Qualche giorno fa ho visitato questo piccolo ossario vicino al passo Resia dove riposano caduiti italiani ed una manciata di austriaci.
Giudicate voi le condizioni, per me indegne, sopratutto nel centenario della nostra entrata in guerra e senza speranza nel confronto con i cimiteri di guerra inglesi e francesi che ho avuto modo di visitare lungo il vecchio Fronte Occidentale.
Notare infine la placca esplicative posta dalla Provincia di Bolzano, governata da sempre dalla SVP.
Ossario caduti di Burgusio
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Ossario caduti di Burgusio
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Si vede benissimo che e' trascurato. E' un po' una vergogna se paragonato a quelli tenuti dagli austriaci!
"Se non hai una spada, vendi il tuo mantello e comprane una"
( Luca, 22-36 )
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Non si può non osservare lo stato di abbandono dell'Ossario. Ti suggerirei di inviare le foto che hai scattato a onorcaduti@onorcaduti.difesa.it.
Se hanno soldi e tempo vi si possono dedicare o quantomeno chiedere aiuto al Cdo Truppe Alpine per una manutenzione di questo pezzo di storia.
Quanto alla targa della provincia di Bolzano ed al "messaggio politico" che lancia può avere diverse interpretazioni sulla logica che "a posteriori", dopo la Grande Guerra, ha portato alla creazione degli Ossari o dei Sacrari. Nessuna interpretazione potrà mai vanificare l'estremo sacrificio al servizio della Patria. Così come nessuna interpretazione politica potrà mai ridurre la sacralità di tutti i nostri monumenti ai caduti della Seconda Guerra. Guerre fasciste o non fasciste, giovani e meno giovani vi hanno perso la vita e vanno ricordati.
Purtroppo la vera memoria si perde con il tempo...tende a sparire con chi ha vissuto il momento ed è sopravvissuto...la difficoltà del ricordo comincia ad evidenziarsi con il passare delle generazioni...
Ancora oggi mi ricordo di quelli che sono caduti durante le missioni alle quali ho partecipato e non solo i connazionali...già adesso il ricordo tende ad affievolirsi tra quelli che erano giovani allora ed hanno solo "sentito" degli eventi...dai giovani di oggi sono completamente ignorati, al limite vengono a galla solo per offendere la loro memoria.
Manda le foto dell'Ossario e lascia perdere le parole della targa.
Un caro saluto, Silvio
Se hanno soldi e tempo vi si possono dedicare o quantomeno chiedere aiuto al Cdo Truppe Alpine per una manutenzione di questo pezzo di storia.
Quanto alla targa della provincia di Bolzano ed al "messaggio politico" che lancia può avere diverse interpretazioni sulla logica che "a posteriori", dopo la Grande Guerra, ha portato alla creazione degli Ossari o dei Sacrari. Nessuna interpretazione potrà mai vanificare l'estremo sacrificio al servizio della Patria. Così come nessuna interpretazione politica potrà mai ridurre la sacralità di tutti i nostri monumenti ai caduti della Seconda Guerra. Guerre fasciste o non fasciste, giovani e meno giovani vi hanno perso la vita e vanno ricordati.
Purtroppo la vera memoria si perde con il tempo...tende a sparire con chi ha vissuto il momento ed è sopravvissuto...la difficoltà del ricordo comincia ad evidenziarsi con il passare delle generazioni...
Ancora oggi mi ricordo di quelli che sono caduti durante le missioni alle quali ho partecipato e non solo i connazionali...già adesso il ricordo tende ad affievolirsi tra quelli che erano giovani allora ed hanno solo "sentito" degli eventi...dai giovani di oggi sono completamente ignorati, al limite vengono a galla solo per offendere la loro memoria.
Manda le foto dell'Ossario e lascia perdere le parole della targa.
Un caro saluto, Silvio
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Tralascio la mia opinione sullo stile architettonico, dove il "Regime" ebbe ad affidare un incarico ad alta sensibilità progettuale ad un tecnico sufficientemente ignorante ed insensibile. La scelta fu certamente "casuale" nel senso che anche oggi incarichi e incombenze vengono affidati ad "amici" o/e amici degli amici ...
