Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Qui si parla di tutto ma non di armi

Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » lun ott 11, 00:01:44

Sapete qual è la mia più grossa paura? Quella di infognarmi in un duro lavoro di studio che poi possa sfumare tutto in tempo buttato via. Ecco forse cosa mise in crisi il mio entusiasmo giurisprudenziale: la riforma totale del codice di procedura penale dopo che avevo appena digerito quello vecchio; l'abbattiemnto totale di tutta la vecchia impalcatura andò ben oltre la semplice redazione di nuovi articoli e commi correttivi ed abbatté pure la mia fiducia nella benevolenza su interi periodi di vita passati a studiare cose che poi non sarebbero servite più a niente. Ma passiamo oltre. INTERNET. L'oggetto moderno del desiderio, la panacea di tutti i problemi della società moderna. Peccato che qui non siamo in America, dove nei sottofondi delle reti stradali si possono ancora oggi trovare server ancora funzionanti, con tutti i dati scritti eoni fa e ancor oggi consultabili, possedendo il software adeguato per riuscire a leggerli. No, qui da noi non è così! Anzitutto qui si paga pure l'aria che si respira e, forse, oggi pure in Usa è così; ma là, per decenni, internet era la culla dell'accesso gratuito al sapere, l'autostrada delle idee e di ciò che i giornali non dicono. Qui da noi i server costano, perché così ha deciso il GARANTE, figura nostrana e aborrita dai civili paesi di diritto germanico; un tizio che piglia un sostanzioso stipendio per dire a noi, stupidi utilizzatori, cos'è che dobbiamo fare e quali sono i nostri diritti e le nostre aspettative. Più precisamente, anni fa, il garante per la telefonia (uno dei tanti), ci disse che se volevamo naigare dovevamo pagare una modica cifra di 3 eurocent a kb scambiato; ma vi rendete conto che el 2003, quando 5 euro erano le nostre sudate diecimilalire, per navigare su un sito wap per 5 minuti, a quei costi ci volevano 5 euro? Allora nessuno navigava da telefono (le chiavette le hanno pensate dopo) e per invogliarci nacquero le "promozioni", pagate con denaro pubblico (la 19 cent di vodafone ecc...) europeo, per farci "drogare di Rete" in un'assuefazione che poi ci avrebbe costretto a non poterne più fare a meno (e meno male). Ma passaimo ancora oltre. Che garanzia abbiamo oggi con questo sistema di costi? Sì, sembra difficile, ma non lo è: se il server costa caro, quando radioamerica o chi per lui deciderà che non ha più soldi, per qualche settimana il provider (intermediario tra noi e le compagnie che gestiscono i server) ci oscurerà e, dopo qualche tempo, getterà il database nel cestino!!! Anche i database di quei siti che fanno barba e capelli alle università quanto a particolarità e interesse per gli argomenti trattati. Forse qualcosa rimarrà nelle chat testuali magari svolte su server stranieri dai soliti malati di "riga di comando". Ma tutte le fatiche di utenti, spesso di livello universitario, i calcoli, le scansioni, le foto, gli articoli, andranno più facilmente in discarica che non nei paesi di diritto anglosassone, dove le idee sono sacroante e certi server li gestiscono le università, con soldi pubblici o a capitale misto, dove il privato è consapevole che sta lavorando per il Paese e che quando dona non è più suo, ma va a sistemare una casella di un interesse superiore alla conservazione della nazione anche nel suo patrimonio di scienza e conoscenza. E' già successo e succederà ancora. Quanti siti vi avevano attratto e adesso non vi resta che il loro ricordo o i download dei contenuti, per i più previdenti? Sì, è vero, li avte salvati, ma se li avete salvati solo voi, quei dati, non c'è più una cosa fondamentale: la condivisione del sapere. Ma noi abbiamo l'Europa.... che ce ne frega della nazione? Ecco forse perché i social network hanno questo successo: i rapporti umani rimangono, anche se un fulmine distrugge tutti i server che li hanno originati. Che pena.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Blackrifle » lun ott 11, 00:11:41

Monchia oh.... Soffri di insonnia?

Delle verita', ma pesanti......come regionamenti
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » lun ott 11, 00:13:33

Sì, scusa: scrivo di getto, riempiendo i post di errori grammaticali e sintattici, ma se non lo faccio, ho paura poi di non avere il coraggio di buttarli giù di nuovo. Chiedo perdono alla lingua italiana e prometto di starci più attento.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Blackrifle » lun ott 11, 00:28:31

Nono figurati mica intendevo gli errori di battitura ( figurati se io posso parlare di questo..). Era l'argomento in se
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda ordotempli » lun ott 11, 02:48:05

Quando, molti anni orsono, presi la mia prima laurea, avevo progettato un sistema basato su microfilm, i microfilm avrebbero contenuto lbri, ogni libro del mondo restava così a disposizione di tutti, attraverso copie del microfilm stesso, presso la bibloteca più vicina.

La mia domanda d'allora era : come è possibile porre rimedio al fatto che l'umanità sprechi la parte migliore di sè ? Quante persone, nate con un cervello potenzialmente geniale, magari nate in paeselli poveri, da famiglie ancora più povere, avevano trascorso l'intera esistenza in duri lavori manuali ignorando persino d'avere un dono così prezioso ? La possibilità di recarsi gratuitamente in una apposita sala lettura, nel suo stesso paesello, gli avrebbe consentito di illuminare la sua mente.

Quel sogno sarebbe ora possibile, ma il potere riesce persino ad autocastrarsi in nome della sua pervicace tendenza a lucrare il piccolo (o grande) ennesimo balzello ... persino i diritti d'autore (che di certo dovrebbero essere riconosciuti) non dovrebbero essere dei vitalizi.

Internet gratuito? I HAVE A DREAM ... ogni forma di cultura dovrebbe essere gratuita e disponibile
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda NdK » lun ott 11, 06:57:05

Beh, comunque non è possibile tenere "tutto"... E spesso non ne vale neppure la pena.
Anche in America, per avere spazio su un server, si paga. Magari meno di qui a parità di prestazioni, ma si paga (altrimenti saremmo su un server USA... :) ).
La cosa spropositata sono i 9€/mese che Telecom pretende ogni mese per l'onore di portarti la linea. Indipendentemente dal fatto che su quella linea ci navighi a 640K o 20M (nel mio caso mi fa pagare per 2M anche se la linea è a 640K). Ma non c'è da stupirsi: il vecchio carrozzone pubblico è stato privatizzato (ovviamente per gli utili... le perdite sono rimaste allo Stato) ma la testa di chi lo gestisce è ancora la stessa di prima....
Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.

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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Salvo.50BMG » lun ott 11, 19:08:52

Godetevi internet finchè è (quasi) libero. Con l'aria che tira, non mi stupirei se ci riducessimo come in Cina. :roll:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda radioamerica » lun ott 11, 19:12:02

gia'....il comunismo sta prendendo nuovamente il sopravvento..... :risata:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » lun ott 11, 19:13:27

Un esempio: su hj c'erano pagine esemplari di reverse engeneering su vari tipi di programmi che difficilmente potevi trovare in un testo di informatica. Molti valenti personaggi postano cose geniali, solo per la loro generosità verso la comunità. Se mi cancelli il sito, come può uno di loro dimostrare che un mariuolo gli ha rubato l'idea per profitto, magari brevettandola e sottraendola alla comunità? L'imbecillità degli europei ammazzerà internet. Amen.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Salvo.50BMG » lun ott 11, 19:34:05

radioamerica ha scritto:gia'....il comunismo sta prendendo nuovamente il sopravvento..... :risata:


L'attuale pdc e maroni sono comunisti? Azz che rivelazione! :mrgreen:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda radioamerica » lun ott 11, 19:47:11

azz.....un altro comunista......
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » lun ott 11, 20:18:33

Attento !!!!siamo circondati!!!!! :gun: :fire: :fire:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » lun ott 11, 20:47:51

Non sono i comunisti (italiani) che mi spaventano, ma gli imbecilli nei posti che contano!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 12, 13:44:07

radioamerica ha scritto:gia'....il comunismo sta prendendo nuovamente il sopravvento..... :risata:



...stiamo selezionando bambini da mangiare :risata:
...1911 FOREVER...

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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 12, 13:52:23

E costruite case con i soffitti piu bassi per farci entrare piu piani! :jumpy:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda paricutin » mar ott 12, 14:04:28

radioamerica ha scritto:gia'....il comunismo sta prendendo nuovamente il sopravvento..... :risata:


E per fortuna! Infatti una recente proposta di legge per l'abolizione della famigerata legge Pisanu è proprio a firma di un deputato del PD (Gentiloni)... :mrgreen:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Blackrifle » mar ott 12, 14:09:23

L'unica vera verita' e' che il segreto per essere davvero di destra e' stare tutto a sinistrs
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda ordotempli » mar ott 12, 18:34:01

tonino ha scritto:E costruite case con i soffitti piu bassi per farci entrare piu piani! :jumpy:


Già fatto :paura:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 12, 19:56:24

Lo so a Roma gli hanno sequestrato dei palazzi a cavallo degli anni ottanta non le hanno mai abbattute ora le hanno vendute ad una catena di alberghi!!!A me per una tettoia rifatta in policarbonato perche la precedente era della stessa eta del palazzo mi hanno fatto pagare una multa di 800 euro
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Blackrifle » mar ott 12, 20:58:59

Si ma tu sei tu non sei un conpagno commissario del soviet supremo
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » mer ott 13, 10:39:40

Vivo in Toscana e di Soviet me ne intendo. Tante belle parole da 15 anni, ma non si riesce ad avere un server, tramite la Regione, da destinare a biblioteche e musei per siti e digitalizzazione documenti. Distribuiscono risorse a pioggia per microrealizzazioni di ricercatori universitari, ma poi al volgo non rimane un piffero! 15 anni fa fecero scavi in centro storico e 5 anni fa abbiamo scoperto che la documentazione l'hanno buttata nel cesso. E poi si lamentano dei tagli.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda WolfNet » mer ott 13, 12:13:29

radioamerica ha scritto:azz.....un altro comunista......


Una domanda... mi sai dare una definizione di comunista? :?:
Non certo come iscritto al partito comunista, oramai estinto.
È quindi antistorico etichettare qualcuno con quel termine, a meno che non rispetti determinate caratteristiche o non specifichi di più (Marxista, Anarchico, Cristiano, etc).
Definire “comunista” un iscritto/simpatizzante del PD, mi sembra un uso improprio (dato che la maggioranza del partito è di ex-democristiani e metà del programma è copiato da quello della vecchia DC. Di ex comunisti non ce ne sono rimasti molti :D ), e forse sarebbe meglio usare il termine “uomo di sinistra” o “democratico”, come negli USA.
Da come viene usato il termine “comunista” da tanti, mi sembra decisamente un aggettivo con accezione dispregiativa (come Nazista o Fascista).
Ma, quali sarebbero i suoi lati negativi (comuni a tutte le forme di comunismo evidentemente)?
Attenzione non parlo di cosa hanno combinato di sporco le varie dittature che si definivano comuniste (erano dittature, e in quanto tali, sia di destra che di sinistra, erano votate a fare danni), ma proprio che cosa ha di sbagliato la loro teoria filosofica/economica secondo te… e perché non viene usato il termine “democratico” con uguale accezione denigratoria?

