Dopo il maldestro tentativo di inserire le norme che dovrebbero abolire il catalogo nazionale all’interno delle norme per il rifinanziamento delle missioni di pace, il governo ci riprova: questa volta, la proposta di abrogazione è contenuta nella bozza del nuovo decreto sviluppo, all’articolo 113. Il contenuto non è troppo diverso da quello del precedente tentativo, in sostanza verrebbe abolito il catalogo nazionale ma conservata la commissione consultiva, con gli attuali poteri su ogni aspetto della vita degli appassionati d’armi. Compito di "censore" del sistema, cioè con potere di veto sulla messa in commercio delle armi che potrebbero essere da guerra (secondo quanto previsto dalla categoria A dell’allegato 1 della direttiva 91/477/Ce), sarà il Banco di prova.
Rispetto alla precedente bozza (http://www.leggioggi.it/wp-content/uplo ... ttobre.pdf) , è stata maggiormente articolata la normativa relativa alla licenza di collezione: mentre oggi è consentito detenere un esemplare per ogni numero di catalogo, in futuro sarà possibile detenere un solo esemplare per modello, limite che però non si applicherà alle armi sportive, alle armi a canna liscia e alle repliche avancarica. Si precisa inoltre che "le armi detenute in collezione non possono essere trasportate al di fuori del luogo di detenzione senza giustificato motivo. Il trasporto delle armi in collezione verso e dai campi di tiro e poligoni privati autorizzati ai sensi del terzo comma dell’articolo 57 del Tulps e le sezioni dell’Uits, allo scopo dell’uso in tali luoghi per fini sportivi o ricreativi, deve essere preventivamente comunicato, anche mediante fax, comunicazione telematica o posta elettronica, con un anticipo di non meno di 48 ore, all’ufficio locale di pubblica sicurezza o, se questo manchi, al comando dei carabinieri competente per territorio, che può vietarlo per comprovati motivi di sicurezza pubblica. Il munizionamento utilizzabile, se non legittimamente detenuto, deve essere acquisito il medesimo giorno e immediatamente e completamente consumato".
È opportuno sottolineare ancora una volta i rischi che sono insiti in un progetto di legge siffatto: senza il catalogo nazionale, ma con una commissione ancora plenipotenziaria, sarà possibile proibire dall’oggi al domani la circolazione di determinate tipologie di armi ritenute "da guerra" a seconda dei gusti dei componenti la commissione, o a seconda di come si svegliano la mattina. Troppo generica è, infatti, la definizione di arma da guerra fornita dalla direttiva europea, per credere che la commissione non voglia metterci il becco, producendo requisiti astrusi e di farraginosa applicazione per produttori e importatori, con i quali "istruire" a dovere il Banco di prova. Per quanto riguarda la licenza di collezione, ancora in Italia non si è compresa la differenza (non giuridica, ma culturale) tra "raccolta" di armi e "collezione" di armi. Quella autorizzata da questa bozza di legge sarebbe in realtà una "raccolta" di armi, mentre continueremo a essere l’unico Paese europeo (forse del mondo) in cui un appassionato non possa collezionare solo Luger, o solo Beretta 34, per esempio. Un caso lampante di ottusità giuridica perpetuata nel tempo, di crassa ignoranza della realtà che ci circonda e un provvedimento che va nella direzione esattamente contraria a quella che si proporrebbe (semplificare e snellire). Che il cielo ce la mandi buona…