mimmo002 ha scritto:quindi.... tu non credi perchè
non sei stato cosi fortunato da incontrare qualcuno che si ricorda le sue esperienze passate (in un altra vita)
o incontrare qualcuno di quei psicologi che per lavoro curano le persone dai traumi con ipnosi facendoli regredire nei ricordi.
Reincarnazione, esperienze di pre-morte... godo a parlare di questi argomenti e lo faccio citando il Prof. Silvano Fuso e lo psicologo pugliese Armando De Vincentiis (che spesso sono chiamati in RAI e Mediaset a parlare di questi fenomeni).
Chi crede al fenomeno della reincarnazione (ovviamente legato alle religioni induiste) è una bassissima percentuale nell'occidente “cristiano” (dato che questa religione propone la resurrezione e non la reincarnazione, con “parcheggio” delle anime in apposite dimensioni paradisiache-infernali). Solo i nuovi culti legati alla New Age portano avanti questa credenza in Europa e America.
Sia la gente che dice di aver vissuto vite passate, che i parapsicologi che hanno scritto sull'argomento (come il Dott. Ian Stevenson) NON hanno portato prove a favore della reincarnazione.
Il Dott. Stevenson è ben conosciuto nel campo della parapsicologia ed è stato quello che ha prodotto i “lavori migliori” stando ai seguaci della reincarnazione e dello spiritismo.
I suoi studi più noti riguardano casi di presunta reincarnazione su soggetti di giovane età: Stevenson studiò infatti moltissimi bambini che sostenevano di possedere ricordi di vite passate (scrivendo e vendendo tanti libri a cavallo degli anni '60... ovviamente MAI pubblicato nulla in riviste scientifiche con serio controllo delle fonti e “referaggio” degli articoli).
Le ricerche di Stevenson non hanno mai convinto la comunità scientifica. Ad esempio, lo studioso attribuiva molta importanza a episodi di "xenoglossia", ovvero la presunta capacità da parte di alcuni bambini di parlare una lingua che non potevano conoscere. In realtà è stato poi dimostrato che questi bambini conoscevano solamente un numero limitato di parole della lingua straniera (acquisite in modo tutt'altro che paranormale) che continuavano a ripetere in modo stereotipato: solo agli orecchi di un non esperto potevano dare l'impressione di parlare la lingua in questione.
Stevenson fu sicuramente un ricercatore onesto e in buona fede, ma non fu abbastanza rigoroso e accorto nelle sue ricerche.
In definitiva quindi né Stevenson né nessun altro hanno mai raccolto prove convincenti a favore della reincarnazione.
Essa rimane quindi una pura credenza metafisica (legittima in quanto tale), ma non certamente dimostrata sul piano scientifico.
mimmo002 ha scritto:Non credi alla reincarnazione perchè non hai (tu personalmente) testimonianze dirette, ma questo non esclude che molti altri non li abbiano
ad esempio i riservati pazienti di medici psicologi con specializazione ipnosi.
Esiste l'idea comune che sottoponendo un soggetto in ipnosi e chiedendogli di regredire con la sua memoria, questi sarà in grado di ricordare nei minimi dettagli ogni evento accadutogli in un lontano passato. In una condizione del genere, una volta giunti sino ai primissimi stadi dell'infanzia, alcuni ipnotisti insistono nel chiedere al soggetto di continuare a regredire con la memoria facendo giungere quest'ultimo fino all'esperienza che precede la nascita o addirittura il concepimento e, nonostante questo, la persona continua a evocare frammenti di esperienze. Come si può spiegare un fenomeno simile? Per molti ipnotisti ciò significa una sola cosa: il soggetto è andato con la memoria a ritroso nel tempo fino a rievocare situazioni vissute in una vita precedente.
Su questa fragile prova è possibile, tuttavia, effettuare numerose osservazioni critiche.
È un fatto assolutamente noto in ambito scientifico che la memoria non è un processo esclusivamente passivo di rievocazione di eventi, ma è piuttosto un processo attivo di ricostruzione, fortemente influenzato dalle condizioni emotive di un soggetto.
Sia sotto ipnosi che in uno stato di veglia, un individuo, durante la rievocazione mnemonica di un evento, può inserire fatti, fantasie e bisogni senza esserne consapevole e avere la convinzione che le cose siano davvero andate nel modo immaginato. Inoltre, in numerose occasioni i vuoti di memoria sono spesso rimpiazzati dalla creazione involontaria di falsi ricordi, le cosiddette “confabulazioni”, in cui sono descritte con dovizia di particolari numerose circostanze assolutamente fantasiose.