Perché nessuno usa termine come Malthusiano o Keynesiano (che rappresentano altrettante teorie economiche estinte come il comunismo) con accezione dispregiativa?

Perché semplicemente dire "sei un comunista" come termine spregiativo, mi pare un po' poco. Soprattutto perché di “comunismi” ce ne sono tanti, infatti stando a molte opere come (ma non solo), la Teologia della Liberazione anche Gesù Cristo e i primi cristiani lo erano… e quindi insultare il “comunismo” in tutte le sue forme “tout court”, secondo me porta in se anche un attacco al Cristianesimo (IMHO).
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mer ott 13, 13:53:53

Provo a spiegartelo io perche hanno qualcosa di sbagliato,perche[secondo il Toninopensiero sia ben chiaro]tutti hanno il diritto di sognare ,di immaginare un mondo dove tutti sono uguali,almeno economicamente,dove lo Stato e effettivamente la gente comune e cosi via ....ma ...arrivato ai 25 anni dovrebbe svegliarsi guardarsi intorno rendersi conto che stava sognando e mettersi a lavorare sulla sua psiche per superare il momento di impasse,comunque se ti sente Fidel dire che il comunismo e finito penso che ti da l embargo a vita!Comunismo e l idea politica comunita,comunione sono altre cose
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Salvo.50BMG » mer ott 13, 15:13:13

Si ma io non sono comunista. :roll: Sinceramente mi sono pure rotto un pò l'organo genitale di ribadirlo sempre. :risata:

Se poi essere una persona onesta e contro ogni tipo di ingiustizia e corruzione (quindi contro il governo berlusconi & company) vuol dire essere comunista... beh, lo sono. Però io sapevo che significasse altro eh! Non è perchè ve lo dice l'imperatore, tutti quelli che sono contro di lui sono comunisti, altrimenti poi si fa confusione e non si capisce più nulla!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » mer ott 13, 17:07:15

Ma la finite di andare OT? Comunista è colui che dice: "Quello che è tuo è mio" punto (i dialetto toscano ottocentesco, communista) :ahah:
Gesù non è ivi riconducibile poichè esortava a spogliarsi di tutto. La teologia della liberazione e Ghino di Tacco sì. Marx sì, Keynes non è detto :mrgreen:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda paricutin » mer ott 13, 17:10:15

Se Radiolone avesse smesso di tirare in ballo a sproposito i comunisti, questo forum non avrebbe raggiunto e superato i 40.000 post... E' tutto qui. :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda WolfNet » gio ott 14, 12:26:44

Calico ha scritto:Ma la finite di andare OT?


Si, forse è meglio aprire una discussione a parte
:ok:

Calico ha scritto:Comunista è colui che dice: "Quello che è tuo è mio" punto (i dialetto toscano ottocentesco, communista)


Scherzi? :shock:
Quello al massimo è il brigantaggio. :fire:
Quando mai l’hanno detto?
Il comunismo/socialismo più antico, non parlava assolutamente di togliere la proprietà di alcun che… ma discuteva in modo filosofico utopistico, per far notare i mali della società.
Solo in quello più moderno, dove si cercava di arrivare ad una applicazione pratica della filosofia, si scontrò con il fatto che la proprietà dei mezzi di produzione erano in mano solo ai capitalisti, e quindi si parlò di gestirli in modo collettivista. Per cui fabbriche e terreni vennero tolti dalla proprietà esclusiva di un singolo e gestiti in modo collettivo (tralasciamo sul modo in cui sono state collettivizzate e gestite le cose nel paese del Socialismo Reale) :paura: .
Ma la proprietà privata tout court non è stata abolita neppure da Stalin (anche se alcune forme di collettivismo, comuni, etc. proponevano anche quello, ma come libera scelta per entrare nella comune. Non era una coercizione). Quindi ci si poteva tranquillamente comperare un televisore, un’auto, etc. e tenerseli per se, evitando che altri ne facessero uso anche nella estinta Unione Sovietica (anche se ovviamente qualità e numero dei pezzi, lasciava a desiderare, data l'inefficienza del sistema).
Quindi non può essere questo fattore che invoca Radio quando da del “comunista”. Non è la paura che lo Stato gli confischi i mobili, la TV, le armi, etc. Storicamente, al massimo, confiscava fabbriche, terreni, mulini, etc… che non mi sembrano siano nei suoi “asset” di investimento.
Evidentemente intende qualcosa d’altro.



Calico ha scritto:Gesù non è ivi riconducibile poichè esortava a spogliarsi di tutto.


Non lo dico io, ma i manuali di economia e di filosofia.
Ad esempio il discorso della Montagna di Gesù e le comunità cristiane del primo secolo sono quelle che hanno ispirato il Comunismo di Lev Tolstoj (Tolstoismo: http://it.wikipedia.org/wiki/Tolstoismo) fautore di una società collettivista, pacifista, austera, vegetariana, in cui si coltiva il valore della castità e in cui tutti gli uomini ricoprano un ruolo di medesima rilevanza, in cui la ricchezza fosse equamente distribuita, riconoscendo Dio come suprema autorità (alla faccia dei comunisti tutti atei) :sticazzi: .
I seguaci furono prima perseguiti dagli Zaristi, poi anche dai Bolscevichi (non si sono fatti mancare nulla :risata: ).
Il Tolstoismo fu “predicato” da Ghandi e applicato nella liberazione non violenta dell’India :ok: .


Calico ha scritto: La teologia della liberazione e Ghino di Tacco sì. Marx sì, Keynes non è detto :mrgreen:


Ghigno di Tacco? Craxi? Un comunista? :shock:
A questo punto dobbiamo anche parlare di socialismo
Bye Bye
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » gio ott 14, 15:30:49

Wolf veramente credi in quello che hai scritto?Perche in questo caso ti faccio dialogare ospitandoti a mie spese con amici e amiche che ho qui che provengono da Russia Ucraina cuba e spieghi a loro che lo hanno vissuto quello che tu sai sul loro comunismo,io guardo ascolto e mi faccio un idea anchio
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda ordotempli » gio ott 14, 17:16:12

Cito Wolf

Quello al massimo è il brigantaggio. :fire:

Non toccarmi il brigantaggio, questa volta m'incaxo davvero. :box: :box:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda WolfNet » mar ott 26, 09:22:12

tonino ha scritto:Wolf veramente credi in quello che hai scritto?Perche in questo caso ti faccio dialogare ospitandoti a mie spese con amici e amiche che ho qui che provengono da Russia Ucraina cuba e spieghi a loro che lo hanno vissuto quello che tu sai sul loro comunismo,io guardo ascolto e mi faccio un idea anchio


Volentieri. :D
Da quello che ne so, il loro “comunismo” è stato classificato come Stalinismo, Socialismo Reale e Dittatura (e come dicevo in passato, quando si arriva a questa, non importa se sia di destra o di sinistra… genera solo danni). Proprio in Unione Sovietica sono stati perseguitati tutti gli altri tipi di “comunismo utopista” (e più umano).
Ad ogni modo non credo che a loro le TV o le auto le regalasse lo stato. Oppure che non ricevessero uno stipendio al lavoro o, se gli rubavano una bicicletta, non dovessero fare una denuncia per furto. La proprietà privata era comunque presente.
Se mi dicono il contrario (cioè che lo stato regalava cibo, tv, auto, etc alla popolazione…) allora giuro che mi iscrivo a Rifondazione Comunista
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda WolfNet » mar ott 26, 09:26:44

ordotempli ha scritto:Cito Wolf

Quello al massimo è il brigantaggio. :fire:

Non toccarmi il brigantaggio, questa volta m'incaxo davvero. :box: :box:


Scusa, ho sbagliato il termine: banditismo
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 26, 12:55:00

Wolf guarda che veramente gli danno da mangiare i sigari e se non la hai anche la casa il fatto e che non gli piace lo stesso!!!!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 26, 14:15:10

Confondi sempre le cose... qua si dovrebbe parlare di comunismo, tu tratti di regimi totalitari :cool:

...."Il comunismo è un insieme di idee economiche, sociali e politiche, accomunate dalla prospettiva di una stratificazione sociale egualitaria, che presuppone la comunanza dei mezzi di produzione e l'organizzazione collettiva del lavoro. Tra i comunisti vi è una notevole varietà di interpretazioni, per lo più, ma non solo, da parte di marxisti, anarchici, cristiani.

« Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato [cioè di] quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale »
(Karl Marx e Friedrich Engels, Princìpi del Comunismo)

Premesse
Dall'aggettivo latino commūnis (comune, pubblico, che appartiene a tutti, ma anche neutrale, imparziale, equilibrato), anch'esso di molteplice significato, il termine comunismo è stato variamente interpretato nel corso della storia, spesso portando a situazioni politicamente conflittuali tra differenti visioni dello stesso. I regimi del socialismo reale che si sono affermati nel corso del XX secolo, hanno quasi sempre invariabilmente perseguitato tutti i comunisti non allineati all'assolutismo del regime. Le pratiche comuniste sono presenti nel corso degli eventi della storia umana, ben prima che l'uso del termine privilegiasse l'accezione marxista dello stesso.
... « Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. »
(Atti degli Apostoli, 2,44-47)
Per consuetudine moderna è chiamato comunismo la più nota sfera d'influenza marxista, il movimento politico riferito prevalentemente a Karl Marx e Friedrich Engels, e anche a precedenti utopisti o rivoluzionari come Étienne Cabet, François-Noël Babeuf, Henri de Saint-Simon, Charles Fourier, Auguste Blanqui. Anche il movimento anarchico ha avuto ed ha come fine una società dai caratteri comunisti, ed il comunismo libertario mette l'accento su tale componente. A cavallo tra comunismo anarchico e comunismo primitivo del primo cristianesimo, si situano le forme collettiviste che prendono spunto dagli scritti di Lev Tolstoj, come il Tolstoismo. Nel comunismo primitivo, in alcune tradizioni di comunità, ad esempio ebraiche, nella prospettiva escatologica, si puntava ad una giustizia sociale in questo mondo. Nel primo cristianesimo, un comunismo di amore venne in una certa misura praticato. Tali premesse vennero riportate in auge da diverse interpretazioni nella dottrina sociale della chiesa, ed in molti movimenti, tra cui la contemporanea teologia della liberazione. Tra le pieghe dell'Illuminismo francese si erano avuti dei veri esempi di proto-comunismo inteso in senso marxista, ad esempio in Jean Meslier e in Morelly, nei quali si teorizzava l'abolizione della proprietà privata, il controllo dello stato sui mezzi di produzione dei beni di consumo, distribuiti al bisogno dallo stato stesso.
Nel Socialismo utopico i tentativi di fornire l'uguaglianza sociale, non solo politica e giuridico di tutte le persone per quanto concerne la proprietà, tradizionalmente considerati dal marxismo irrealizzabili senza l'apporto del Socialismo scientifico.
Nell'Euro-comunismo e nel comunismo riformista, dove i partiti politici europei del secondo novecento hanno interrotto la leadership sovietica, aprendo un percorso indipendente parlamentare al comunismo e forme economiche miste tra privati e proprietà statale dei mezzi di produzione. Per estensione, è quindi chiamato comunismo il movimento, marxista, o al marxismo dichiaratamente ispirantesi, dai molteplici aspetti che ha difeso o, secondo alcuni, travisato, le sue premesse storiche. Le correnti di tale movimento hanno quasi sempre preso il nome da capi politici che si sono distinti nelle varie rivoluzioni moderne: in primis marxismo, poi leninismo, stalinismo, trotskismo, maoismo, ecc.
Per Marx ed Engels il comunismo non era un principio filosofico, una dottrina politica e tanto meno una utopia, ma un divenire della realtà nell'epoca del capitalismo sviluppato:
... « Il comunismo non è una dottrina ma un movimento; non muove da princìpi ma da fatti. I comunisti non hanno come presupposto questa o quella filosofia, ma tutta la Storia finora trascorsa e specialmente i suoi attuali risultati reali nei paesi civili. »
(Friedrich Engels, Deutsche- Brusseler- Zeitung n. 80 del 7 ottobre 1847)
« Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. »
(Karl Marx e Friedrich Engels. L'Ideologia tedesca, 1846)