Quanto severo e semplice rispetto in quei piccoli cimiteri "da campo", legati al momento del sacrificio, in quel disperato tentativo (sempre l'ultimo) sospeso tra la vita, sognata di pace e di prosperità per se e per la propria famiglia, e la triste realtà della morte, seppure onorevolissima, dove l'estremo sacrificio viene non solo ignorato ma conduce con se la nera miseria delle famiglie, spesso piccoli operai o contadini, dove quelle braccia servivano. Questo spreco di risorse materiali ma soprattutto umane hanno ancora una volta minato la nostra unità nazionale.
Non esprimerò il mio voto alla insensibile ignoranza, né tantomeno intendo stendere un velo pietoso su una interpretazione ancor più becera.
Quanto severo e semplice rispetto in quei piccoli cimiteri "da campo", legati al momento del sacrificio, in quel disperato tentativo (sempre l'ultimo) sospeso tra la vita, sognata di pace e di prosperità per se e per la propria famiglia, e la triste realtà della morte, seppure onorevolissima, dove l'estremo sacrificio viene non solo ignorato ma conduce con se la nera miseria delle famiglie, spesso piccoli operai o contadini, dove quelle braccia servivano. Questo spreco di risorse materiali ma soprattutto umane hanno ancora una volta minato la nostra unità nazionale.
Non esprimerò il mio voto alla insensibile ignoranza, né tantomeno intendo stendere un velo pietoso su una interpretazione ancor più becera.
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Non mi sembra messo malissimo, certo c'è un pò di erba ma per il resto dalle foto non si vedono grosse magagne. L'unica cosa da eliminare è la targa a mio avviso
Because they said I couldn't have it
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Pyno&dyno ha scrittoColonNon mi sembra messo malissimo, certo c'è un pò di erba ma per il resto dalle foto non si vedono grosse magagne. L'unica cosa da eliminare è la targa a mio avviso
basterebbe che un "ardito" se la portasse a casa come souvenir per usarla come zerbino
......................................
C'E' IL SOGNO E C'E' LA REALTA'
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"i miseri non amano la verità e la conoscenza che li svegli"
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Non è la salute che va difesa a costo della Libertà,
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Quoto Pyno e mimmo! Quella targa e' una nota stonata!
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( Luca, 22-36 )
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- Silvio Biagini
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Re: Ossario caduti di Burgusio
E' proprio questo il punto, quella targa è talmente stonata da non fare testo. D'altronde siamo in una repubblica democratica dove tutti possono dire tutto quello che vogliono e, aggiungerei, fare quello che vogliono...
In fondo le parole della targa sono scritte "nel vento". E' il valore del monumento, invece, che non dovrebbe avere nemmeno una virgola fuori posto. E' quella memoria che rappresenta che, rispettata, rende vana tutta la prosopopea che popola determinate menti.
Menti che, strumentalizzate come sempre da qualche demagogo, non hanno esitato a "far saltare" il Monumento all'Alpino eretto a Brunico negli stessi anni dell'Ossario. Distrutto dai tedeschi durante l'ultima guerra. Ricostruito e fatto saltare nel 1966. Ricostruito e fatto saltare nel 1979. Parzialmente ricostruito e danneggiato più volte fino all'ultimo atto vandalico del 2012...Questi sono i pericoli che covano al buio...
Un cordiale saluto, Silvio
In fondo le parole della targa sono scritte "nel vento". E' il valore del monumento, invece, che non dovrebbe avere nemmeno una virgola fuori posto. E' quella memoria che rappresenta che, rispettata, rende vana tutta la prosopopea che popola determinate menti.
Menti che, strumentalizzate come sempre da qualche demagogo, non hanno esitato a "far saltare" il Monumento all'Alpino eretto a Brunico negli stessi anni dell'Ossario. Distrutto dai tedeschi durante l'ultima guerra. Ricostruito e fatto saltare nel 1966. Ricostruito e fatto saltare nel 1979. Parzialmente ricostruito e danneggiato più volte fino all'ultimo atto vandalico del 2012...Questi sono i pericoli che covano al buio...
Un cordiale saluto, Silvio
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Qualche anno fa ci ho lavorato da quelle parti per qualche mese.............. e una idea molto chiara me la sono fatta.
Ovviamente è la mia personalissima opinione e so che probabilmente non la condividerete, ma io sono convinto che a suo tempo sarebbe servito un intervento tipo quello che fecero gli iugoslavi con gli istriani di origine italiana anzichè dare soldi pensando di comprare il loro consenso.
