Il Sindaco di Taranto si disarma...

http://www.lindipendenza.com/sindaco-taranto/
IL SINDACO DI TARANTO SBAGLIA A DISARMARSI UNILATERALMENTE
Davvero è incomprensibile la scelta del neo-ri-eletto sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, detto Ezio. Davvero non capiamo come, dopo essersi fatto fotografare con una pistola alla cintola, abbia deciso di buttarla via. Il sindaco, esponente di Sinistra È Libertà (Sel), pediatra, più volte volontario in Africa in missioni umanitarie, pacifista, ha optato per il suo disarmo unilaterale con queste parole: “Rinuncio alla pistola. Vendola mi ha detto che mi devo sentire protetto non da un ferro ma dal nostro affetto. Per questo, gli ha appena risposto dicendo che accolgo il suo invito. E per questo rinuncio alla pistola”. Tutto perché Vendola gli aveva scritto: “Non sono le armi che ci proteggeranno, è il disarmo che ci proietterà in una nuova epoca: quella in cui potremo uscire dalla infinita preistoria delle piccole e grandi guerre. Per questo ti chiedo di deporre quella stupida cosa inanimata, di buttar via quella pistola, perché tu possa sentirti pienamente protetto solo dal nostro affetto e dalla nostra stima”. Speriamo per lui che sia un deterrente sufficiente. O che Stefàno si limiti a nascondere la sua arma, non a gettarla. Altrimenti, d’ora in avanti, Stefàno dovrà difendersi da chi lo minaccia (di aggressione fisica) usando il solo affetto di Vendola e dei suoi compagni di partito. O ricorrendo ad una scorta armata, pagata dal contribuente.
Stefàno, che per curriculum e scelte politiche non può certo essere accusato di essere un “barbaro di destra”, era stato molto chiaro quando aveva spiegato le ragioni della sua pistola: “Giro armato da trent’anni. E da quando sono sindaco ho ricevuto minacce pesantissime. Ho rifiutato la scorta e porto la pistola come deterrente. Ho scelto di difendermi da solo. Ho il dovere di tutelare la mia vita. Prima delle elezioni ho ricevuto lettere minatorie affinché ritirassi la mia candidatura. Non mi sono arreso ai delinquenti e sono andato avanti per la mia città”. Una volta diffuse su Internet le immagini del sindaco con la pistola e le parole di auto-difesa di Stefàno, la blogosfera e i social network di sinistra sono esplosi dall’indignazione. Lo hanno chiamato sindaco-sceriffo, sindaco-cowboy, o altri “insulti” del genere. In un Paese come il nostro, specie se sei di sinistra, essere tacciato di americanismo è la peggiore delle offese possibili.
Eppure il sindaco aveva ragione. L’arma è un deterrente efficace. E gli Usa, checché ne pensino i vendoliani, non sono affatto un cattivo esempio.
Basti citare un solo caso: Kennesaw, Georgia. La cittadina del Sud degli Stati Uniti era piagata dal crimine: incursioni nelle case dei suoi cittadini, per furti e aggressioni. Una legge locale del 1982 obbliga tutti i cittadini a tenere almeno un’arma nel proprio domicilio. Il risultato? In appena otto mesi dalla sua introduzione, gli attacchi sono crollati dell’80%. Nel 2005 il tasso di criminalità complessivo nella città è diminuito del 50% rispetto al 1981.
Vediamo invece gli esempi contrari, dove domina la “civiltà” disarmista. A Washington, la capitale degli Usa, vige uno dei regolamenti più restrittivi sul porto d’armi. Ed è una delle città con il più alto tasso di criminalità in tutti gli Stati Uniti.
A New York il porto d’armi è quasi del tutto proibito. Col risultato che, contro quasi un migliaio di autorizzazioni all’anno per l’acquisto legale di armi, si stima che nella “Grande Mela” ne circolino almeno 1 milione detenute illegalmente. Quando la legge è proibizionista, i cittadini sono disarmati e solo i delinquenti possono ammazzarli.
E adesso non mi venite a citare i soliti esempi della Columbine High School o del Virginia Tech. Perché nelle scuole e università americane è tassativamente proibito portare armi. I criminali che hanno commesso le stragi sapevano di poter sparare su una folla indifesa di studenti e professori.
Proprio per questo Stefàno ha fatto male a disarmarsi unilateralmente. Perché i suoi nemici continueranno ad essere armati e pericolosi.