Dopo Marx ed Engels - e almeno fino ai primi tre congressi dell'Internazionale Comunista (1919, 1920, 1921) - le questioni riguardanti il divenire della società comunista furono affrontate dal movimento socialista e comunista secondo criteri definiti scientifici (Karl Popper, in seguito criticherà sulla base della non falsificabilità la scientificità delle teorie marxiste); tali criteri furono descritti ad esempio da Engels in Il socialismo dall'utopia alla scienza, un capitolo del suo Antidühring elaborato per la pubblicazione in opuscolo. Da quegli anni in poi, le già gravi divergenze all'interno del movimento si approfondirono e non sarà più possibile parlarne in modo unitario.

Storia
L'aspirazione a una società egualitaria ha origini assai lontane e ha dato vita nel corso dei secoli a teorie che nel tempo hanno assunto connotazioni e realizzazioni differenti suscitando consensi e critiche di ogni genere. Di seguito ne ripercorriamo i passi salienti:

Età antica
Molti pensatori occidentali hanno concepito idee di comunismo, alcune molto simili a quelle poi divenute note con questo termine nel XIX secolo. Il principio della comunione dei beni era un carattere proprio del Cristianesimo delle origini. Nel secondo capitolo degli Atti degli Apostoli, ai versetti 44-48, si descrive il funzionamento della prima comunità cristiana, mettendo in risalto l'aspetto della comunione dei beni. Tale comunione non era stabilita per norma, i fedeli vi aderivano volontariamente. Si veda in proposito l'episodio di Anania e Saffira:

« Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: "Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto". Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te". D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose. » (Atti 5,1-11)

Sant'Ambrogio sosteneva che la proprietà privata era un prestito fatto ai singoli dalla collettività, la quale aveva il diritto di riappropriarsene per il bene comune.

Gli stessi ideali troveranno spazio negli ordini monastici, a partire dai benedettini, la cui regola, scritta direttamente dal Santo, era prettamente comunistica; oppure, soprattutto nel Medioevo, in alcuni movimenti ereticali (come quello dei dolciniani). Anche alcune delle civiltà precolombiane delle Americhe sono di tipo comunistico.

Età moderna
Ideali di tipo comunistico e un progetto di abolire la proprietà privata tornano in auge all'epoca della Riforma protestante, con la guerra dei contadini, che sconvolge l'Europa ed è soffocata nel sangue. Fra i protagonisti di questo movimento rivoluzionario si annoverano Thomas Müntzer e Giovanni da Leida. Qualche anno prima L'Utopia di Tommaso Moro e più tardi La Città del Sole di Tommaso Campanella descrivono ugualmente altre comunità ideali in vario grado comuniste. Il 1º aprile 1649 i diggers (zappatori, scavatori) cominciano a coltivare alcune terre nei pressi di Cobham, nel Surrey, in Inghilterra, secondo principi comunisti. Grazie agli scritti del loro portavoce Gerrard Winstanley, quello del Surrey è il gruppo di diggers sul quale si hanno più informazioni, ma abbiamo notizia dell'esistenza di diggers anche in altre località dell'Inghilterra.

Il Settecento
Nel Settecento l'idea di comunismo trova nuove e più concrete formulazioni. Per quanto la linea teorica possa considerarsi abbastanza comune, bisogna distinguere due indirizzi principali, quello teologico, rappresentato principalmente da Étienne-Gabriel Morelly e Dom Descamps e quello materialistico, rappresentato da Jean Meslier. In forme diverse l'idea di comunismo aleggia durante tutto l'Illuminismo come conseguenza della nascente attenzione al concetto di uguaglianza tra tutti gli esseri umani. Essa era implicita nel Cristianesimo, che essendo una religione universalistica (contrariamente all'Ebraismo) proclamava l'uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio, ma non davanti al potere temporale, che implicava una gerarchia di classi sociali con diversi compiti e diritti. Il comunismo aveva infatti abbastanza caratterizzato le comunità proto-cristiane sino al IV secolo, ma poi, dopo l'Editto di Milano, cessata una relativa clandestinità, alla luce del sole la nuova società cristiana si stratificava esattamente come quella romana pre-cristiana. Il concetto di eguaglianza ha influenzato in generale il pensiero del Settecento e un'uguaglianza civile, se non comunistica, era anche quella propugnata da Jean-Jacques Rousseau o da Gabriel Bonnot de Mably, il primo con una visione di tipo religioso, il secondo di tipo laico. Mably dichiarava: "Il legislatore agisce in maniera inutile se non si concentra sullo stabilimento dell'eguaglianza. Il bene possibile si ottiene con l'eguaglianza tra tutti gli uomini perché è essa che li tiene uniti.".
Il più notevole sostenitore e teorizzatore del comunismo, e in senso decisamente ateo e materialistico, è Jean Meslier, che scrive nel Testament: "Quasi universalmente accettato e autorizzato è l'abuso e l'appropriazione individuale che alcuni fanno dei beni e delle ricchezze della terra, i quali dovrebbero invece essere possesso di tutti e in parti uguali. La proprietà deve esser comune e tutti debbono usufruirne equamente e comunitariamente.". Queste le basi del comunismo materialistico di Meslier, che poi arringa i destinatari del Testament con queste parole: "Cercate di unirvi tutti insieme per scuotere il giogo tirannico dei vostri principi e dei vostri re; abbattendo i troni ingiusti e malvagi; rompete le teste coronate e umiliate la loro superbia. I più saggi di voi guidino e governino gli altri, è loro compito formulare leggi e decreti che mirino sempre, a seconda dei tempi, dei posti e delle situazioni, a difendere e a far progredire il bene pubblico.". Per quanto riguarda Étienne-Gabriel Morelly, egli ha invece una visione religiosa del comunismo, basata sul fatto che Dio ha fatto le leggi di natura perfette e buone e che basta combattere l'egoismo individualistico e rifarsi a Dio per ottenere comunione ed eguaglianza tra tutti gli uomini. Nel suo poema La Basiliade, o Naufragio alle Isole Galleggianti, egli immagina una società ideale in un luogo remoto, dove c'è una società comunista, senza classi e senza veri capi; retta armonicamente dal popolo tutto e in perfetto accordo ed armonia. Analogamente il frate benedettino Dom Deschamps a metà del Settecento proporne uno stato comunista basato su una morale di tipo monastico, opponendosi al materialismo di D'Holbach. Dom Deschamps ha influenzato notevolmente le concezioni pre-socialiste del Settecento anche grazie alla notorietà e alla rete di rapporti che il suo protettore, il marchese d'Argenson, gli ha fatto avere nei circoli intellettuali dell'epoca, facendogli conoscere D'Alembert, Voltaire e Robinet. Vanno poi ricordati fra gli interessanti esperimenti di "comunismo reale" anche le reducciones del Paraguay impiantate dai Gesuiti nel XVIII secolo.
Le concezioni basate sulla religione deista di Voltaire e Rousseau agiranno anche in senso egualitaristico ma non comunistico, per quanto Rousseau col suo Le contrat social abbia dato un modello interessante di stato teologico, con dei Legislatori come classe emerita e rispettata, quasi sacerdotale, che ricorda da vicino il modello platonico di stato, con i filosofi come governanti. L'influenza di Voltaire e Rousseau sui teorici della Rivoluzione francese, di cui furono considerati i veri padri, e sul Giacobinismo, che riprende specialmente il fanatismo e l'intransigenza di Rousseau, è notevolissima. I materialisti atei come Helvétius, D'Holbach e Diderot hanno invece una visione differente della società, nel senso dell'equità, ma non dell'eguaglianza. Vi erano anche circoli rivoluzionari fortemente egualitari, e questa concezione sociale è incarnata nel pensiero e nei comportamenti di Jean Paul Marat.

L'Ottocento
Molti idealisti del XIX secolo, colpiti dalla miseria materiale e morale della rivoluzione industriale, fondano con poca fortuna comunità utopistiche, soprattutto nel Nuovo Mondo. Il filosofo francese Étienne Cabet, nel suo libro Viaggi ed avventure di Lord William Carisdall in Icaria descrive una società ideale in cui un governo eletto democraticamente controlla tutte le attività economiche e supervisiona le attività sociali, lasciando solo la famiglia come unica altra unità sociale indipendente. Nel 1848 cerca senza successo di organizzare comunità icariane negli Stati Uniti d'America, anche se alcune piccole comunità icariane sopravvivono fino al 1898.