Ovviamente è la mia personalissima opinione e so che probabilmente non la condividerete, ma io sono convinto che a suo tempo sarebbe servito un intervento tipo quello che fecero gli iugoslavi con gli istriani di origine italiana anzichè dare soldi pensando di comprare il loro consenso.
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- Viper
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Se guardiamo come sono mantenuti i cimiteri di guerra britannici, americani, canadesi etc su suolo italiano e non, c'è un poco da vergognarsi. La targa andrebbe sbriciolata a picconate, invece di onorare i caduti hanno pensato bene di lasciare il sermone. Ma che andassero un po' a quel paese (a statuto speciale ovviamente)
"Hoole: Mi chiedo se gli altri si sono persi come noi.
Winters: Non ci siamo persi soldato: siamo in Normandia"
Band of Brothers
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- Silvio Biagini
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Re: Ossario caduti di Burgusio
Questa mattina, con il fresco e la mente lucida, mi ero preparato un piccolo "discorsetto" non per difendere o ignorare le parole della targa, ma solo per dire che sono le solite "sparate politiche" da considerare in secondo piano rispetto al valore del monumento...
L'ho perso premendo il solito tasto sbagliato. Provo a riscriverlo...
Quel che pensa Pyno avrebbe potuto essere una soluzione. In effetti poco prima del secondo conflitto c'era qualcosa di simile che era in "corso d'opera"...
Quei fatti risalgono a prima dell'esempio Jugoslavo (dove noi eravamo i vinti)...e il corso della storia è imprevedibile e soprattutto non si fa con i se ed i ma.
E' noto quel detto che recita "del senno di poi son piene le fosse". In questo caso, in effetti, ci sono delle fosse con una dozzina di caduti italiani tra militari e civili che sono il risultato di una certa politica sviluppata in Alto Adige negli anni seguenti il secondo dopoguerra. Anche in questo caso c'è una ampia bibliografia in merito.
Lasciando da parte le interpretazioni politiche che sono sempre faziose, vorrei proporvi una sintesi di quegli eventi elaborata dagli ex-Alpini di un paesino friulano, Morsano di Strada (Morsan di Strade). Il passo è disponibile in rete ed è tratto dal libro: "Un paese e i suoi alpini, Cento anni di tradizione alpina a Morsano di Strada".
UN PO’ DI STORIA: GLI ATTENTATI DINAMITARDI IN ALTO ADIGE
Fino dal dopoguerra la questione della tutela della comunità di lingua tedesca in Alto Adige ha rappresentato per l’Italia un problema etnico di non poco conto. Passato all’Italia al termine della prima guerra mondiale, il territorio dell’Alto Adige costituì dal 1926 la provincia di Bolzano. Il governo fascista vi adottò, almeno in un primo tempo, una politica di compressione culturale dell’elemento di lingua tedesca che costituiva la maggioranza, cercando anche di ribaltare i rapporti etnico-numerici con l’immigrazione nella provincia di nuclei familiari provenienti da altre province dell’Italia settentrionale. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania (1938) crebbero e si manifestarono nella provincia i sentimenti pangermanisti e filo-nazisti già latenti. La questione sembrò risolta dall’accordo, fra i governi italiano e tedesco del giugno 1939, che prevedeva un plebiscito tra gli abitanti di lingua tedesca perché scegliessero “definitivamente” fra il trasferimento nei territori del Reich o la permanenza in Italia: circa il 70 per cento della popolazione optò per la Germania. Tuttavia, il trasferimento fu ostacolato dalla guerra, e dopo l’8 settembre 1943, allorché l’Alto Adige fu incorporato nel Terzo Reich, molti vi rinunciarono definitivamente, mentre non pochi ritornarono nei luoghi dai quali erano emigrati. La comunità tedesca si ricostituì quasi per intero dopo il 1948, cosicché nel 1961 su circa 373 mila abitanti altoatesini, 232.717 erano di lingua tedesca, 128.271 di lingua italiana e 12.394 di lingua ladina. Nel 1946, De Gasperi e il primo ministro austriaco Gruber firmarono un accordo che sanciva l’impegno dell’Italia ad