Ma l'ILVA è da chiudere?

Qui si parla di tutto ma non di armi

Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » sab dic 01, 18:55:09

In cina per molto, ma molto meno ti tirano un colpo in testa, foto sul giornale e conto del proiettile alla famiglia
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Calico » sab dic 01, 19:24:42

Sperem
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » sab dic 01, 19:27:40

se il sito OGGI o domani viene dichiarato "strategico per la sicurezza nazionale" viene gestito dai militari e son al disopra dei giudici, ma la vera realtà e che la italia deve de-industrializzarsi a favore di germania e francia .
vedi alcoa vedi fiat
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Calico » sab dic 01, 19:41:24

Purtroppo in Idaglia i militari non sono più al di sopra dei giudici, tranne che in caso di guerra. E' dal tempo dei generali Manetti e La Bruna e ancor prima dal Presidente Segni, che non è più così. Solo i militari americani hanno codesti privilegi, in Idaglia.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » dom dic 09, 00:16:29

http://notizie.tiscali.it/photostory/Ne ... 71/511060/
Poi ci chiediamo perchè le aziende delocalizzano nei paesi in via si sviluppo.
Lì li lasciano fare tutto quello che vogliono e gli danno manodopera a buon mercato.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » dom dic 09, 06:26:15

Pyno&dyno ha scritto:http://notizie.tiscali.it/photostory/Nell-India-del-Nord-per-un-bagno-sacro-nelle-acque-inquinate-del-fiume-Yamuna/34371/511060/
Poi ci chiediamo perchè le aziende delocalizzano nei paesi in via si sviluppo.
Lì li lasciano fare tutto quello che vogliono e gli danno manodopera a buon mercato.

viste tutte le 8-immagini e di cui ne estraggo una
gange.JPG

e vedendo gli abbigliamenti e i comportamenti credo che siano indiani e sella riva di un qualche loro fiume "sacro"
considerando che ci buttano i cadaveri , quella schiuma avrà le'effetto di sterilizzare gli insetti sulla superfice
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Calico » lun dic 10, 09:44:57

Una domanda sorge spontanea: non sarebbe il caso di cogliere la palla al balzo e spostare la fabbrica dove c'è un porto con sufficiente fondale per accogliere le navi di grosso tonnellaggio?
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » mar feb 12, 22:17:43

Prima l'Ilva, poi la Saipem e quindi l'ENI, ora Finmeccanica, la magistratura fa la guerra a l'italia che produce ed esporta distruggendo l'immagine internazionale di queste ditte. si poteva fare pulizia anche senza fare tutto sto bordello , sempre che non si voglia fare la prima ma il secondo.Non è da irridere chi ci vede un disegno dietro queste cose.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » mar feb 12, 22:29:00

Pyno&dyno ha scritto:Prima l'Ilva, poi la Saipem e quindi l'ENI, ora Finmeccanica, la magistratura fa la guerra a l'italia che produce ed esporta distruggendo l'immagine internazionale di queste ditte. si poteva fare pulizia anche senza fare tutto sto bordello , sempre che non si voglia fare la prima ma il secondo.Non è da irridere chi ci vede un disegno dietro queste cose.

la magistratura ha fatto cadere la prima repubblica e di fatto aperto la strada all'euro con amato prodi e compagnia bella,
ora il compito e di farci regredire.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » mer feb 13, 22:49:56

Ecco il risultato.... in questi momenti proprio quello di cui abbiamo bisogno
http://notizie.tiscali.it/articoli/cron ... zione.html
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » gio feb 14, 19:41:28

questo articolo e un po "lunguzzo" ma per quel che dice e un peccato perderlo . e la storia d'italia e della "terza via" aperta da Mussolini e chiusa da prodi che rese grande la nostra Italia dalla fine della II° guerra mondiale fino agli anni 80.