La teoria del movimento marxista e la scissione da altri movimenti comunisti
Karl Marx e il Manifesto del Partito Comunista

Le condizioni di estremo sfruttamento degli operai nel corso della prima fase della rivoluzione industriale, sollecitano la nascita tra di essi di una nuova coscienza politica, che a volte sfocia nell'elaborazione di tesi comuniste. Il più importante filosofo a credere nel comunismo è Karl Marx che usa il termine tra l'altro nel Manifesto del Partito Comunista scritto con Friedrich Engels. Con Marx ed Engels il comunismo diventa un movimento rivoluzionario. In contrasto con le idee utopistiche di Owen e Saint-Simon, Fourier, Marx ed Engels affermano che il comunismo non poteva emergere da piccole comunità isolate ma solo globalmente, dal corpo dell'intera società. Il Manifesto propone una lettura della storia sotto la lente del concetto di lotta di classe: il motore della storia è nel contrasto tra una piccola élite (la classe borghese), che possiede o controlla i mezzi di produzione e la grande maggioranza di persone, che non possiede nulla, oltre la propria forza lavoro. Nella fase storica descritta dal Manifesto (così come in tutte le opere di Marx e Engels), il capitalismo è qualitativamente connotato, come in (quasi) tutti i modi di produzione precedenti dalla dominanza di una classe sociale su un'altra (almeno). Nello specifico, la borghesia (i capitalisti), ossia la classe che detiene i mezzi di produzione e cioè le condizioni oggettive della produzione, estrinseca la propria dominanza sulla classe subordinata, il proletariato, ossia coloro che devono vendere la propria abilità al lavoro in cambio della sussistenza (salario), attraverso lo sfruttamento di questi ultimi che si concreta nel pagamento di una parte della giornata lavorativa, mentre la restante parte - il pluslavoro, poi plusvalore - è la radice sociale del profitto. Nell'opera Das Kapital (Il Capitale), Karl Marx analizza come i capitalisti comprassero forza lavoro dai lavoratori ottenendo il diritto di rivendere il risultato dell'attività produttiva ottenendo così un profitto (vedi teoria del valore e teoria marxiana del valore per i dettagli). Per Marx se le classi lavoratrici di tutti i paesi prendessero coscienza dei loro comuni obiettivi, si unirebbero per rovesciare il sistema capitalista. Lo considerava, se lo svolgimento della storia avesse seguito la logica di una razionalità hegeliana, un risultato inevitabile di un processo storico in atto; potendosi comunque verificare, qualora il socialismo non fosse riuscito ad imporsi, l'imbarbarimento della società attraverso la rovina di ambedue le classi in lotta e di tutte le classi.
Dalle rovine del capitalismo sarebbe sorta una società in cui, dopo un periodo di transizione (dittatura del proletariato), lo Stato avrebbe controllato i mezzi di produzione, la loro proprietà sarebbe passata alla società stessa nel suo complesso (lo Stato era destinato a dissolversi).
Il pugno alzato è uno dei simboli più noti del comunismo. Spesso è raffigurato anche nella scultura, come in questa creazione di Alfonso Gialdini. La dittatura del proletariato, come fase transitoria, veniva così a contrapporsi alla dittatura della borghesia, come imposizione alla minoranza dei capitalisti della volontà della stragrande maggioranza della popolazione (il proletariato). La proprietà privata sarebbe stata limitata agli effetti personali (proprietà individuale). La conseguenza della proprietà collettiva dei mezzi di produzione sarebbe stata, nell'ottica di Marx, la fine della divisione della società in classi sociali e, di conseguenza, la fine dello sfruttamento e la piena realizzazione dell'individuo[3]. Una tale società sarebbe stata costruita attorno all'economia del dono "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità."

Sviluppi successivi del pensiero marxista
Le idee di Marx sono state sviluppate in molte direzioni diverse: alcuni pensatori prendono da Marx solo il metodo di analisi della società, mentre il nascente movimento socialista ne abbraccia con entusiasmo la parte rivoluzionaria, mettendo in secondo piano il pensiero dei socialisti non marxisti (Pierre-Joseph Proudhon, l'anarchico Bakunin, i già citati utopisti e molti altri). Fu nel segno di Marx che fu creata la Seconda Internazionale Socialista. Nel periodo successivo alla morte di Marx al termine comunismo venne di solito preferito quello, allora equivalente, di socialismo. La grande divisione tra i seguaci delle idee di trasformazione sociale di Marx passava tra i cosiddetti socialisti riformisti o gradualisti come Eduard Bernstein (e per certi versi anche il suo oppositore Karl Kautsky) in Germania, Filippo Turati in Italia o i marxisti austriaci e, sul versante opposto, i socialisti rivoluzionari come Rosa Luxemburg in Germania o Giacinto Menotti Serrati in Italia. Entrambi i gruppi pensavano che il comunismo fosse la naturale evoluzione della società occidentale, che come era evoluta dal feudalesimo al capitalismo borghese per la crisi del feudalesimo stesso, sarebbe dovuta evolvere naturalmente da capitalista in comunista per via delle contraddizioni interne del capitalismo. La differenza stava nel metodo che ritenevano necessario per questa transizione: mentre i socialisti riformisti ritenevano che il passaggio si sarebbe verificato gradualmente, attraverso una serie di riforme sociali, i socialisti rivoluzionari pensavano, in accordo con Marx, che invece questo cambiamento non sarebbe mai avvenuto spontaneamente ma avrebbe richiesto una rivoluzione.
Karl Marx e Friedrich Engels studiano anche altre forme di comunismo. Partendo dalle ricerche di Lewis Morgan e di altri antropologi loro contemporanei, affermano che i primi ominidi vivevano in una sorta di società comunista, chiamata comunismo primitivo: il poco che possedevano veniva condiviso fra tutti, come anche i prodotti dell'attività dei singoli (in massima parte cibo). Alcuni gruppi isolati di persone vivevano fino a pochi anni fa in questo modo. In tutte le società moderne tuttavia la proprietà privata gioca un ruolo fondamentale, facendo sorgere il concetto di società classista.
Questa tesi venne criticata da alcuni indiani americani, come Russell Means, che vedevano il concetto di comunismo primitivo come una distorsione della realtà dovuta all'imposizione di uno schema teorico occidentale precostituito su una situazione che invece non coincideva affatto con questa visione semplicistica delle cose; peggio ancora, Means e gli altri denunciavano come questa distorsione fosse strumentale, dovuta al desiderio di ricavarne prove da portare a sostegno nel dibattito ideologico in Europa. In particolare, l'antropologia del XIX secolo, i cui risultati Marx e gli altri citavano come prova a favore delle loro tesi, era basata su ricerche pesantemente influenzate da pregiudizi razziali, prive di una vera comprensione delle culture in esame e di loro osservazioni dirette.

Comunismo anarchico contro comunismo marxista
Pierre-Joseph Proudhon.Contemporaneamente alle dottrine di Marx si era sviluppata tuttavia un'altra forma di dottrina comunista: il comunismo anarchico. L'anarchismo prende le mosse dal pensiero di Pierre-Joseph Proudhon: non tutti i pensatori che si sono definiti anarchici hanno tuttavia adottato un modello di economia comunista (lo stesso Proudhon a un certo punto rivalutò in parte la proprietà privata). La polemica tra Proudhon e Marx fu così violenta che quando il primo pubblicò un volume intitolato Filosofia della Miseria il secondo rispose con il pamphlet Miseria della filosofia. Lo scontro tra anarchici e marxisti divampò all'interno dell'Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale). Tra il 1871 e il 1872 Marx ed Engels riuscirono definitivamente a mettere gli anarchici in minoranza e a farli espellere dall'Internazionale.
Il più importante teorico anarchico del primo periodo è sicuramente il russo Michail Bakunin che espose la sua dottrina per lo più in Stato e Anarchia. Per Bakunin libertà e eguaglianza erano due obiettivi inscindibili. Lo Stato, con la sua divisione tra governati e governanti, tra chi possiede la cultura e chi esegue il lavoro fisico, era in sé stesso un apparato repressivo e doveva essere dissolto senza il passaggio per una fase intermedia.
Bakunin individuò gli equivoci e i possibili rischi della nozione di Marx di dittatura del proletariato. Secondo Bakunin il marxismo era l'ideologia di quella che chiamava "élite della classe dominata", avviata a diventare classe dominante a sua volta, e, in particolare, era l'ideologia degli intellettuali sradicati. La conquista del potere da parte dei comunisti marxisti, secondo Bakunin, avrebbe portato non alla libertà ma a una dittatura tecnocratica. Se c'è uno Stato ci deve essere per forza dominio di una classe sull'altra... Che cosa significa che il proletariato deve elevarsi a classe dominante? È possibile che tutto il proletariato si metta alla testa del governo?... I marxisti sono consci di tale contraddizione e si rendono conto che un governo di scienziati sarà effettivamente una dittatura... Essi si consolano con l'idea che tale dominio sarà temporaneo... La massa del popolo verrà divisa in due armate, quella agricola e quella industriale, poste agli ordini degli ingegneri di Stato che costituiranno la nuova classe politico-scientifica privilegiata.
Il modello proposto da Bakunin era quello di una libera federazione di comuni, regioni e nazioni in cui i mezzi di produzione, collettivizzati, sarebbero stati direttamente nelle mani del popolo tramite un sistema di autogestione.
Idee simili a quelle di Bakunin furono sviluppate da Pëtr Kropotkin, suo connazionale, scienziato oltre che filosofo. Criticando il darwinismo sociale che fungeva da giustificazione alla competizione capitalistica e all'imperialismo, nel suo saggio Mutual Aid (1902) Kropotkin si propone di dimostrare come tra le specie animali prevalgano la cooperazione e l'armonia. Proprio cooperazione ed armonia, senza necessità di una stratificazione gerarchica, dovrebbero essere i principi dell'organizzazione sociale umana. Kropotkin prende ad esempio le poleis greche, i comuni medievali ed altre esperienze storiche come esempi di società autogestite. L'etica non dovrebbe essere imposta dalle leggi dello Stato ma scaturire spontaneamente dalla comunità. Come Bakunin, Kropotkin si augura la scomparsa dello Stato e l'instaurazione di un comunismo federalista, autogestito e decentrato.

La Comune di Parigi
Nonostante le divergenze i socialisti e gli anarchici di varie tendenze furono unanimi nel vedere nella Comune di Parigi (1871) il primo tentativo da parte del movimento operaio di creare una società comunista. I comunardi presero il controllo di Parigi per due mesi e combatterono tanto contro la Prussia che contro il governo francese. La Comune introdusse una serie di leggi che riducevano il potere dei detentori di proprietà, come quelle che cancellavano i debiti, prima di venire soppressa nel sangue. Per Marx la Comune di Parigi rappresentò il primo esempio concreto di "dittatura del proletariato"; egli sostenne con forza il coraggioso esperimento politico anche se in un primo momento ritenne l'impresa troppo azzardata.