assicurare una completa autonomia amministrativa culturale ed economica all’Alto Adige, mentre l’Austria rinunciava ad ogni rivendicazione territoriale sul “Südtirol”. Nonostante l’ammissione del bilinguismo e la forte autonomia concessa alla provincia autonoma di Bolzano, molti furono gli scontenti, soprattutto tra gli abitanti di lingua tedesca. Del loro stato d’animo si fece interprete sin dall’inizio il Südtiroler Volkspartei (Partito popolare del Sud-Tirolo), fondato nel 1946 a Bolzano con l’obiettivo di ottenere l’istituzione di una regione autonoma per la provincia di Bolzano, ma in realtà mirante, almeno in molti suoi esponenti, all’autodecisione e all’annessione all’Austria. A dar vigore a queste correnti revisioniste intervenne nel 1956 lo stesso governo austriaco con la presentazione di un memorandum all’Italia contenente lamentele circa i modi di applicazione dell’accordo De Gasperi-Gruber (mancata realizzazione dell’autonomia, della parificazione dei diritti dei cittadini, delle lingue ecc.). Da questo momento la “nuova questione dell’Alto Adige” andrà avanti a colpi di memorandum e ricorsi all’ONU. Mentre però la battaglia diplomatica si sviluppa, inizia quella ben più cruenta degli attentati dinamitardi dei terroristi altoatesini. Nel periodo “caldo” del terrorismo, il decennio fra il 1956 e il 1966, vi furono oltre trecento attentati a centrali elettriche, tralicci dell’alta tensione, stazioni ferroviarie. Dal 1964 vengono prese di mira le Forze di Polizia, nove tra carabinieri, guardie di frontiera e finanzieri sono uccisi fra il 1964 e il 1966. A titolo d’esempio, si possono citare gli attentati del 1° agosto e 9 settembre 1966, in cui persero la vita due finanzieri in un conflitto con i terroristi e tre guardie di frontiera nella loro caserma fatta saltare per aria. Inoltre, gli attentati dinamitardi: del 30 settembre 1967 su un treno proveniente da Innsbruck in cui persero la vita due poliziotti e del 25 maggio 1966, in cui un rifugio alpino fu fatto saltare in aria, causando la morte di un soldato italiano. Sarà soltanto nel 1971 che la situazione si sbloccherà con l’approvazione, da parte dei parlamenti italiano ed austriaco, del cosiddetto “pacchetto”, contenente provvedimenti che ampliano ulteriormente i poteri legislativi e amministrativi di Bolzano e Trento. Fu in questo clima generale che, dal 1961 al 1970, gli Alpini, delle Brigate TRIDENTINA, CADORE, OROBICA e JULIA, furono impiegati in operazioni di Ordine Pubblico in punti strategici dell’Alto Adige. Il servizio, di rinforzo alle Forze di Polizia, comportò il pattugliamento delle principali vie di comunicazione, di ponti, centrali idroelettriche ed installazioni civili e militari poste in zone “a rischio”.
Come si evince da questo passo l'origine del problema affonda le sue radici in tempi antecedenti alla seconda guerra mondiale. Non dobbiamo dimenticare che, in quel periodo storico, le relazioni tra Italia, Austria e Germania non erano tra le migliori... infatti, nei primi anni '30, insieme agli Ossari (quello di Burgusio non è il solo) l'Italia iniziò i lavori per la costruzione del Vallo Alpino del Littorio in Alto Adige. Chi ha fatto servizio su quelle montagne conosce bene quelle fortificazioni. I lavori furono interrotti nel '43 per i noti motivi...anche su questo momento della nostra storia c'è un'ampia bibliografia...Comunque, il problema sud tirolese era forse vicino alla soluzione ma le cose non andarono nel verso giusto, la storia seguì una strada diversa...
Quindi non meravigliamoci se quel periodo storico affiora nelle parole della targa posta vicino al monumento...che in fin dei conti ricorda negativamente proprio il periodo storico e non l'Ossario come luogo di memoria che raccoglie soldati italiani ed austriaci. Purtroppo, il nostro è un paese democratico dove tutti possono dire quel che vogliono. Ci sono certi soggetti politici contemporanei di lingua italiana che dicono cose ben peggiori e che con la loro insulsa demagogia, sono convinto, "stimolano" certi pensieri separatisti esaltandone gli aspetti negativi.
