Cari amici,
nel caldo estivo spesso riprendo alla mano libri letti diversi anni fa.
Mi è capitato tra le mani uno scritto da De Crescenzo nel 1998. Il titolo è il “Tempo e la felicità”. E’ un lavoro impostato sulle “Lettere a Lucillo” scritte da Seneca nel I secolo dopo Cristo. L’autore “immagina” le risposte di Lucillo a Seneca…
Il bello di questo testo è il commento che lo scrittore, ed una ipotetica amica archeologa, fanno al tema di ogni scambio epistolare.
Vorrei proporvi la lettura del commento alle lettere sulla politica.
De Crescenzo lo intitola “L’uomo qualunque”.
“Questa volta, “ mi chiede Alessia “chi pensi che abbia ragione? Seneca o Lucillo”?”
“In merito a cosa?”
“In merito all’impegno politico. Il saggio, a detta di Seneca, dovrebbe chiudersi in casa a leggere e a pensare. Secondo Lucillo, invece, dovrebbe scendere in campo per migliorare la vita dei suoi concittadini.”
“ La domanda è delle più difficili e, comunque, la risposta cambia da epoca ad epoca. Nel ’48, quando l’Italia era divisa su due fronti opposti, quello dello Scudo Crociato e quello del Fronte Popolare, scegliere uno schieramento piuttosto che un altro voleva dire far parte dell’Alleanza Atlantica o entrare nella sfera di influenza sovietica. Votare, quindi, non era un optional, era un dovere. Oggi, invece, con due coalizioni politiche pressoché uguali, prendere posizione potrebbe anche essere superfluo. A questo punto diventa determinante la condizione fisica di chi vota. Nel mio caso, ad esempio, con una età che si avvicina ai settanta,e con i sei anni di vita che ancora mi assegna la statistica, cosa vuoi che mi possa importare se il Ministro delle Poste è un signore che proviene dall’Ulivo o dal Polo? E allora finisco col dare il mio voto a Seneca: mille volte meglio chiudersi in casa a leggere e a meditare, che partecipare alle gare d’appalto del potere.”
“Ammetti, quindi, di essere un qualunquista.”
“Lo dici come se qualunquista fosse sinonimo di depravato. Guglielmo Giannini, l’inventore dell’Uomo Qualunque, era un intellettuale di tutto rispetto: altro che Bossi! Il problema, piuttosto, non è tanto il qualunquismo, quanto l’avere il cuore spostato a destra o a sinistra.”
“ E tu dove ce l’hai?”
“A destra quando il potere è a sinistra, e a sinistra quando il potere è a destra.”
“In pratica ti piace stare sempre all’opposizione.”
“Per forza: è molto più stimolante opporsi che appoggiare, in particolare quando hai la fortuna di vivere in un paese dove gli oppositori non vengono sbattuti in galera. A ogni modo , quando si desidera un governo di destra, conviene buttarsi a sinistra, né più né meno di come diceva Totò.”
“Questa proprio non l’ho capita” confessa Alessia.
“Allora seguimi: tutti i partiti di sinistra, non appena vanno al potere, si spostano progressivamente verso destra, e lo possono fare soltanto perché, essendo di sinistra, non vengono ostacolati più di tanto dai sindacati, che sono sempre si sinistra. Il che equivale a dire che solo un governo di sinistra può attuare una politica di destra. Lo so che sembra uno scioglilingua, ma è proprio così che stanno le cose.”
Leggetelo con calma, De Crescenzo, come tutti gli autori Partenopei "va assaporato"...
Un cordiale saluto, Silvio