L'Unione Sovietica e il socialismo reale
La Rivoluzione d'Ottobre
La falce e il martello, dai primi del 1900 simbolo internazionale del Comunismo di matrice marxista, rappresentano l'unità fra i lavoratori delle città (martello) e quelli delle campagne (falce).
L'uso del termine comunista, sempre interpretato in senso marxista cambia (e acquisisce un significato distinto da socialista) quando nel 1917 il Partito Operaio Socialista Democratico Russo (bolscevico, distinto dall'omonimo partito menscevico) partito leninista, assieme alla frazione di sinistra del Partito Socialista Rivoluzionario, conquista la maggioranza nei Soviet e prende il potere in Russia con la Rivoluzione d'ottobre, la quale successivamente, 1922, porterà alla fondazione della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Dopo la rivoluzione Lenin propone infatti alle fazioni rivoluzionarie dei socialisti marxisti di espellere la fazione riformista, cambiare il nome dei loro partiti in Partito Comunista e unirsi in una nuova Internazionale (la terza), 1919, che poi diventa l'Internazionale Comunista, abbreviato in seguito in Comintern. La nuova Internazionale si ispira al modello sovietico, accetta, implicitamente, la leadership del Partito Comunista Panrusso (Bolscevichi) e adotta la versione bolscevica del marxismo. Ogni partito che voleva aderire doveva accettare le "Ventuno Condizioni" decise dal secondo congresso dell'Internazionale, fra le quali la dodicesima che indicava che i partiti aderenti dovevano basarsi sul principio del centralismo democratico, che prevedeva la possibilità di ampio dibattito interno ma che impediva l'espressione all'esterno di questo dibattito ed una organizzazione di tipo centralizzata con vasti poteri al centro.
Nel pensiero di Lenin, come nel marxismo classico, il primo passo della presa del potere da parte del proletariato consisteva in una rivoluzione: il dominio borghese doveva essere sostituito dalla funzione-guida del proletariato (nel pensiero marxista classico questa fase viene chiamata, in opposizione polemica alla effettiva dittatura della borghesia, dittatura del proletariato). Lenin però, che aveva ripreso e ampliato la teoria di Hobson sull'imperialismo, a differenza di Marx che credeva che la rivoluzione sarebbe avvenuta nei paesi in cui il capitalismo era più avanzato, ipotizzò che la rivoluzione potesse avvenire prima nelle nazioni arretrate, come la Russia zarista, che erano più fragili perché subivano contemporaneamente sia le sollecitazioni interne del cambiamento sociale sia la pressione concorrente degli stati confinanti, economicamente e socialmente più moderni. Lenin puntava sul movimento di massa, alla cui testa doveva porsi il proletariato guidato da un'avanguardia proletaria composta di partiti coesi, bene organizzati e retti da una rigida disciplina. Questa versione del marxismo rientra nella teoria detta leninismo.
La maggior parte dei socialisti rivoluzionari accettarono dopo qualche perplessità la proposta. Non mancarono però gli accesi critici di Lenin, come Rosa Luxemburg che intravide l'involuzione dittatoriale che la Rivoluzione d'Ottobre stava prendendo sotto la direzione del partito bolscevico.

Stalin e l'URSS
La politica sovietica e la prassi comunista cambiarono radicalmente con l'ascesa del successore di Lenin, Stalin; questi elaborò un'ideologia, il marxismo-leninismo, che per alcuni[senza fonte], sotto la facciata della continuazione del pensiero di Marx e di Lenin, trasformò l'URSS in un regime totalitario del XX secolo, mentre per altri non fece altro che accentuare e sviluppare il carattere totalitario già insito nell'ideologia nella rivoluzione bolscevica.
L'ascesa di Stalin corrispondeva all'ascesa al potere della burocrazia che effettivamente disponeva dello Stato e dei mezzi di produzione. Ciò richiedeva la liquidazione dei rivoluzionari. Stalin prima estromise dal potere con complesse manovre il vecchio gruppo dirigente bolscevico, del quale Leon Trotsky era l'esponente più brillante, quindi si sbarazzò uno a uno dei suoi vecchi compagni di lotta ed anche dei giovani rivoluzionari, accusandoli di varie deviazioni politiche e tradimenti immaginari (Grandi purghe degli anni trenta che videro tra le vittime quasi tutti gli esponenti del vecchio gruppo dirigente bolscevico). Ogni forma di libertà fu eliminata e fu instaurato un regime di terrore in cui tutti potevano essere da un momento all'altro accusati di qualcosa, arrestati, torturati e, quando si trattava di membri del PCUS, spesso costretti ad ammettere i loro inesistenti delitti in pubblici processi prima di venire uccisi o internati in campi di concentramento (il gulag). Queste persecuzioni si estendevano anche alle famiglie ed agli amici dei perseguitati.
Alla passione ed alle idee della rivoluzione del 1917 si sostituì il potere degli apparati e l'arbitrio di Stalin. La collettivizzazione forzata e la repressione dei movimenti indipendentisti (che provocarono milioni di morti - vedi lo sterminio dei Kulaki e l'Holodomor), nonché l'industrializzazione sotto la guida statale non avevano più lo scopo di creare una qualche forma di società socialista ma piuttosto quella di rafforzare la nazione sovietica e il potere del suo dittatore. La politica estera machiavellica di Stalin passava dal sostegno aperto ai movimenti antifascisti quando la sua posizione poteva uscirne rafforzata, alla ricerca di un compromesso semi-segreto con la Germania nazista per spartirsi la Polonia e altri territori già parte dell'impero russo (Patto Molotov-Ribbentrop, 1939). Le indicazioni che impartiva ai partiti comunisti (il Comintern era ormai diventato una cinghia di trasmissione delle volontà della dirigenza sovietica anziché un luogo di discussione) erano ugualmente capaci di subire brusche sterzate da un momento all'altro. Ad ogni "capriola ideologica" chi sosteneva una tesi contraria veniva perseguitato e tacciato di tradimento.
Negli anni trenta anche alcuni militanti comunisti occidentali si accorsero della piega che la situazione stava prendendo in URSS, fra questi Boris Souvarine, André Gide e George Orwell. In Italia nel 1931 venne espulso Ignazio Silone dal Pci per aver criticato Stalin. Seppe presentarsi ai comunisti come una guida solida e abile, alla sinistra in generale come uno dei pochi leader che facesse qualcosa per combattere il fascismo (almeno prima del Patto Molotov-Ribbentrop). Con l'avvento del fascismo molti avevano infatti cominciato a pronosticare la morte della "democrazia borghese" e a ritenere che fascismo o comunismo sovietico fossero le sole vie possibili. L'abilità manipolatoria della propaganda e l'impossibilità per molti militanti comunisti di visitare di persona l'Unione Sovietica (diversamente dai dirigenti del partito) e rendersi conto della reale situazione del paese favorirono Stalin[senza fonte]. Già dagli anni trenta importanti scrittori progressisti, come André Gide, dopo il viaggio in Unione Sovietica, organizzato dalle autorità sovietiche, criticarono la natura di quel sistema:
« E io penso che in nessun paese oggi, fosse pure nella Germania di Hitler, lo spirito sia meno libero, altrettanto asservito, intimidito (leggi: terrorizzato), schiavo. »
(André Gide, Retour de l'URSS, 1936)
Tra le testimonianze sui campi di concentramento staliniani a partire dagli anni trenta e quaranta e tra le opere letterarie di denuncia sulla repressione staliniana il romanzo Buio a mezzogiorno (1941) di Arthur Koestler, che aveva rotto con il comunismo proprio per questa ragione. Altri intellettuali che spezzarono il conformismo sull'URSS, allora imperante nel mondo progressista, furono George Orwell, André Gide, Ignazio Silone (tutti e tre ex-comunisti). Anche Antonio Gramsci, l'ex segretario del Partito Comunista d'Italia, dal carcere dove era detenuto a causa della sua opposizione al fascismo, fece conoscere la sua opposizione alla persecuzione di Trotzkij e dei vecchi dirigenti bolscevichi. Anche dopo la seconda guerra mondiale furono numerose le denunce e le testimonianze fra le quali quella di Alexander Solzhenitsyn.
Alla fine della seconda guerra mondiale il potere di Stalin e la sua ideologia si espansero nelle zone che l'Armata Rossa aveva liberato dal nazismo ed occupato. Dove esisteva un movimento comunista di massa, come in Cecoslovacchia, le purghe eliminarono presto i dirigenti non in linea con l'URSS o non sufficientemente malleabili, mentre i partiti non comunisti, maggioritari, venivano sciolti o posti sotto controllo dei partiti comunisti filosovietici. Alla fine l'Europa orientale vide nascere una cintura di Stati satelliti saldamente controllati dall'URSS e con sistemi politico-sociali ricalcati sul modello sovietico.
La reazione dell'Occidente, che in quel momento voleva dire soprattutto Stati Uniti d'America, all'espansione dell'influenza dell'URSS portò ad un progressivo irrigidimento dei due grandi blocchi che si configurò come guerra fredda.
L'espansione dell'ideologia marxista-leninista andò oltre l'avanzata dell'Armata Rossa, raggiunse infatti la Repubblica Popolare Cinese, che sarebbe stata proclamata nel 1949 da Mao Tse Tung e l'Albania di Enver Hoxha che erano il frutto di una lotta civile e di una resistenza antifascista interne, a queste va aggiunta la Repubblica socialista federale di Jugoslavia presieduta dal Maresciallo Tito, nella quale l'Armata Rossa non si stabilì pur avendo partecipato alla lotta per la liberazione dell'occupazione nazista. I governi di questi paesi dopo un primo periodo di buoni rapporti dimostrarono che non avevano nessuna intenzione di sottomettersi passivamente ai dettami dell'URSS quindi in epoche differenti ruppero con l'URSS teorizzando anche una propria versione dell'ideologia marxista-leninista: maoismo, hoxhismo (chiamato a volte enverismo) e il titoismo, metodologicamente non dissimili dallo stalinismo e, comunque, espressione del cosiddetto capitalismo di Stato in varie versioni.

Dopo Stalin
Dopo la morte di Stalin nel 1953 ci furono da parte dei paesi e dei partiti satelliti dei tentativi di scrollarsi dal pesante dominio sovietico ma questi tentativi vennero repressi duramente. I partiti dell'europa occidentale, già membri del Comintern, seguirono le posizioni dell'URSS in linea generale fino al 1968, la Primavera di Praga, quando per la prima volta non furono d'accordo con le scelte fatte dalla dirigenza sovietica. Da quel momento in poi questi partiti si allontanarono sempre più dall'ideologia marxista-leninista fino a quando verso la fine degli anni settanta si spostarono su posizioni eurocomuniste.

Crollo del Muro
Verso la fine del secolo XX lo stato di necessità economica e sociale in cui versava l'URSS spinsero i vertici del partito comunista sovietico ed in primis il Presidente Mihail Gorbačëv ad attuare una politica di rifondazione dello stato e di apertura al mondo occidentale, definita al tempo Perestrojka. A partire da questo momento (1985) il cammino dell'URSS si farà sempre più aperto allentando la stretta sull'Europa orientale, sul regime illiberale e sulla chiesa ortodossa.
Oggi, alcuni paesi (Cina, Corea del Nord, Cuba, Laos, Vietnam) continuano ad essere governati da partiti ispirati all'ideologia marxista-leninista, sebbene in diverse variazioni, ma hanno adottato in misura più o meno ampia un' economia maggiormente improntata a criteri pragmatici.