Una nazione saccheggiata


Dopo la seconda guerra mondiale il nostro Paese si trovò a decidere tra i due sistemi economici dominanti: il liberalismo di stampo americano e il collettivismo di marchio sovietico. I due grandi schieramenti DC e PCI si accordarono, invece, per la c.d. “terza via”, cioè per lo “stato imprenditore” che avrebbe dovuto incoraggiare l’economia del Paese. Alla base dello stato imprenditore c’era l’IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale), fondato nel 1933 per iniziativa dell’allora capo del Governo Benito Mussolini. L’IRI era un istituto creato al fine di evitare il rischio di crollo dell’economia il cui scopo era quello di salvare dal fallimento le nostre principali banche: Credito Italiano, Banca Commerciale e Banco di Roma. Nell’intenzione di Mussolini doveva essere un ente transitorio, ma come molte cose provvisorie nel nostro Paese, finì per diventare permanente: lo Stato assunse le partecipazioni delle banche in crisi finanziandole affinché non fallissero e tali partecipazioni furono poi trasferite all’IRI, che diventò così il maggior imprenditore italiano, proprietaria di oltre il 20% dell’intero capitale azionario nazionale. e di fatto il maggiore imprenditore italiano, il suo campo d’azione era vastissimo e comprendeva: acciaierie, autostrade, telecomunicazioni, settore finanziario settore alimentare, trasporti, con aziende come Ansaldo Ilva, Cantieri Riuniti dell’Adriatico, SIP, SME, Terni, Edison, ecc. Altri enti importanti erano l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), che gestiva le partecipazioni statali nell’industria petrolifera e nella petrolchimica, all’avanguardia nella ricerca, lo sfruttamento e il trasporto degli idrocarburi; l’EFIM (Ente Finanziamento Industria Meccanica) e l’EGAM (Ente Gestione Aziende Minerarie). Al fine di coordinare al meglio lo stato imprenditore, nel 1956 fu istituito il “ministero delle partecipazioni statali”, che si basava sull’idea dell’azienda pubblica come motore di sviluppo economico e strumento di politiche sociali ed occupazionali. Negli anni ’80 i grandi potentati mondiali decisero che era arrivato il momento di mandare in soffitta la “terza via” italiana. Lo stato imprenditore doveva essere bandito dall’economia lasciando ai “privati” la competizione sui mercati. Ho messo “privati” tra virgolette perché nel prosieguo capiremo meglio di che privati si tratta. Per dare forma a questo piano c’era bisogno di personaggi che si prestassero a quest’opera di demolizione. I primi personaggi che avvallarono questa “privatizzazione” furono Romano Prodi e Carlo De Benedetti. Il primo venne nominato presidente dell’IRI nel 1982, il secondo invece, era (ed è tuttora) il proprietario del gruppo Repubblica/Espresso. En passant, faccio notare che Prodi era anche dirigente della società di consulenze Nomisma, alla quale guarda caso darà incarichi miliardari per portare avanti le privazioni (sic! privatizzazioni) dell’IRI. La prima cosa che fece fu vendere l’Alfa Romeo alla FIAT. Era una cosa logica e tutti si inchinarono compiaciuti: non aveva senso che lo Stato producesse automobili. Solo che la vendita avvenne a rate per 1.000 miliardi di lire (là dove Ford offriva invece il doppio e in contanti!). Nessuno, allora, si chiese come mai e in base a quale criterio la Nomisma avesse deciso per Fiat. Probabilmente ci sarà stata la solita baggianata di lasciare un marchio prestigioso in mani italiane … un po’ come anni dopo avverrà per gli aiuti alla compagnia di bandiera Alitalia. Un obbrobrio che vide solo i radicali battersi contro tali aiuti di stato. Nel 1985 Bettino Craxi decise che era giunto il momento di privatizzare la SME che era il comparto agro-alimentare dell’IRI e che presentava da tempo bilanci in deficit e solo nel 1984 raggiunse un bilancio in attivo. Quindi fu incaricato per tale operazione il consiglio di amministrazione dell’IRI. Anche in questo caso, Prodi si accordò con la Buitoni (presieduta da Carlo De Benedetti) svendendo quasi due terzi della SME per soli 393 miliardi nonostante il valore di mercato fosse 8 volte superiore. Anche in questo caso si ripeté lo stesso copione: Prodi non prende in considerazione le offerte maggiori degli altri acquirenti. Probabilmente Craxi su suggerimento del ministro delle partecipazioni statali Clelio Darida, fiutò che qualcosa non andava e non diede l’autorizzazione alla svendita lasciando la SME ancora nell’ambito pubblico, cosicché la combriccola Prodi-De Benedetti, dovette far buon viso a cattivo gioco e non se ne fece più nulla, causa a quanto pare di una offerta anonima superiore del 10% rispetto a quella di De Benedetti. De Benedetti si sentì discriminato e volle far valere l’accordo firmato con Prodi come se fosse stato un vero e