da Silvio Biagini » gio set 04, 10:31:29
Mimmo.... "mannaggia ai pescetti fritti". Io perdo tempo a scrivere articoli sugli M16 e AR-15 cercando di"illustrare" il perché di alcune problematiche (che dipendono o meglio dipesero dagli utilizzatori) e te ne vieni fuori con queste domande? Ma cosa ti devo fare? In questi giorni sono incasinato con un po' di lavoro e non posso seguirvi (...ti) bene. Comunque ti allego un pezzo dell'articolo che scrissi sull'M16A1 (originale) disponibile sul mercato ex-ordinanza. Un cordiale saluto a te e a tutti gli amici. Silvio
"Il passo di rigatura del Colt M16A1 e la sua munizione
Un altro aspetto interessante degli M16A1 riguarda il passo di rigatura e la pallottola. E’ noto agli appassionati di balistica, ai collezionisti di armi ex-ordinanza, ai cacciatori, ai tiratori e a tutti quelli che utilizzano il calibro.223Rem alias 5,56mm NATO (nei caricamenti militari consentiti ai civili, vedasi le Winchester 55gr FMJ made in Israel o le DAG Dynamit Nobel 55gr FMJ made in Germany o le Sellier & Bellot made in CzechRepublic o le Igman 62gr FMJ made in Bosnia & Herzegovina, tanto per fare qualche nome) che il passo di rigatura è strettamente correlato al peso e tipo di palla in particolare ed all’impianto balistico in generale se si tratta di semiauto. Partendo da questo assunto vorrei evidenziare come il sistema Colt – Arma Lite fosse e sia strettamente legato al tipo di munizione per funzionare correttamente. Quando Eugene Stoner progettò l’AR15, infatti, più che disegnare un fucile creò un vero e proprio binomio arma-munizione. Ovvero un sistema la cui efficienza ed efficacia erano il risultato della sinergia tra arma (meccanica e passo di rigatura della canna) e munizione (tipo di polvere e palla). La Remington, “vincitrice del contratto per la munizione M193 con palla da 55gr”, in pratica azzeccò solo il peso di palla, 55gr, e riscontrò delle difficoltà nel riprodurre il profilo aerodinamico ideale studiato da Stoner con un raggio dell’ogiva di 7 calibri e un boat tail con inclinazione di 9 gradi. La pallottola della Remington, che non rispettava questo profilo nella parte ogivale (raggio di 5,6 calibri), non era in grado di conseguire una accuratezza costante con la stabilizzazione marginale appositamente studiata per le canne dei primi AR15 con passo 1:14”. Era intenzionale, infatti, nel progetto di Stoner, lo studio di una pallottola leggera e relativamente lunga (circa 0,792”con il centro di resistenza avanzato rispetto al centro di gravità) al limite della instabilità durante la traiettoria (SG inferiore a 1, secondo la formula di Miller) al fine di favorirne il ribaltamento durante il tramite nel bersaglio aumentandone così il potere invalidante. Questa instabilità, tuttavia, già nel progetto originale mostrava alcuni limiti in accuratezza che diventavano decisamente evidenti a temperature particolarmente rigide. La pallottola della Remington con il diverso profilo, ogiva e coda più corta (0,734”, maggiore stabilità con la diminuzione della distanza tra centro di resistenza e centro di gravità), e con la Vo invariata (3250 fps), se da un lato aveva guadagnato in accuratezza dall’altro aveva palesato subito le sue limitazioni in termini di efficacia vulnerante rispetto al progetto iniziale. Questo a causa del diverso profilo aerodinamico e quindi perdita di velocità. La soluzione più ovvia fu quella di aumentare la Vo per eguagliare gli effetti alle 300yard (distanza ottimale di ingaggio richiesta) ottenuti con la pallottola più lunga. Questa maggiore velocità, però, non si poteva raggiungere con la polvere IMR 4475 inizialmente utilizzata dalla Remington senza sforare la pressione massima di 52000 psi consentita in camera di cartuccia. La scelta obbligata di una polvere diversa (la WC 846) consentì, senza salire troppo di pressione, di ottenere quella maggiore velocità che, però, fu causa di altri inconvenienti come una cadenza di tiro più elevata (dallo standard di 650-850 colpi minuto a oltre 900 colpi minuto) che, a sua volta, diede origine ad ulteriori problemi come mancate estrazioni e rimbalzi del porta otturatore. In particolare, la mancata estrazione era causata dall’apertura prematura dell’otturatore con il bossolo ancora in espansione nella camera di cartuccia. La testina rotante dell’otturatore dell’AR15 non consentiva di avere una “prima estrazione” che invece era propria degli otturatori del Garand o dell’M14 dove i tenoni erano solidali con il corpo dell’otturatore. Pertanto l’unghia estrattrice dell’AR15, con la sua relativamente debole molla, tendeva a scavalcare facilmente il fondello del bossolo lasciandolo in camera di cartuccia. Questi inconvenienti dimostrarono chiaramente come il progetto Stoner fosse legato ad uno specifico impianto balistico. Ovviamente gran parte di questi malfunzionamenti si riscontrarono durante la campagna del Vietnam. Non si deve dimenticare che tra progetto, prove e impiego in battaglia del Garand erano intercorsi venti anni. Per l’AR15, invece, ne vennero spesi solo cinque, con gli inevitabili costi in vite umane pagati guerra durante. Senza entrare nel dettaglio di altri inconvenienti generati da problematiche di diversa natura, il problema dell’accoppiamento canna-pallottola fu risolto con l’adozione del passo 1:12” oltre a qualche piccola modifica alla meccanica, con un diverso tipo di buffer e di molla di recupero, ed all’impianto balistico finale, con pallottola M193 lunga 0,752” e polvere WC 844 o CMR 170."
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