Trotsky e il comunismo rivoluzionario
Lev Trotsky, il teorico della Rivoluzione Permanente, bollato come il traditore numero uno e costretto a fuggire dall'URSS, denunciò la politica di Stalin ma con scarso successo. Fondò nel 1938 la Quarta Internazionale, formata da gruppi e partiti comunisti dissidenti definiti, ma non da lui, trotskisti, ma fu ucciso nel 1940 in Messico da un sicario di Stalin.
Nonostante Lenin preferisse Trotsky come successore, Stalin riuscì ad esautorarlo e ad esiliarlo, riuscendo a portare a compimento il proprio progetto di Stato e di Partito. Ne risultò una società paralizzata da un apparato burocratico elefantiaco. La cura a questa situazione fu teorizzata da Trotsky ne "La rivoluzione tradita" e consisteva in una seconda rivoluzione ("politica" in contrasto a quella "sociale" dell'Ottobre) che avrebbe dovuto portare il popolo a riprendersi lo Stato, togliendolo di mano ai "burocrati" che, secondo la tesi trotskista, avevano assunto il ruolo di casta privilegiata al potere (non però di nuova "classe dominante") al posto dei lavoratori salariati.

I movimenti comunisti nell'antifascismo
Molti pensatori di ispirazione comunista o socialista interpretarono la tragedia della prima guerra mondiale come risultato delle rivalità fra nazioni, frutto del nazionalismo e dell'imperialismo, visto da alcuni (secondo il pensiero leninista) come fase ultima del capitalismo. Nel primo dopoguerra, alcuni segnali sembrarono andare nella direzione della rivoluzione socialista (la rivoluzione russa, il biennio rosso italiano, la proclamazione della Repubblica Socialista in Germania da parte di Karl Liebknecht, la fondazione della Repubblica Sovietica Ungherese, ed in generale il successo di movimenti operai in diversi paesi) ma pressoché tutti fallirono. Successivamente, la crisi economica del 1929, fornì ulteriori argomenti ai teorici critici del capitalismo liberale, ma presto fu chiaro che la crisi e l'impoverimento delle nazioni europee non stava portando a rivoluzioni progressiste, bensì all'abolizione della democrazia e all'affermarsi di regimi autoritari di destra, di cui gli esempi più eclatanti erano il fascismo italiano ed il nazismo tedesco. I marxisti presenti nel movimento antifascista sostengono che il passaggio da una forma di governo democratico ad una forma di governo totalitario, non è altro che un'opzione per la quale la borghesia opta per frenare, attraverso la repressione e il controllo del territorio, le rivendicazioni operaie e proletarie. Tale opzione, secondo i marxisti, è per la borghesia indispensabile e ne fa uso quando le contraddizioni politico-economiche sono tali da rappresentare una minaccia per l'ordinamento costituito. Per cui i marxisti sostengono che il movimento fascista è al servizio della borghesia, portando a compimento un primo accenno d'analisi fatta da Karl Marx, riguardo il sottoproletariato che egli stesso definì "feccia al servizio della reazione".
L'avvento del fascismo colse i comunisti, come altri gruppi politici, impreparati. Sebbene l'antifascismo italiano avesse una forte impronta liberale (Manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925 di Benedetto Croce), i comunisti si diedero un'organizzazione clandestina anche dopo l'affermazione del regime. Il ruolo fondamentale svolto dai comunisti nell'antifascismo è stato spiegato in diversi modi: essi erano per lo più persone con forti convinzioni ideali, preparate a un'eventuale azione clandestina e alla possibilità di essere perseguitate per le loro idee politiche. Inoltre i comunisti che militavano nei partiti membri del Comintern avevano alle loro spalle l'organizzazione di questa e il prestigio dell'URSS, anche se non sempre i sovietici li appoggiarono in modo effettivo. Nel primo periodo, infatti, lo sforzo antifascista dei comunisti ebbe un grosso limite nella politica del Comintern di considerare le forze riformiste di sinistra nemici da combattere anziché alleati: il termine "socialfascismo" coniato per bollare i socialdemocratici fu la manifestazione più evidente di questo atteggiamento. Si pensava infatti che il fascismo sarebbe stato un fenomeno transitorio (tesi questa condivisa da molti osservatori dell'epoca), che sarebbe crollato lasciando via libera alla lotta tra comunisti e loro oppositori per creare una società alternativa al capitalismo e che i socialdemocratici, compromessi con le forze conservatrici, si sarebbero trovati dalla parte opposta delle barricate. Questa politica fu in parte imposta da Stalin e in parte inizialmente caldeggiata da alcuni partiti comunisti, come il Partito Comunista Tedesco, che erano divisi da un'aspra rivalità con i socialdemocratici. Per ulteriori approfondimenti su questo punto si può leggere Nascita e avvento del fascismo dell'ex comunista italiano Angelo Tasca, e Da Potsdam a Mosca di Margaret Buber-Neumann, compagna di uno dei principali dirigenti del Partito Comunista tedesco. Le conseguenze disastrose dell'avvento del fascismo e la repressione da parte dei regimi fascisti di coloro che professavano l'ideologia comunista (fra le numerose vittime Antonio Gramsci, secondo segretario del Partito Comunista d'Italia, morto al termine di una lunga carcerazione durante la quale non ebbe pieno accesso alle cure mediche necessarie per il suo grave stato di salute) portarono a un ripensamento della posizione del Comintern e alla nuova politica dei Fronti Popolari, alleanze di tutte le forze di sinistra in funzione democratica e antifascista: il primo esempio di Fronte Popolare fu quello spagnolo che vinse le elezioni nel 1936 (vedi anche voce Guerra civile spagnola). Poco tempo dopo anche in Francia si affermò un governo di Fronte Popolare, formato da socialisti e radicali e appoggiato dai comunisti dall'esterno.
Durante la guerra di Spagna la sezione locale del Comintern, che inizialmente nel paese non era che un piccolo partito, acquisì una forza e un prestigio notevole grazie agli aiuti militari che l'URSS fece pervenire ai repubblicani spagnoli e che si trovò a gestire. Il Comintern favorì la nascita e l'organizzazione delle Brigate Internazionali, che erano aperte agli antifascisti di ogni tendenza politica, che permisero a chi voleva dare il suo contributo individuale alla causa spagnola di partecipare alla lotta. Proprio in Spagna però si manifesta, fuori dall'isolamento dell'URSS, la repressione staliniana dei comunisti che non volevano piegarsi alle posizioni del Comintern. In questo paese esistevano infatti un forte movimento anarchico (vedi paragrafo comunismo anarchico) rappresentato dai sindacati FAI (Federación Anarquista Ibérica) e CNT (Confederación Nacional del Trabajo), e un piccolo ma attivo partito marxista di vaga ispirazione trotskista e antisovietica, il POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista). La principale differenza di indirizzo politico tra POUM e i filo-sovietici durante la guerra era che i primi ritenevano inseparabili guerra antifascista e rivoluzione socialista, mentre per i secondi ogni altro obiettivo doveva essere subordinato alla vittoria sul generale Francisco Franco e i suoi miliziani. Sotto istigazione di Stalin il POUM venne accusato di essere un movimento di traditori che "oggettivamente" favorivano i fascisti e i suoi membri perseguitati (Andreu Nin, il segretario, venne torturato e assassinato in carcere). Parallelamente gli esperimenti di "comunismo libertario" e autogestito degli anarchici venivano scoraggiati o interrotti, anche se i dirigenti anarchici riuscirono per lo più a salvarsi dal terrore staliniano grazie alla loro forza politica. Il 17 maggio 1937 a Barcellona si ebbero addirittura violenti scontri armati tra POUM e CNT da una parte e combattenti inquadrati nelle organizzazioni del PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya), vicino al Partido comunista de España dall'altra. Questi fatti sono stati riportati tra gli altri da George Orwell, allora combattente in Spagna in Omaggio alla Catalogna e trasposti cinematograficamente da Ken Loach in Terra e Libertà. Il movimento comunista si è impegnato anche nella Resistenza all'occupazione nazifascista, durante la seconda guerra mondiale. In Europa notevole fu l'impegno nella resistenza jugoslava, italiana, francese, greca, polacca, cecoslovacca e in Asia nella resistenza cinese, malese e filippina.

Esperienze comunitarie moderne
Attualmente un piccolo numero di persone, provenienti soprattutto dalle regioni industrializzate, hanno scelto di uscire dalla società moderna e di vivere in comunità, piccole società alternative: il fenomeno vide il suo apice durante il boom della contro-cultura negli anni sessanta e all'inizio degli anni settanta, ma in misura ridotta dura tuttora. Queste persone sono spesso designate come nuovi bohemién o hippy e per quanto riguarda collettività organizzate per occupazioni abusive anche squatter.

Critiche al comunismo
La dottrina della Chiesa si è sempre pronunciata, contrariamente a quanto si allude dallo stesso Gesù Cristo, a favore dell'inviolabilità della proprietà privata vista come prolungamento della persona stessa. La messa in comune della proprietà è proposta dalla Chiesa solo su base volontaria come gesto di adesione ai consigli evangelici. A tal proposito in ogni caso, il comunismo di stampo marxista mette in dubbio non tanto la proprietà individuale, quanto quella dei mezzi produttivi.
« Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio. »
(Catechismo della Chiesa cattolica, III, sez. ii, cap. 2, art. 7, 2403[14])
Molti scrittori e attivisti politici si sono dimostrati critici nei confronti del comunismo: dissidenti del blocco sovietico Aleksandr Isaevič Solženicyn, Arthur Koestler e Václav Havel; economisti Friedrich von Hayek, Ludwig von Mises e Milton Friedman; storici e sociologi Hannah Arendt, Robert Conquest, Daniel Pipes e R. J. Rummel; filosofi come Karl Popper, per citarne alcuni. Alcuni studiosi, tra questi Conquest, argomentano contro il marxismo sottolineando la violazione dei diritti umani da parte dei regimi comunisti, particolarmente a opera di Stalin e Mao Zedong. La maggior parte degli studiosi e dei politici contrari al comunismo tendono a vedere le vittime e i reati causati dai regimi comunisti come conseguenze inevitabili dell'applicazione del marxismo, mentre pensatori e politici vicini al comunismo solitamente sostengono la mancanza di un rapporto tra gli ideali e quanto compiuto dai vari regimi a essi ispirati. Ciò varrebbe in particolare per il regime staliniano in Unione Sovietica, visto come una degenerazione del marxismo. Esistono, naturalmente, anche critiche alle teorie economiche sviluppate da Marx e dai marxisti. Hayek, tra gli altri, sostiene che il possesso collettivo dei mezzi di produzione può essere mantenuto solo attraverso un'autorità centrale di qualche tipo, che tende, a causa dell'enorme potere del quale è investita, a diventare totalitaria, violando le libertà civili e politiche quindi eliminando tutti gli oppositori politici. L'economista sostiene inoltre che libertà e diritti possano essere conservati solamente attraverso la salvaguardia della proprietà privata e dell'economia di mercato ossia due libertà essenziali per la teoria liberale e liberista.