IL SINDACO DI TARANTO SBAGLIA A DISARMARSI UNILATERALMENTE
Davvero è incomprensibile la scelta del neo-ri-eletto sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, detto Ezio. Davvero non capiamo come, dopo essersi fatto fotografare con una pistola alla cintola, abbia deciso di buttarla via. Il sindaco, esponente di Sinistra È Libertà (Sel), pediatra, più volte volontario in Africa in missioni umanitarie, pacifista, ha optato per il suo disarmo unilaterale con queste parole: “Rinuncio alla pistola. Vendola mi ha detto che mi devo sentire protetto non da un ferro ma dal nostro affetto. Per questo, gli ha appena risposto dicendo che accolgo il suo invito. E per questo rinuncio alla pistola”. Tutto perché Vendola gli aveva scritto: “Non sono le armi che ci proteggeranno, è il disarmo che ci proietterà in una nuova epoca: quella in cui potremo uscire dalla infinita preistoria delle piccole e grandi guerre. Per questo ti chiedo di deporre quella stupida cosa inanimata, di buttar via quella pistola, perché tu possa sentirti pienamente protetto solo dal nostro affetto e dalla nostra stima”. Speriamo per lui che sia un deterrente sufficiente. O che Stefàno si limiti a nascondere la sua arma, non a gettarla. Altrimenti, d’ora in avanti, Stefàno dovrà difendersi da chi lo minaccia (di aggressione fisica) usando il solo affetto di Vendola e dei suoi compagni di partito. O ricorrendo ad una scorta armata, pagata dal contribuente.
Stefàno, che per curriculum e scelte politiche non può certo essere accusato di essere un “barbaro di destra”, era stato molto chiaro quando aveva spiegato le ragioni della sua pistola: “Giro armato da trent’anni. E da quando sono sindaco ho ricevuto minacce pesantissime. Ho rifiutato la scorta e porto la pistola come deterrente. Ho scelto di difendermi da solo. Ho il dovere di tutelare la mia vita. Prima delle elezioni ho ricevuto lettere minatorie affinché ritirassi la mia candidatura. Non mi sono arreso ai delinquenti e sono andato avanti per la mia città”. Una volta diffuse su Internet le immagini del sindaco con la pistola e le parole di auto-difesa di Stefàno, la blogosfera e i social network di sinistra sono esplosi dall’indignazione. Lo hanno chiamato sindaco-sceriffo, sindaco-cowboy, o altri “insulti” del genere. In un Paese come il nostro, specie se sei di sinistra, essere tacciato di americanismo è la peggiore delle offese possibili.
Eppure il sindaco aveva ragione. L’arma è un deterrente efficace. E gli Usa, checché ne pensino i vendoliani, non sono affatto un cattivo esempio.
Basti citare un solo caso: Kennesaw, Georgia. La cittadina del Sud degli Stati Uniti era piagata dal crimine: incursioni nelle case dei suoi cittadini, per furti e aggressioni. Una legge locale del 1982 obbliga tutti i cittadini a tenere almeno un’arma nel proprio domicilio. Il risultato? In appena otto mesi dalla sua introduzione, gli attacchi sono crollati dell’80%. Nel 2005 il tasso di criminalità complessivo nella città è diminuito del 50% rispetto al 1981.
Vediamo invece gli esempi contrari, dove domina la “civiltà” disarmista. A Washington, la capitale degli Usa, vige uno dei regolamenti più restrittivi sul porto d’armi. Ed è una delle città con il più alto tasso di criminalità in tutti gli Stati Uniti.
A New York il porto d’armi è quasi del tutto proibito. Col risultato che, contro quasi un migliaio di autorizzazioni all’anno per l’acquisto legale di armi, si stima che nella “Grande Mela” ne circolino almeno 1 milione detenute illegalmente. Quando la legge è proibizionista, i cittadini sono disarmati e solo i delinquenti possono ammazzarli.
E adesso non mi venite a citare i soliti esempi della Columbine High School o del Virginia Tech. Perché nelle scuole e università americane è tassativamente proibito portare armi. I criminali che hanno commesso le stragi sapevano di poter sparare su una folla indifesa di studenti e professori.
Proprio per questo Stefàno ha fatto male a disarmarsi unilateralmente. Perché i suoi nemici continueranno ad essere armati e pericolosi.