proprio contratto portando l’IRI in tribunale. La sentenza di primo grado, diede torto alla Buitoni e fece erompere alle cronache il celebre Processo SME, che vide imputati Silvio Berlusconi e altri per corruzione di giudici. Berlusconi fu definitivamente assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per i 434 mila dollari che da un conto Fininvest finirono al giudice Renato Squillante attraverso Cesare Previti. Per questo capo d’accusa l’assoluzione per non aver commesso il fatto era già arrivata in appello, mentre in primo grado era stato prosciolto per prescrizione grazie alla concessione delle attenuanti generiche. La sentenza di primo grado venne poi confermata sia in appello sia in cassazione. Nel 1988 un nuovo intervento del CIPI (Comitato interministeriale per la Politica Industriale) tornò invece a considerare “strategico” il mantenimento del gruppo. Finalmente la SME fu poi venduta tra il 1993 e il 1996, in piena stagione di “mani pulite”. Rivedendo questo “film” con gli occhi della storia, viene il sospetto che tutta la stagione di “mani pulite” sia stata organizzata ad hoc per permettere di spartirsi una torta di 50 miliardi di euro. Sia la DC sia il Partito Socialista erano impregnati di statalismo e dunque inseriti nella concezione delle partecipazioni statali, perciò non avevano scrupoli ad offrire prebende ed elargizioni di Stato per comprare il consenso dei cittadini. Questa mentalità non andava bene al neocapitalismo emergente ed ecco che puntuale arriva l’evento che fa saltare il banco: l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio del 1992. Questo episodio dà l’abbrivio alla stagione di mani pulite, da lì a poco crolleranno DC e PSI, e inizierà la lunga manovra delle privatizzazioni con l’aiuto dei “governi tecnici” (capitanati da pirati predoni come Ciampi, Dini, Amato, Draghi, Andreatta …).
Il 2 giugno 1992, a poco più di tre mesi dall’arresto di Mario Chiesa, sul panfilo “Britannia” della Regina Elisabetta, ci fu un incontro riservato per discutere delle “privatizzazioni” tra top manager italiani e britannici. Erano presenti i presidenti di ENI, INA, AGIP, SNAM, ALENIA e Banco Ambrosiano, l’ex ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e al direttore generale del Tesoro “Mario Draghi”. Come abbiamo visto, l’Italia del ’92 non era ancora pronta a privatizzare alcunché, tanto, che l’allora consigliere di Confindustria Mario Baldassarri sentenziò: ”Per privatizzare servono 4 condizioni: una forte volontà politica; un contesto sociale favorevole; un quadro legislativo chiaro; un ufficio centrale del governo che coordini tutto il processo di privatizzazioni. Da noi oggi non se ne verifica nemmeno una”. Tuttavia a dispetto del pensiero di Baldassarri, molti dei nostri manager pubblici, incluso Draghi, erano già proiettati verso il nuovo indirizzo economico, e la loro volontà veniva incontro agli interessi degli “amici” britannici, che avevano fretta per spartirsi una bella torta dal valore di circa 100 mila miliardi di lire, cioè 50 miliardi di euro.
Mani pulite fu dunque la stagione che creò le condizioni per distruggere l’economia con privatizzazioni insensate e a bassissimo costo e soprattutto permise in pochissimo tempo di creare quelle 4 condizioni enunciate da Baldassarri: la volontà politica che a causa Tangentopoli fece arrivare i tecnocrati Ciampi, Dini & Co. Il contesto sociale favorevole grazie all’indignazione contro la classe politica “corrotta”. Il quadro legislativo che cominciò ad essere chiaro dal 1993, con l’ accordo Andreatta/Van Miert (che regolava la ricapitalizzazione del settore siderurgico a patto che lo si privatizzasse) e con il “decreto Amato” che trasformarono l’IRI, l’ENI, l’ENEL e l’INA in società per azioni. E infine la creazione di un ufficio centrale di governo che coordinasse le privatizzazioni: fu istituito il “Comitato Permanente di Consulenza Globale e Garanzia per le Privatizzazioni”, presieduto dal tecnocrate Draghi, fu l’ufficio che coordinò le privatizzazioni.Nel 1994 ci furono le prime elezioni post Tangentopoli, e al governo ci andò il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo governo c’era Alleanza Nazionale che aveva posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Non c’è da sorprendersi se questo governo durò pochi mesi. Bisognava finire il lavoro appena iniziato, perciò ci fu un nuovo governo dove alla presidenza del consiglio venne messo Dini, un “tecnico” favorevole allo spezzatino delle nostre industrie. Dini subito iniziò la prima fase di privatizzazione dell’ENI dismettendo circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni è il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cedette un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzò la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. Nel 1997 Prodi ritorna a “trattare” col suo vecchio amico l’Ingegner Carlo De Benedetti al quale cedette in “regalo” Infostrada (la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato) per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. De Benedetti la vendette subito per 14 mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman”. Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato “Telecom”, con le azioni che furono vendute ad un prezzo ancora di regalo dato che appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di più.Dopo la caduta del governo Prodi nell’ottobre 1998, entra in scena un altro post-comunista convertito alla causa liberista delle privatizzazioni: Massimo D’Alema. D’Alema diventa presidente del consiglio e immediatamente privatizza la BNL, con la consulenza della banca d’affari americana JP Morgan. Nel 1999, dopo il “decreto Bersani” che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la società Autostrade alla famiglia Benetton. Siamo arrivati ormai alle ultime fasi di privatizzazione riguardante quel poco che era rimasto dell’ENI. Infine, per ultimo fu regalato il gruppo Sasa (assicurazioni) alla SAI di Ligresti, la cui incapacità di gestione varie volte denunciata ha fatto collezionare al gruppo una quantità sorprendente di multe da parte dell’Isvap.
Sasa Vita in quel momento era leader di una innovazione di mercato dato che aveva introdotto per la prima volta in Italia l’assicurazione Long Term Care; ma al golem mangiasoldi SAI non interessavano nulla gli aspetti assicurativi e mandò tutto a ramengo. Come pescecani che fiutano il sangue, avevano intuito che la Cofiri (la finanziaria dell’IRI, azionista di riferimento di Sasa) aveva una furia maledetta di chiudere con le dismissioni, e come si sa, la furia è cattiva consigliera. Cofiri si fece abbindolare dall’indignazione farlocca dei consumati furbetti che avevano trovato alcune riserve sinistri leggermente sottostimate. La Cofiri non capiva niente di assicurazioni e finì per rimetterci una barca di quattrini a copertura di quelle riserve, a patto di fare in fretta e furia. Tutta quella iniezione di liquidità non servì a nulla se non a rimpinzare gli affamati azionisti di quella che possiamo definire una delle peggiori compagnie del nostro Paese. Infatti attraverso il gioco delle riserve riuscirono a costituirsi un tesoretto che poi fecero emergere sotto forma di utili da dare in pasto ai famelici azionisti.E’ notizia di questi giorni che il rating di FonSai e Milano Assicurazioni, sono stati rivisti a negativo (BBB-) da parte di Standard&Poor’s. Certamente non occorreva aspettare la S&P, bastava semplicemente seguire il becero atteggiamento villano e incivile di alcuni loro dirigenti incapaci. Con la vendita del gruppo Sasa la fase delle privatizzazioni si chiuse con la dismissione e la liquidazione dell’IRI. Così, in meno di 10 anni, l’intero sistema economico del nostro Paese venne distrutto e grazie al massacro di queste svendite l’Italia si è giocata il 36% del suo PIL.Che dire? Certo non ero presente alla svendita de nostri colossi Enel, Eni, BNL, SME, ecc. Però ho assistito personalmente alla liquidazione in ribasso del gruppo Sasa, ed è stato deprimente. Una fretta ingiustificata per buttare la compagnia nelle braccia del peggior compratore. Mah! Qualche giorno fa 11 ex dirigenti della Pirelli sono stati rinviati a giudizio con le accuse di omicidio colposo aggravato e lesioni colpose gravi in relazione a 24 casi di operai morti di mesotelioma o che si sono ammalati di forme tumorali per l’esposizione all’amianto. Lo stesso numero di morti, 24, furono quelli del disastro aereo dell’ATR del 12 novembre del 1999, nel Kosovo. L’aereo s’innalzò in volo senza copertura assicurativa. La compagnia di assicurazioni era la Sasa che in quel momento stava convogliando a nozze con SAI. Da notare che qualche mese prima aveva cacciato a malo modo il suo a.d. paracadutando uno pseudo-tecnocrate che doveva svenderla. Un brutto inizio per la c.d. nuova gestione: Sasa aveva l’obbligo di informare l’Enac, ché, se l’avesse fatto, l’Ente per l’aviazione civile non avrebbe mai lasciato che l’aereo decollasse, e così si sarebbero salvate 24 vite umane. Il paracadutato per evitare lo scandalo, diede l’ordine di pagare tutti i famigliari delle vittime nonché il valore dell’aeromobile. Certo, così facendo qualcuno doveva rimanere fregato ma siccome si era nel momento della vendita si decise per la via più facile: buggerare i riassicuratori internazionali. Pessima e sconsolante immagine del nostro Paese. Ci vorrebbe anche qui un giudice per le indagini preliminari come quello che ha appena rinviato a giudizio gli ex dirigenti della Pirelli.
di
Walter Mendizza
29-09-2011