Storia del termine
Nonostante l'idea di una società comunista si sia sviluppata fin dall'antichità, i termini socialismo e comunismo sono di origine settecentesca e divengono di uso comune solo con l'affermarsi della Rivoluzione industriale. Nonostante ciò, il termine comunismo spesso viene usato per descrivere tutte le teorie, anche antecedenti alla nascita del termine, che prevedono il possesso collettivo dei mezzi di produzione e l'abolizione della proprietà privata. Molte di queste teorie però mancano di alcune fondamentali caratteristiche del comunismo moderno e contemporaneo (in particolar modo l'assenza di classi e l'egualitarismo). In questi casi si usano quindi anche termini differenti per marcare questa differenza: si parla di teorie comunistiche, o di comunismo ante litteram. Fino alla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista nel 1848, i termini socialismo e comunismo erano considerati intercambiabili. Nell'opera, invece, Marx ed Engels operano la suddivisone tra «socialismo utopistico» e «socialismo scientifico», che essi chiamano anche comunismo. Gli autori volevano evidenziare polemicamente le differenze tra le teorie socialiste allora diffuse (Saint-Simon, Fourier, Proudhon e Owen) e la loro, che si proponeva di essere scientifica, in quanto basata su fatti e leggi, e non su idee od utopie. Scrivono infatti nel Manifesto: «Le proposizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto su idee, su principi inventati o scoperti da questo o quel riformatore del mondo. Esse sono semplicemente espressioni generali di rapporti di fatto di una esistente lotta di classi, cioè di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi». Nonostante le loro affermazioni, molti hanno criticato che il marxismo sia in effetti scientifico: in particolare Karl Popper, che basa la sua critica sulla non falsificabilità delle teorie marxiste. In ogni modo il termine comunismo continuò a essere un sinonimo di socialismo per tutto l'Ottocento: basti ricordare che i partiti che prendevano parte alla Seconda internazionale, tutti di ispirazione marxista, venivano tutti denominati socialisti o socialdemocratici. La definitiva separazione dei due termini avvenne per iniziativa di Lenin: nel 1917 il Partito Operaio Socialdemocratico Russo, per evidenziare il distacco tra le posizioni del socialismo riformista e il socialismo rivoluzionario, assunse la denominazione di Partito Comunista Russo. Da allora si definiscono comunisti tutti i partiti di ispirazione rivoluzionaria, mentre socialisti o socialdemocratici si definiscono i partiti sostenitori di un avanzato programma di riforme. Questi ultimi possono rimanere nell'alveo della società capitalistica senza proporsi l'obiettivo di una trasformazione socialista della società oppure promuovere leggi volte a cambiare il sistema sociale da capitalista a socialista."
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 26, 14:27:03

Anche se faccio il tassista[per scelta e non per fame]faccio presente che ho conseguito il diploma di maturita classica in uno dei piu esclusivi licei di Roma [il Visconti ]che ho frequentato l universita facolta di giurusprudenza abbandonata per dedicarmi a cose piu proficue,ho un paio di specializzazioni e sono anche abilitato alla condotta di NAVI da diporto,tutto cio perche sembra che state parlando con lo scemo del villaggio,un pochino di filosofia l ho studiata anchio ,per poco che mi so muovere su internet almeno le definizioni le so chiedere e leggere,e inutile che pubblicate trattati,quelli possono interessare se sono di balistica o di ricarica ,io sto parlando di REALTA se voi state filosofeggiando e un discorso che non mi interessa e fondamentalmente non dovrebbe interessare neanche voi visto che con la filosofia non si creano nuovi posti di lavoro ne tantomeno si migliora il tenore di vita delle famiglie .AUGH ho detto!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 26, 14:32:46

...macchè scemo del villaggio, è che porti esempi sbagliati, regimi invece che idee, sono cose diverse, come ben sai... :birra:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 26, 14:35:23

...e non mi vorrai dire che con governi come il nostro ..."si creano nuovi posti di lavoro ne tantomeno si migliora il tenore di vita delle famiglie"... dai!!!!!!!!!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 26, 15:10:37

Il buon Veltroni ed il buon Gasbarra[riecco che casco nei discorsi politici]hanno pensato di aumentare i posti di lavoro a Roma,parlo di questi due perche e successo in settori che conosco discretamente,quindi hanno assunto Gasbarra 4500 netturbini in piu e Veltroni 4000 tassisti in piu, tutto bene direte voi?No ed ora vi spiego perche.. il mio amico guadagnava al netto in busta 1700 euro con un bel po di ore di staordinari ,una volta assunti i nuovi [con contratti che prevedono 800 euro netti al mese]lui non deve piu fare gli strordinari e ritorna alla retribuzione base di 1100 euro che non gli permettono di pagare il mutuo e quindi cosa fa il mio amico?visto che e un bravo meccanico ripara le macchine nel suo garage facendo concorrenza ai meccanici poiche di questi non ha le spese!D altronde anche i nuovi assunti non riescono a vivere con 800 euro ed anche loro allegramente si mettono a fare gli idraulici,gli elettricisti i fotografi e cosi via...Ora vi domando abbiamo creato 4000 posti in piu o abbiamo aiutato l evasione fiscale e la chiusuira delle piccole imprese?Tutto questo preambolo per chiedervi e questa la sinistra?Se non lo e suggeritemi quale potrebbe essere con questi presupposti[ascoltate le farneticazioni di Vendola e poi ditemi]
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 26, 15:23:04

...e va bè, se per questo la Gelmini sta facendo perdere il posto di lavoro ad una quarantina di mila di precari... l'evasione fiscale, caro tonino, non la creano questi poveracci che cercano di sopravvivere, ma le grosse aziende che con appropriate triangolazioni, risultano straniere (..tanto per fare un esempio, Cotonella è diventata Albanese) e pagano le tasse, poche, in altri paesi pur essendo italiane e di proprietà di italiani, eccola l'evasione che conta :???:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 26, 16:18:01

La Gelmini dal mio modestissimo punto di vista sta riequilibrando una situazione che aveva quasi del paradossale,avevamo quasi piu insegnanti che scolari !Le grosse o piccole aziende hanno come unico scopo quello di produrre se la Omsa in Italia paga un operaio 100 ed in serbia 50 mi dici lo scopo di rimanere in Italia?Forse quello di trovarsi fuori mercato?di regalare l azienda con tutto il suo know anzi ,visto che siamo Italiani con tutte le sue tecnologie ai cinesi?L evasione fiscale e un falso problema nel senso che non interessa a nessuno risolverlo altrimenti con la tecnologia e l informatizzazione di oggi nel giro di un anno la gdf avrebbe risolto,la verita e che nel torbido,nelle leggi interpretabili ci sguazzano felicemente tutti!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mar ott 26, 16:22:00

tonino ha scritto:
...L'evasione fiscale e un falso problema nel senso che non interessa a nessuno risolverlo altrimenti con la tecnologia e l informatizzazione di oggi nel giro di un anno la gdf avrebbe risolto,la verita e che nel torbido,nelle leggi interpretabili ci sguazzano felicemente tutti!



...e questa è una grande verità, ed i primi che hanno interesse a lasciare tutto come sta, tartassando solo i "piccoli", sono proprio i nostri governanti, non solo questi ultimi ma tutti quanti, passati e presenti :cinesino:
...1911 FOREVER...

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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mar ott 26, 16:27:13

Adesso ti do ragione al 1000 per 100 :ok:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » mar ott 26, 17:38:56

:mattarello:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mer ott 27, 08:33:55

:oops: :cinesino:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda WolfNet » mer ott 27, 10:27:58

Calico ha scritto::mattarello:


L’idea filosofica del comunismo, mi pare più “a misura d’uomo” di quella del capitalismo che si fonda sullo sfruttamento di chi non ha altro da offrire che il suo lavoro (cioè il proletario).
Che poi esista una destra sociale, che in passato abbia pensato ai lavoratori, nulla da eccepire. È verissimo. :ok:
Che la nostra Sinistra non sia “comunista, atea e mangia bambini”, mi pare evidente:
- tentativi di scalare banche, vedi il caso Unipol-BNL con D’Alema, Fassino, Consorte & C. (impone un punto di vista capitalistico molto spinto);
- lo statuto del PD copiato da quello della Democrazia Cristiana (con tanto di rimando alle idee evangeliche in uno dei primi articoli), il che manda a quel paese l’ateismo e il “mangiabambinesimo” (si può dire così?)

Tonino, tu parli di 4.000 nuovi tassisti che hanno fatto più danno che utile… ma qui non si tratta di un difetto della politica di sinistra, ma dei POLITICI di (pseudo)sinistra.
Stupidate simili le hanno fatte anche i Leghisti a Verona e a Padova e il PDL a Milano. Consolati... le idee sceme non sono monopolio del PD! :D
Considera che la destra in Canada vuole liberalizzare le droghe leggere e aprire di più le frontiere all’immigrazione :shock: ... questo ti dovrebbe fare pensare che forse le idee di destra e di sinistra sono in realtà cose fluide e non ha senso etichettarle in quel modo. Meglio dire idee giuste o sbagliate. Idee a cui si è pensato alle conseguenze e idee buttate la solo per motivi elettorali (vedi il discorso dell'eliminazione delle tasse di successione, prontamente ripristinate con la Finanziaria 2007 ad elezioni concluse :twisted: :arrab: :sad: ).



Riporto un post tratto dal blog “Gente con le Palle Quadre” che secondo me rende molto bene sia l’argomento di Internet che del “metodo italiano”. Così mi rimetto In Topic e chiedo scusa a Calico per l'Off Topic sul comunismo: :cinesino: :birra:

http://genteconlepallequadre.blogspot.com/2010/10/posti-di-lavoro.html

lunedì 25 ottobre 2010
Far nascere nuovi posti di lavoro

Qualche tempo fa ho parlato dell'opportunità di guadagno che la rete offre, cercando di aiutare i lettori a farsi un'idea di quello che è il mondo dei webmaster o dei blogger. In Italia questa opportunità non è ancora decollata, ma si può fare qualcosa a riguardo...

I blogger o proprietari di siti internet americani e inglesi lo fanno ormai di mestiere, in quei paesi non è difficile riuscire a mantenersi gestendo siti internet o blog. E' un vero e proprio lavoro.
In Italia no...
Perché?
Perché in Italia c'è la solita mentalità del "glielo metto in culo", che non è altro che la forma più abbietta di egoismo e pigrizia.

