazione, secondo quanto riferisce l’Agi, gli inquirenti sono venuti a conoscenza di rapporti fra l’ex ministro e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo. La donna, secondo quanto sarebbe emerso, si adoperava per ottenere l’aiuto dell’esponente politico ai fini del trasferimento del marito, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, in Libano. Dalle indagini sarebbe emerso il ruolo di un’altra persona che avrebbe lavorato al trasferimento di Matacena nel paese dei cedri. Si tratterebbe dello stesso personaggio che avrebbe avuto contatti con Marcello Dell’Utri ai fini di una sua fuga nel paese mediorientale.
LA FUGA DI MATACENA, DA DUBAI AL LIBANO
Secondo la Procura Scajola stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena dal Dubai, dove si trova attualmente, per farlo andare in Libano dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione pena per la condanna a 5 anni subita per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere fuggito dall’Italia, infatti, Matacena ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all’aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorità italiane. Pochi giorni dopo, però, Matacena è tornato in libertà in quanto non è stata completata la procedura di estradizione in Italia. La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalità organizzata e con i quali l’Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della libertà oltre un certo limite di tempo. Matacena non poteva però lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. Per la giustizia italiana è rimasto un latitante. È in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Scajola che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano. Gli altri arrestati, invece, stavano cercando di sistemare dei factotum di Matacena al vertice di alcune società
BLOCCATA ANCHE LA SEGRETARIA
L’operazione che ha portato all’arresto di Scajola rientra nell’indagine «Breakfast», che da più di due anni vede impegnata la Dia di Reggio Calabria nella ricerca dei reinvestimenti di capitali illeciti, movimentati dalla ’ndrangheta in Italia ed all’estero. Oltre a Scajola ed alla madre dell’imprenditore reggino Amedeo Matacena, figurano Martino Politi, Antonio Chillemi e la segretaria di Scajola, Roberta Sacco. Gli indagati sono accusati a vario titolo di aver, con la loro interposizione, agevolato Matacena ad occultare la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la latitanza all’estero di quest’ultimo.
LE REAZIONI
Intanto arrivano le prime reazioni. «Non ne conosco i motivi, ma sono molto addolorato per lui», commenta Silvio Berlusconi. Ma il leader di Forza Italia spiega che l’ex coordinatore è stato escluso dalla liste azzurre per le europee non certo perché si aveva sentore di inchieste giudiziarie nei suoi confronti. L’eurodeputata di Forza Italia Elisabetta Gardini, candidata nella circoscrizione Nord Est, parla di giustizia a orologeria: «Avvenimenti come l’arresto di Scajola impediscono di parlare di ciò che preme alla gente. Possiamo dire che c’è un cronoprogramma, un affollamento di questi avvenimenti sempre intorno alle campagne elettorali. Non dico sia un complotto, ma sono veramente rammaricata perché a questi temi, durante la campagna elettorale, i cittadini non fanno affatto riferimento».
http://www.lastampa.it/2014/05/08/itali ... agina.html