il link dove estratto http://notizie.radicali.it/articolo/201 ... ccheggiata
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Calico » ven feb 15, 16:36:31

Comunque, cari signori, con la salute non si scherza: che ci danniamo a fare l'anima perché la scienza studi su cancro e altre malattie genetiche, se poi permettiamo a chi produce di non rispettare le leggi? Abbiamo costretto gli italiani per oltre 20 anni ad adeguarsi alle normative per riscaldamento e autotrazione e poi ce ne freghiamo delle fabbriche? Questa è come quando si colpevolizzava per il buco dell'ozono chi si dipingeva la roba con le bombolette e poi facevano vedere le enormi ciminiere del terzo mondo che portavano in quota tonnellate di CFC.
Peccato che queste demenzialità non facciano ridere, ma morire.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » ven feb 15, 18:33:42

Nessuno mette in dubbio che l'ilva abbia inquinato, ma la questione è se si deve far chiudere mettendo per strada migliaia di operai, o se invece non sia meglio permettere all'azienda di continuare a produrre mentre provvede ad adeguarsi alle norme attuali
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Calico » ven feb 15, 19:13:56

Ci hanno messo Dieci anni per inquisire i propietari! Se poi la gente stessa di Trapani ti dice (quelli contrari alla chiusura) che il porto ha fondale basso, che le grandi navi non attaccano, che per la siderurgia é un porto inservibile, che vogliamo fare? É più facile approfondire il fondale di Taranto di un centinaio di metri o costruire il ponte sullo stretto? Che facciamo? Spendiamo cento per una tonnellata di acciaio e lo rivendiamo a dieci? E non é assistenzialismo? E allora, perché quei posti di lavoro si (assistenzialismo x assistenzialismo) e i piccoli ospedali no?
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » gio set 12, 17:59:14

Lavoro perfetto della magistratura :arrab: Ma dove vivono questi?
http://notizie.tiscali.it/articoli/cron ... fermo.html
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » gio set 12, 20:21:08

L'errore gravissimo è cedere ai ricatti, "o mi lasci continuare a fare quel che mi pare o licenzio"... l'Ilva e le altre aziende dovrebbero essere nazionalizzate ed il ciclo produttivo continuare mentre le fabbriche vengono messe in regola. Un calcio in quel posto ai padroni e via, questo sarebbe il toccasana...

sono con te.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » gio set 12, 20:41:02

Mi piacerebbe sapere quale azienda a cui viene sequestato un MILIARDO di euro riesce a continuare ad operare , non sto mica dicendo che la deve passare liscia, ma non è certo facendola chiudere che si risolve il problema. Di che vivono ora gli operai?
Mi spiace ma questa è una manovra irresponsabile, motivata da buona causa, ma sempre irresponsabile.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » gio set 12, 20:52:04

Mr45 ha scritto: l'Ilva e le altre aziende dovrebbero essere nazionalizzate ed il ciclo produttivo continuare mentre le fabbriche vengono messe in regola. Un calcio in quel posto ai padroni e via, questo sarebbe il toccasana...