Pensieri che sono ancora ben vivi, come ci ricorda questo manifesto apparso in Alto Adige nel cinquantenario della "Notte dei Fuochi" (11-12 giugno 1961). Anche se il manifesto sottolinea una certa polemica sulla reazione italiana (FeuerNacht, la Notte dei Fuochi è accostata a FolterNachte, la notte delle torture) è evidente che la problematica "SudTyrol" è tutt'altro che sopita.
Per questo credo che si debba pensare a mantenere intatta la memoria dei caduti onorandoli con la corretta conservazione dei loro monumenti. In questo modo le lettere dei loro nomi resteranno sempre vive. Le lettere delle parole della politica, anche se scritte nella pietra, sappiamo bene che prima o poi se le porterà via il "vento del tempo".
Un cordiale saluto, Silvio
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Quei fatti risalgono a prima dell'esempio Jugoslavo (dove noi eravamo i vinti)...e il corso della storia è imprevedibile e soprattutto non si fa con i se ed i ma.
E' noto quel detto che recita "del senno di poi son piene le fosse". In questo caso, in effetti, ci sono delle fosse con una dozzina di caduti italiani tra militari e civili che sono il risultato di una certa politica sviluppata in Alto Adige negli anni seguenti il secondo dopoguerra. Anche in questo caso c'è una ampia bibliografia in merito.
Lasciando da parte le interpretazioni politiche che sono sempre faziose, vorrei proporvi una sintesi di quegli eventi elaborata dagli ex-Alpini di un paesino friulano, Morsano di Strada (Morsan di Strade). Il passo è disponibile in rete ed è tratto dal libro: "Un paese e i suoi alpini, Cento anni di tradizione alpina a Morsano di Strada".
UN PO’ DI STORIA: GLI ATTENTATI DINAMITARDI IN ALTO ADIGE
Fino dal dopoguerra la questione della tutela della comunità di lingua tedesca in Alto Adige ha rappresentato per l’Italia un problema etnico di non poco conto. Passato all’Italia al termine della prima guerra mondiale, il territorio dell’Alto Adige costituì dal 1926 la provincia di Bolzano. Il governo fascista vi adottò, almeno in un primo tempo, una politica di compressione culturale dell’elemento di lingua tedesca che costituiva la maggioranza, cercando anche di ribaltare i rapporti etnico-numerici con l’immigrazione nella provincia di nuclei familiari provenienti da altre province dell’Italia settentrionale. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania (1938) crebbero e si manifestarono nella provincia i sentimenti pangermanisti e filo-nazisti già latenti. La questione sembrò risolta dall’accordo, fra i governi italiano e tedesco del giugno 1939, che prevedeva un plebiscito tra gli abitanti di lingua tedesca perché scegliessero “definitivamente” fra il trasferimento nei territori del Reich o la permanenza in Italia: circa il 70 per cento della popolazione optò per la Germania. Tuttavia, il trasferimento fu ostacolato dalla guerra, e dopo l’8 settembre 1943, allorché l’Alto Adige fu incorporato nel Terzo Reich, molti vi rinunciarono definitivamente, mentre non pochi ritornarono nei luoghi dai quali erano emigrati. La comunità tedesca si ricostituì quasi per intero dopo il 1948, cosicché nel 1961 su circa 373 mila abitanti altoatesini, 232.717 erano di lingua tedesca, 128.271 di lingua italiana e 12.394 di lingua ladina. Nel 1946, De Gasperi e il primo ministro austriaco Gruber firmarono un accordo che sanciva l’impegno dell’Italia ad assicurare una completa autonomia amministrativa culturale ed economica all’Alto Adige, mentre l’Austria rinunciava ad ogni rivendicazione territoriale sul “Südtirol”. Nonostante l’ammissione del bilinguismo e la forte autonomia concessa alla provincia autonoma di Bolzano, molti furono gli scontenti, soprattutto tra gli abitanti di lingua tedesca. Del loro stato d’animo si fece interprete sin dall’inizio il Südtiroler Volkspartei (Partito popolare del Sud-Tirolo), fondato nel 1946 a Bolzano con l’obiettivo di ottenere l’istituzione di una regione autonoma per la provincia di Bolzano, ma in realtà mirante, almeno in molti suoi esponenti, all’autodecisione e all’annessione all’Austria. A dar vigore a queste correnti revisioniste