Per il Gip non era possibile che l'uomo non conoscesse il motivo per cui gli veniva chiesto il tritolo. In primo luogo per la quantita', sproporzionata rispetto all'ipotesi di un esplosivo da usare per la pesca di frodo. Secondo il giudice, dunque, ''le quantita' fornite nelle prime due cessioni prima delle stragi di Capaci e di via D'Amelio (pari a circa 70-80 chili a volta) erano gia' tali da far ragionevolmente prospettare la loro utilizzazione per una finalita' omicidiaria o di attentato''.
A indirizzare gli investigatori a D'Amato e' stato il 'dichiarante' Gaspare Spatuzza che e' stato in grado di indicare il nome di battesimo di Cosimo ma non il cognome.
All'esatta identificazione di D'Amato hanno contribuito vari elementi raccolti dagli uomini della Dia. Nell'ordinanza il Gip cita, tra l'altro, una conversazione telefonica tra il boss Cosimo Lo Nigro e Cosimo D'Amato, che sono cugini.
Nell'intercettazione, datata 28 aprile del 1994, D'Amato dice a Lo Nigro di avere ''una cassetta di pesce'' da consegnare.
D'Amato sarebbe stato anche ricompensato per la sua attivita': Spatuzza, nelle sue rivelazioni agli inquirenti, riferisce infatti che a D'Amato venne detto che ''ti bagniamo le mani bene''.
Nel giustificare la custodia cautelare in carcere, il Gip sottolinea la ''eccezionale gravita''' delle condotte di D'Amato e la sua ''pericolosita' anch'essa eccezionale''.
http://www.asca.it/news-Mafia__Gip_Firenze__Cosimo_D_Amato_era___collettore_del_tritolo__-1217086-ATT.html