Claudio, stai dicendo che bisogna ricreare l'Italsider (e la sua voragine)?
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » gio set 12, 20:57:35

Pyno&dyno ha scritto:Mi piacerebbe sapere quale azienda a cui viene sequestato un MILIARDO di euro riesce a continuare ad operare , non sto mica dicendo che la deve passare liscia, ma non è certo facendola chiudere che si risolve il problema. Di che vivono ora gli operai?
Mi spiace ma questa è una manovra irresponsabile, motivata da buona causa, ma sempre irresponsabile.


Perdonami Pyno, nella nostra società tutta alla rovescia e schiava del mercato azionario e delle banche è ovvio che lo scenario che hai dipinto fa pensare che solo riprendere la produzione così com'è è l'unica via, quello che mi fa venire il vomito è che a questa gente è stato permesso di inquinare e di conseguenza uccidere i cittadini, fare sempre quel che gli è parso senza mai mettere un freno, senza mai costringere le aziende a mettersi in regola. In un mondo perfetto l'azianda sarebbe messa a norma, le maestranze non dovrebbero perdere il lavoro ed il padrone dovrebbe perdere l'azienda e forse, magari, andare anche in galera. Questo non sarà il nostro caso, perchè non viviamo in un mondo perfetto ma in un mondo che permette che i padroni siano artefici dei destini non solo dei loro diretti sottoposti, ma di intere comunità. Certamente che una mossa gestita così è irresponsabile, perchè consente al padrone il ricatto e gli consente di mettere in ginocchio migliaia di persone, lo stato dovrebbe intervenire in altre maniere ma in questo maledetto paese non lo si farà mai :sad:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » gio set 12, 21:03:14

Pyno&dyno ha scritto:
Mr45 ha scritto: l'Ilva e le altre aziende dovrebbero essere nazionalizzate ed il ciclo produttivo continuare mentre le fabbriche vengono messe in regola. Un calcio in quel posto ai padroni e via, questo sarebbe il toccasana...


Claudio, stai dicendo che bisogna ricreare l'Italsider (e la sua voragine)?



Sto dicendo che se è vero che un padrone deve avere un profitto deve anche, però, garantire le condizioni di lavoro della sua azienda e garantire che le fabbriche rispettino le normative, se non lo fa lo stato dovrebbe portargli via l'azienda e continuarne la gestione motu proprio o affidarla direttamente agli operai, perchè non è giusto lucrare sulla pelle delle persone e non è giusto che i grossi capitali facciano sempre quel che vogliono perchè hanno la possibilità di ricattare la nazione con le minacce di chiusure o licenziamenti :cool: ...ma stai tranquillo Pyno che questo, qua, non avverrà :sad:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Pyno&dyno » gio set 12, 21:11:16

Sono d'accordo con la prima parte del discorso, se inquina deve pagare chiarissimo. Ma nazionalizzare significherebbe che come in passato l'azienda verrebbe usata come serbatoio di voti dai politici, perdendo di efficienza e creando un buco che poi lo stato dovrebbe sanare
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » gio set 12, 21:13:57

Pyno&dyno ha scritto: ...Ma nazionalizzare significherebbe che come in passato l'azienda verrebbe usata come serbatoio di voti dai politici, perdendo di efficienza e creando un buco che poi lo stato dovrebbe sanare



...qua in italia sarebbe così... :D
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » mer apr 23, 21:29:25

a piombino chiude l'altoforno , quante acciaierie rimangono in italia ?
ri-diventeremo un popolo di agricoltori con le zappe importate dalla germania e francia
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » sab mag 24, 19:45:44

guardate un po l'acciaio prodotto nel mondo che fine fà http://www.vincelewis.net/unsoldcars.html
forse e per questo che si sta deindustrializando l'italia dalla sua produzione di acciaio e di alluminio (ma vale anche per il resto del mondo sicuramente) certo sicuramente le aziende si organizzano e riducono la offerta e probabilmente questi sono picchi di domande che poi calano e si assestano ma il concreto e che si parla che dal 2008 la richiesta di auto nuove e diminuita del 40%
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » mar dic 02, 06:53:00

girando sul web:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda ordotempli » mar dic 02, 13:24:37