intervenne nel 1956 lo stesso governo austriaco con la presentazione di un memorandum all’Italia contenente lamentele circa i modi di applicazione dell’accordo De Gasperi-Gruber (mancata realizzazione dell’autonomia, della parificazione dei diritti dei cittadini, delle lingue ecc.). Da questo momento la “nuova questione dell’Alto Adige” andrà avanti a colpi di memorandum e ricorsi all’ONU. Mentre però la battaglia diplomatica si sviluppa, inizia quella ben più cruenta degli attentati dinamitardi dei terroristi altoatesini. Nel periodo “caldo” del terrorismo, il decennio fra il 1956 e il 1966, vi furono oltre trecento attentati a centrali elettriche, tralicci dell’alta tensione, stazioni ferroviarie. Dal 1964 vengono prese di mira le Forze di Polizia, nove tra carabinieri, guardie di frontiera e finanzieri sono uccisi fra il 1964 e il 1966. A titolo d’esempio, si possono citare gli attentati del 1° agosto e 9 settembre 1966, in cui persero la vita due finanzieri in un conflitto con i terroristi e tre guardie di frontiera nella loro caserma fatta saltare per aria. Inoltre, gli attentati dinamitardi: del 30 settembre 1967 su un treno proveniente da Innsbruck in cui persero la vita due poliziotti e del 25 maggio 1966, in cui un rifugio alpino fu fatto saltare in aria, causando la morte di un soldato italiano. Sarà soltanto nel 1971 che la situazione si sbloccherà con l’approvazione, da parte dei parlamenti italiano ed austriaco, del cosiddetto “pacchetto”, contenente provvedimenti che ampliano ulteriormente i poteri legislativi e amministrativi di Bolzano e Trento. Fu in questo clima generale che, dal 1961 al 1970, gli Alpini, delle Brigate TRIDENTINA, CADORE, OROBICA e JULIA, furono impiegati in operazioni di Ordine Pubblico in punti strategici dell’Alto Adige. Il servizio, di rinforzo alle Forze di Polizia, comportò il pattugliamento delle principali vie di comunicazione, di ponti, centrali idroelettriche ed installazioni civili e militari poste in zone “a rischio”.
Come si evince da questo passo l'origine del problema affonda le sue radici in tempi antecedenti alla seconda guerra mondiale. Non dobbiamo dimenticare che, in quel periodo storico, le relazioni tra Italia, Austria e Germania non erano tra le migliori... infatti, nei primi anni '30, insieme agli Ossari (quello di Burgusio non è il solo) l'Italia iniziò i lavori per la costruzione del Vallo Alpino del Littorio in Alto Adige. Chi ha fatto servizio su quelle montagne conosce bene quelle fortificazioni. I lavori furono interrotti nel '43 per i noti motivi...anche su questo momento della nostra storia c'è un'ampia bibliografia...Comunque, il problema sud tirolese era forse vicino alla soluzione ma le cose non andarono nel verso giusto, la storia seguì una strada diversa...
Quindi non meravigliamoci se quel periodo storico affiora nelle parole della targa posta vicino al monumento...che in fin dei conti ricorda negativamente proprio il periodo storico e non l'Ossario come luogo di memoria che raccoglie soldati italiani ed austriaci. Purtroppo, il nostro è un paese democratico dove tutti possono dire quel che vogliono. Ci sono certi soggetti politici contemporanei di lingua italiana che dicono cose ben peggiori e che con la loro insulsa demagogia, sono convinto, "stimolano" certi pensieri separatisti esaltandone gli aspetti negativi.
Pensieri che sono ancora ben vivi, come ci ricorda questo manifesto apparso in Alto Adige nel cinquantenario della "Notte dei Fuochi" (11-12 giugno 1961). Anche se il manifesto sottolinea una certa polemica sulla reazione italiana (FeuerNacht, la Notte dei Fuochi è accostata a FolterNachte, la notte delle torture) è evidente che la problematica "SudTyrol" è tutt'altro che sopita.
Per questo credo che si debba pensare a mantenere intatta la memoria dei caduti onorandoli con la corretta conservazione dei loro monumenti. In questo modo le lettere dei loro nomi resteranno sempre vive. Le lettere delle parole della politica, anche se scritte nella pietra, sappiamo bene che prima o poi se le porterà via il "vento del tempo".
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