da Silvio Biagini » ven giu 26, 10:07:35
Non ho ben capito a chi è riferito il commento di Black. Mi sembra di capire che anche lui ritiene ininfluente lo scatto in bianco.
Comunque vorrei aggiungere qualcosa a quanto detto da Mr45 e da Mimmo. Commenti che, in sostanza, mi trovano concorde sul fatto che lo scatto a vuoto non crea problemi, se l'arma è di ottima fattura costruita con solidi acciai moderni (area otturatore/percussore) aggiungo.
A prescindere dai "contorsionismi mentali" mentali dell'amico Mimmo sul percussore lanciato si può affermare che la moderna tecnologia dei metalli consente di scattare a vuoto con una notevole sicurezza di "non rovinare" quella che era una parte delicata dell'area percussione (qualunque fosse l'arma, revolver, semiauto, fucile, etc.) agli inizi del secolo scorso, ovvero il foro di passaggio del percussore.
In revolver datati, per esempio, un segno di usura era dato dalla lettura della superficie esterna del foro di passaggio del percussore. Se questa era più o meno convessa significava un elevato numero di scatti a vuoto da parte del proprietario. Ovvio che ci fossero anche altri segni di usura dell'area, come quelli dettati dalla composizione chimica degli inneschi del tempo che, a lungo andare, inficiavano la solidità del percussore. In altre armi c'erano anche altre ragioni che suggerivano di evitare gli scatti a vuoto. Per esempio nelle armi lunghe e corte a polvere nera con luminello.
Oggi è decisamente più solida tutta l'area "percussione" per i citati motivi di una superiore metallurgia.
Direi, se mi consentite, che un esempio di questa "superiorità" lo abbiamo proprio dalle armi militari con il "colpo di prova" che viene effettuato al termine delle operazioni di scaricamento dell'arma al rientro da una attività armata.
Attività che vanno dalla semplice guardia armata ad una infrastruttura militare o civile, all'operazione di ordine pubblico, all'attività in teatri operativi di diversa intensità.
Laddove si "portano" le armi esistono specifici protocolli per il caricamento e lo scaricamento delle stesse legate alle regole di ingaggio ed alla situazione operativa del momento. Anche il semplice inserimento del caricatore comporta sempre, al rientro, lo scaricamento dell'arma ed il colpo di prova nell'apposita area. Ci sono situazioni operative dove militare, arma e munizioni costituiscono "un ménage a tre" dall'inizio alla fine dell'operazione, giorno e notte per almeno sei mesi, in ogni situazione anche al bagno e al rancio e nei momenti di riposo. Di qui la necessità di prendere con estrema consapevolezza la sicurezza.
Si fa presto, quindi, ad immaginare il numero di "colpi di prova" che vengono effettuati nell'arco di quei sei mesi. Se moltiplicati per quante volte vengono effettuati "sei mesi di missione" da parte di quell'arma (e ai giorni nostri spesso con lo stesso militare) si fa presto a capire che se i materiali non fossero buoni ci sarebbero problemi. Personalmente posso affermare che non ho mai visto problemi di inefficienza dovuti agli innumerevoli colpi di prova. Ovviamente non mi pronuncio sui nuovi fucili d'assalto "plasticosi" che non ho avuto modo di conoscere a "fondo".
Vorrei anche aggiungere che in certe missioni internazionali, dove più reparti di diverse nazioni "coabitano" nella stessa area, la MP internazionale controlla il posto di caricamento e scaricamento armi per verificare l'effettuazione del colpo di prova con lo scatto a vuoto. Sempre per esperienza, in una missione di particolare difficoltà, ricordo che la MP segnalava alla nazione di appartenenza il militare che durante le operazioni di scaricamento esplodeva un colpo. Al terzo colpo esploso veniva richiesto l'allontanamento dal teatro.
Alla fine di tutto questo commento ecco il mio personale punto di vista.
Al di fuori dei protocolli...preferisco non effettuare scatti in bianco senza salvapercussore....
Un cordiale saluto, Silvio