La memoria è quindi soggetta ad alterazioni sia qualitative, come le “pseudomnesie”, vere allucinazioni della memoria in cui si ricordano eventi in realtà mai accaduti (eclatanti i casi di “stupri satanici su infanti” diffusi fin dagli ani '80 in USA o i vari rapimenti alieni), sia quantitative, come le “allomnesie”, in cui un soggetto rievoca eventi carichi di distorsioni, come i fatti riportati da tanti testimoni di eventi epocali (l'omicidio Kennedy e le testimonianze della sig.ra Jean Hill - The Lady in Red-, oppure quelle dei tanti superstiti al Titanic, o alla bomba alla stazione di Bologna del 1980, etc).
Questi "scherzi" della memoria possono verificarsi:
- in condizioni patologiche (ovviamente),
- in condizioni emotive particolarmente fragili (poco noto)
- o (incredibile ma vero) in condizioni assolutamente normali
e l'esperienza dell'ipnosi non garantisce in alcun modo la protezione da queste alterazioni. In definitiva, regredire a una vita passata non significa altro che immergersi in una suggestiva fantasia.
mimmo002 ha scritto:riguardo la testimonianza della morte dovremmo chiedere a chi e morto e poi con le attuali tecniche di rianimazione " risorto"

Anche qua caschiamo male...
L'esperienza di pre-morte (Near-Death Experience) è una sensazione particolarmente intensa e carica di emozioni che alcuni soggetti vivono nel momento in cui sentono di esseri in prossimità della morte. Tale sensazione è accompagnata da visioni in genere costituite da una luce in fondo a un tunnel, sensazioni di benessere e soprattutto dalla l'impressione di abbandonare il proprio corpo e di osservarlo da un'altra prospettiva.
Alcuni pazienti, usciti da una situazione di coma, affermano di avere osservato sé stessi da un angolo della sala di ospedale mentre i medici operavano su di loro; altri raccontano di avere visto il proprio corpo giacente per terra mentre veniva soccorso dopo esser stati coinvolti in un incidente automobilistico.
Questa esperienza rappresenta per molti una delle prove dell'esistenza sia di un'anima in grado di rendersi autonoma, che di un al di là verso il quale quest'anima cerca di dirigersi.
Cosa accade realmente a queste persone? Vi sono esperienze simili in situazioni diverse da quelle in prossimità della morte che ne possano spiegare la fisiologia?
Situazioni del tutto simili a quelle appena descritte sono riportate in numerose altre occasioni e spiegabili mediante i normali processi neurofisiologici e psicologici. La visione del tunnel, per esempio, è prodotta da un naturale meccanismo neuropatologico in cui viene a trovarsi il cervello dopo un minor apporto di ossigeno, come può accadere in un trauma cranico, che inibisce l'attività delle cellule nervose; ne consegue quindi un restringimento del campo visivo dando così la sensazione di vedere attraverso un tunnel.
Anche la sensazione di abbandonare il proprio corpo e vedere quest'ultimo da un'altra prospettiva (“autoscopia”) non è un'esclusiva dell'esperienza di pre-morte. Situazioni identiche vengono descritte da diversi soggetti ogni qual volta si trovano in particolari stati di affaticamento o in situazioni altamente emotive. Tale meccanismo è noto in psicopatologia come "depersonalizzazione somatopsichica" e appartiene alla sfera dei disturbi dissociativi. In situazioni di stress emotivo (un incidente stradale, la prossimità di un'operazione chirurgica, il timore immediato di dover morire o addirittura una semplice brutta notizia) un individuo può “allucinare” il proprio corpo come se si trovasse in un'altra zona e viverlo come distaccato da sé, proprio per alleviare l'angoscia di quella situazione. La credenza in una vita oltre la morte fa sì che il soggetto, una volta tornato in sé, ricostruisca il suo ricordo aggiungendo involontariamente elementi e immagini che appartengono esclusivamente alla sua fantasia. Pur essendo straordinariamente suggestiva, l'NDE sembra dunque appartenere a quelle esperienze ritenute insolite dai più ma inquadrabili nell'ambito dei naturali processi psicofisiologici.
La grandissima parapsicologa Susan Blackmoore

ha dedicato la sua vita a queste ricerche, proprio partendo da una esperienza extra-corporea indotta (quando era studente universitaria) da droghe. Dopo 40 anni di ricerca ha gettato la spugna e dichiarato che NON ci sono prove e che tutti i casi che ha esaminato sono riconducibili a fenomeni noti alla medicina o alla psicologia.
http://www.susanblackmore.co.uk/Chapters/ShermerNDE.htm