In America se un blogger scrive articoli molto interessanti gli altri blogger parleranno di quell'articolo, o se tratteranno un tema simile, o lo stesso, linkeranno il vostro articolo. Tutto per una completezza dell'informazione.
In questo modo chi scrive bene e con passione sarà ricompensato con un traffico continuo proveniente dagli altri blogger, un pagerank buono, e di una buona fama.
Tutto questo aiuta notevolmente l'aspetto finanziario di quella persona, senza che ai navigatori esca un solo centesimo dalle tasche.

In Italia perché è più difficile raggiungere guadagni decenti?
Perché nel "bel paese" se un blogger scrive un articolo molto interessante gli altri blogger lo RUBERANNO attribuendosene la paternità, quindi senza citare o linkare la fonte.
Questa disonestà gretta danneggia non solo la vittima, che non si vedrà riconosciuto il lavoro, non verrà visitato perché non linkato e con basso pagerank, e rimarrà semisconosciuto, ma danneggia anche il grandissimo imbecille che crede che rubare gli articoli sia da "furbi". Google riconosce un contenuto copiato, e tende a penalizzare chi si macchia di questi reati (si potrebbe mettere in mezzo la polizia postale in questi casi), quindi il "furbo" che ha rubato l'articolo sta solamente danneggiando l'intero sistema, lui compreso.
Si perché visto che tutti cercheranno di metterlo in culo agli altri allora tutti saranno blogger che penseranno soltanto a se stessi.

Il danno che provoca questo comportamento IDIOTA lo hanno sotto gli occhi tutti: in Italia guadagnare con il web è molto, molto difficile, negli USA invece è una realtà ormai consolidata, e sono moltissime le persone che con i propri siti o blog si guadagnano lo stipendio mensile. Una bella differenza no?

Quello che si può fare è cercare di comportarsi il più onestamente possibile.
Se leggete un articolo con i controcazzi su un argomento simile a quello dei vostri post potete benissimo parlare di quel blogger e di quell'articolo, piazzandoci un bel link.
Se tutti facessero così in Italia verrebbe premiata la competenza di una persona (almeno sul web che si ha la possibilità di farlo concretamente), anzi non una sola, ma di tutte le persone competenti che scrivono sulla rete.

E poco male se magari i vostri testi non sono eccellenti: se siete bravi ad individuare blogger o webmaster capaci e probabilmente le persone visiteranno il vostro blog/sito per venire a conoscenza di molti blog seri e competenti.
Cosa che senz'altro colpirebbe qualche altro webmaster/blogger e che lo potrebbe spingere a scrivere un articolo su quel particolare blog...

Un circolo virtuoso insomma, dove magari si intrecciano rapporti umani fra webmaster.
E se qualcuno ruba gli articoli? Lo si mette in ridicolo pubblicamente.
Se venti blogger parlano male del tuo sito e del fatto che rubi gli articoli probabilmente avrà vita breve.

Anche i normali internauti dovrebbero evitare di visitare quei siti o blog che contengono post interamente copiati, così da evitare che tale comportamento possa seguitare indisturbato.

Nei miei post ho sempre inserito i link alla fonte delle informazioni, invece di copiare il post. Così ho integrato le informazioni del mio sacco con le informazioni del sacco di un'altra persona dandogli il giusto compenso, che è un semplice link che non costa nulla inserire nel post.

Volete provare a investire tempo e qualche fondo in qualche attività del web? Comportatevi onestamente e date il buon esempio.
A quei deficienti che rubano i post senza citare la fonte dico soltanto di cambiare mestiere. Se non siete in grado di mettere quattro parole in croce dovreste andare a spalare letame invece di danneggiare migliaia di persone compresi voi, che i banner pubblicitari li inserite morbosamente in gran numero nei vostri siti web.

Per ora è tutto
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » mer ott 27, 11:42:01

Concordo su tutto, ma stigmatizzo dicendo che é l'alea commerciale, unita alla mancanza di controlli e al fatto che i primi a tirare fregature sono coloro che tramite lo stato hanno il potere di concedere lo spazio fisico sul web a creare la situazione di cuu sopra, che per me é SECONDARIA al problema più generale. In USA, formattavi un PC con linux, lo collegavi alla rete tramte un canone ridicolo e davi lo spazio a chi ti pareva (non so ora). Io però parlavo anche di altro: l'attenzione alla cultura. Le biblioteche non pagano per fornire cultura gratis, qui devi avere un padre primario e ricco di famiglia per regalare riviste degli anni '50. E i fondi CE, al tempo di Gasparri1, chi se li é "incu**ti"? Hanno fulminato una fortuna e il Garante che ha fatto? E la Corte dei Conti? In Italia ci sono più livelli di comportamento mafioso a livello politico e si va a stigmatizzare solo coloro che politicamente non contano nulla, per gettare fumo negli occhi. Il commeriante, anche occasionale, ladro, é sempre lì, ma non é il solo e neppure il PEGGIORE. E il sistema di controlli che riscote lo stipendio anche se lavora male? E gli avanzamenti di carriera per anzianità? É civile un oaese ove al massimo ti spostano? In USA, sempre sulla bcca di tutti, ti LICENZIANO e perdi pure la pensione, qui no, neppure se l'hai fatta grossa, perché se sei un idiota riconosciuto e ti mettono a capo di un ufficio pubblico, 1) sei una categoria protetta che non può essere licenziato, 2) neppure ti possono redarguire più di tanto. É civile? Per me no. Ma in un mondo dove a Xfactor mandano avanti uno stonato per pietà fasulla, io non mi ci riconosco.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Mr45 » mer ott 27, 12:16:32

Calico ha scritto:Concordo su tutto, ma stigmatizzo dicendo che é l'alea commerciale, unita alla mancanza di controlli e al fatto che i primi a tirare fregature sono coloro che tramite lo stato hanno il potere di concedere lo spazio fisico sul web a creare la situazione di cuu sopra, che per me é SECONDARIA al problema più generale. In USA, formattavi un PC con linux, lo collegavi alla rete tramte un canone ridicolo e davi lo spazio a chi ti pareva (non so ora). Io però parlavo anche di altro: l'attenzione alla cultura. Le biblioteche non pagano per fornire cultura gratis, qui devi avere un padre primario e ricco di famiglia per regalare riviste degli anni '50. E i fondi CE, al tempo di Gasparri1, chi se li é "incu**ti"? Hanno fulminato una fortuna e il Garante che ha fatto? E la Corte dei Conti? In Italia ci sono più livelli di comportamento mafioso a livello politico e si va a stigmatizzare solo coloro che politicamente non contano nulla, per gettare fumo negli occhi. Il commeriante, anche occasionale, ladro, é sempre lì, ma non é il solo e neppure il PEGGIORE. E il sistema di controlli che riscote lo stipendio anche se lavora male? E gli avanzamenti di carriera per anzianità? É civile un oaese ove al massimo ti spostano? In USA, sempre sulla bcca di tutti, ti LICENZIANO e perdi pure la pensione, qui no, neppure se l'hai fatta grossa, perché se sei un idiota riconosciuto e ti mettono a capo di un ufficio pubblico, 1) sei una categoria protetta che non può essere licenziato, 2) neppure ti possono redarguire più di tanto. É civile? Per me no. Ma in un mondo dove a Xfactor mandano avanti uno stonato per pietà fasulla, io non mi ci riconosco.


Pirata, concordo su quasi tutto quanto ma, e spero che mi perdonerai perchè devo tornare in OT, rilevo due errori ai punti 1 e 2 del tuo post... quello che dici, sicuramente per mancanza di informazione corretta, non è assolutamente vero... i dipendenti pubblici possono esere benissimo licenziati, ne ho un esempio di un paio di mesi fa qua da me, e possono essere anche "redarguiti" e anche parecchio... non sai cosa rischia un dipendente pubblico oggi nel suo lavoro, in special modo i tecnici che non sono minimamente coperti da nessuno... poi come al solito, la situazione cambia secondo gli appoggi politici, ma per chi non ne ha è dura, dai retta :sad:
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda ordotempli » mer ott 27, 12:36:47

Per anni sono stato responsabile tecnico in una amministrazione dello sTATO, posso garantire che non c'è protezione ... nel caso qualcuno, anche solo perchè si ritiene danneggiato (giustamente o inguistamente che sia) può inviare un esposto .. questo comporta la sospensione (rimani in servizio ma lo stipendio è sospeso e così anche la tua presenza nella attività lavorativa) vieni denunciato, in via cautelativa dalla tua amministrazione, alla magistratura che farà il suo corso ... dopo qualche anno, se tutto và bene, vieni integrato in servizio e ti vengono riconosciuti gli stipendi non incassati .... ma, in attesa che la magistratura possa esprimere un giudizio, cosa fai ? Puoi sempre andare a pranzo alla mensa dei poveri ma la tua famiglia e le sue esigenze ? NON PARLATE SOLO PER SENTITO DIRE ... perchè gli onesti di sicuro non hanno capitali da parte ...
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda tonino » mer ott 27, 15:25:05

Per Ordo e Mr45,non esagerate!Convengo perche me lo dite voi che ci lavorate che possono esserci sanzioni e punizioni ma non ditemi che vivete con quella spada di Damocle sulla testa!Non credo che esistano molti dipendenti pubblici sospesi o peggio licenziati,probabilmente e qui ne convengo con voi esiste una malsopportazione da parte dei funzionari onesti di quei dirigenti che non capiscono nulla e son lassu per lecchinaggio politico e calci nel sedere. WOLF purtroppo non ci siamo visti a Perugia ma ti assicuro che al pranzo del sabato ho detto pubblicamente che odio qualunque partito Italiano,l unico motivo per cui prendo le parti della destra e il mio voler fomentare la rissa,ti assicuro che sono esattamente come voi una persona di buon senso che vede le cose positive[poche pochissime purtroppo]sia di una parte politica che della altra,probabilmente anchio faccio parte della maggioranza Vera degli Italiani che in questo momento non si sentono rappresentati da nessuno,perche nessuno ha fondato il partito del buonsenso!!!!
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda Calico » mer ott 27, 18:03:37

Signori, vi abbraccio, ma capitemi: non avevo in mente tutti, ma se specificavo troppo ci avrebbero potuto chiudere il forum. Capisciamme.
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Re: Internet una speranza o, in Italia, un miraggio?

Messaggioda ordotempli » mer ott 27, 18:13:51

Purtroppo, caro Tonino, i casi sono molto più frequenti di quanto si pensi. Personalmente posso solo dirti che soltanto l'esperienza e la capacità di evitare insidie sono determinanti. Quello degli appalti pubblici è una materia estremamente delicata ... spesso non sai memmeno quali giochi e quali consorterie si muovono alle tue spalle. Molti colleghi hanno rischiato e ... o hanno fatto una rapida carriera favorendo i giochi o sono sopravvissuti ma niente carriera.
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