Sicuramente Fax ricorda "Baffo 001":
Carattere "doncamillesco" ma stazza e baffi da Peppone.
E quando ci ha lasciati non ha potuto portare con sè la sua collezione, discretamente nota.
Ed ora (beh, nel 2008) il suo successore (che, pure, pareva una persona intelligente), ha fatto la sua "sparata":
http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna ... ento.shtml
VILLANOVA DI CASTENASO (Bologna), 5 maggio 2008 - UN ARSENALE nella canonica. Moschetti e doppiette, kalashnikov e M16. Non a Beirut o in una capitale di guerra, ma a Villanova, un crocchio di case alla periferia di Bologna. Capita di scoprirlo una domenica mattina, per bocca del prete della parrocchia di Sant’Ambrogio. Don Stefano Benuzzi, dal pulpito, parla chiaro, come insegna Cristo.
"Qui a fianco — dice il sacerdote —, come alcuni forse sanno, ci sono 580 tra fucili, pistole e armi d’ogni tipo. Sono arrivato in questa parrocchia due anni e mezzo fa e ho denunciato la presenza di questo arsenale: speravo che le autorità lo prendessero in custodia, ma le armi sono ancora qui. Nessuno ha provveduto. Ho avvisato il mio vescovo che ne avrei parlato. Questa è la mia casa, ma io qui, con queste armi, non ci voglio più stare. Chiederò che mi venga pagato l’affitto in un condominio. E avviso voi, soprattutto i genitori: i vostri figli hanno fatto catechismo e giocato vicino a queste armi. Col pericolo di centinaia di armi".
LA CHIESA di Sant’Ambrogio è piccina, antica, scura di pitture barocche e vecchi banchi in legno. Lo sguardo dei fedeli corre alla Madonna, veste azzurra e corona di lampadine fioche: là dietro ci sono i kalashnikov e le pistole. Tutte quelle armi, in chiesa, ci sarebbero arrivate per la mania classificatoria del parroco precedente. Nel tempo ne avrebbe collezionate a centinaia: vecchie e nuove, antiche spingarde o armi moderne e ancora funzionanti. Il tutto sarebbe intestato alla parrocchia.
Un’eredità gravosa, che passerebbe di parroco in parroco. Solo le munizioni sono state distrutte. "Quelle le ho consegnate alle autorità — ha detto il sacerdote dall’altare — ma il resto?". Il resto, quei quintali di piombo e ferro e acciaio, è troppo pesante. Forse anche per chi dovrebbe decidere che cosa farne. Due porte blindate e inferriate separano le armi da chi prega ogni domenica, dagli scout che arrivano a frotte in chiesa e dalle preghiere silenzione di chi ha già i capelli bianchi.
DON STEFANO, 36 anni, magro e tenace, non riesce a far l’abitudine a quell’oscura presenza. "Il vescovo lo sa, e vi chiedo di aiutarmi, vi chiedo di avvisare il sindaco. Che ci aiuti a portare via questa roba da qui. Altrimenti, sarò costretto: niente più riunioni degli scout qui e dalla prossima settimana chiudo la chiesa. È troppo pericoloso".
Pericoloso, certo, anche perché, con una santabarbara così, qualcuno quei kalashnikov potrebbe rubarli. Per questo, anche se tutto fosse in regola, anche se quella raccolta è stata denunciata, e in un tempo lontano definita a rigor di legge un ‘museo non visitabile’, il parroco è preoccupato e lancia il suo appello.
La messa è finita. Fuori, al sole del piazzale, fioccano i commenti dopo l’annuncio choc. "Sapevamo qualcosa, ma non questo". "Sono le armi di Gladio, per questo nessuno le vuole". "È un gran valore, bisognerebbe venderle o farci un museo". "È stato il vecchio parroco a collezionarle, diceva sempre: questa parrocchia è una cannonata". Nel brusio vengono alla mente altre parole: "Beati gli operatori di pace". Da mettere in esergo sulla porta blindata o nel futuro museo.
L'articolo è ovviamente molto fazioso (anche perché il fatto che le armi fossero ancora lì è dovuto alla Curia... Per quel che ne so Nunzio le aveva lasciate in eredità ai CC di Castenaso, ma visto che la collezione ha un discreto valore la Curia ha bloccato tutto!). Ma certi commenti fanno male ("anche se tutto fosse in regola", "sono le armi di Gladio"... mavaff!), anche a distanza di anni.