Mr45 ha scritto:
Omissis .... a questa gente è stato permesso di inquinare e di conseguenza uccidere i cittadini, fare sempre quel che gli è parso senza mai mettere un freno, senza mai costringere le aziende a mettersi in regola. In un mondo perfetto l'azianda sarebbe messa a norma, le maestranze non dovrebbero perdere il lavoro ed il padrone dovrebbe perdere l'azienda e forse, magari, andare anche in galera. Questo non sarà il nostro caso, perchè non viviamo in un mondo perfetto ma in un mondo che permette che i padroni siano artefici dei destini non solo dei loro diretti sottoposti, ma di intere comunità. Certamente che una mossa gestita così è irresponsabile, perchè consente al padrone il ricatto e gli consente di mettere in ginocchio migliaia di persone, lo stato dovrebbe intervenire in altre maniere ma in questo maledetto paese non lo si farà mai :sad:


Proprio come agli Agnelli per anni hanno avuto generosi e cospicui finanziamenti dallo Stato, sempre hanno minacciato licenziamenti ... hanno investito in Spagna (seat) in Russia (Togliattigrad) .... poi hanno venduto intascando l'intero bottino .... hanno nominato il "patron" Senatore a vita .... alla fine, sempre più in basso, finti investimenti al Sud ma investimenti veri in Polonia ed altrove ... ora investono persino negli USA .. e già si parla di trasferire tutto in USA e sede ed uffici in GB (dove pagheranno le tasse ...)

Facile comprare per 40 denari, o un tot al kg, un nugolo di parlamentari,accozzaglia di venduti, che nulla sentono di dovere ai loro elettori ... ma certo li ha solo eletti il Partito ... capilista come capomafiosi .... non parliamo di "nominati" ma di "eletti" ma capisco poco ... mi sembra la medesima presa per i fondelli.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » mar dic 02, 15:16:07

ordotempli ha scritto:cut...cut...
Proprio come agli Agnelli per anni hanno avuto generosi e cospicui finanziamenti dallo Stato, sempre hanno minacciato licenziamenti ... hanno investito in Spagna (seat) in Russia (Togliattigrad) .... poi hanno venduto intascando l'intero bottino .... hanno nominato il "patron" Senatore a vita .... alla fine, sempre più in basso, finti investimenti al Sud ma investimenti veri in Polonia ed altrove ... ora investono persino negli USA .. e già si parla di trasferire tutto in USA e sede ed uffici in GB (dove pagheranno le tasse ...)

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cercando su google/immagini il termine --- autarchia --- si vedo molti manifesti come quello sulla ILVA che sopra ho postato,
tutti questi manifesti sono del periodo Fascista, dove traspare chiaramente il Nazionalismo ed il desiderio che la propria patria si migliori ed evolva, una chiaro contrasto con quanto succede oggi e comunemente in italia.

P.S. forse e anche per questo che quelli di "Oggi" tendo fortemente a criticare quel periodo.

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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Luigi67 » mar dic 02, 15:38:43

La cosa che più mi dispiace è che difficilmente saprò come verrà visto in nostro periodo tra 70 anni ... ma sicuramente ce la metterò tutta :cinesino:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda ordotempli » mar dic 02, 19:34:13

Tra settanta anni ? Nuove illusioni saranno create ... il mondo cambierà .... non il pensiero sui precedenti 70 anni ...
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » mer dic 03, 09:31:57

mimmo002 ha scritto:girando sul web:
quando l'Italia era degli italiani ed eravamo padroni a casa nostra
senza .......c'è lo chiede l'europa......o...... lo vogliono i mercati

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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » mer dic 03, 13:07:13

Mr45 ha scritto:
mimmo002 ha scritto:girando sul web:
quando l'Italia era degli italiani ed eravamo padroni a casa nostra
senza .......c'è lo chiede l'europa......o...... lo vogliono i mercati

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...prodotti italiani, materia prima proveniente dal mondo. L'italia non ha materie prime, i prodotti italiani sono frutto di un'industria di trasformazione, l'autarchia è una caxxata :risata:

valore aggiunto con la trasformazione delle materie prime importate.

compri la materia prima ad "1" la lavori e gli aggiungi il tuo locale valore e la rivendi a "10"
oggi questo con la globalizzazione non e più possibile
unico modo per compensare e ridurre il costo del valore aggiunto
significa che visto che le materie prime hanno costo internazionale uguale per tutti si può soltanto abbassare il costo del lavoro. (anticamente si svalutavano le monete ora non e più possibile)
con la Autorchia vendiamo alla'estero una eccedenza trasformata per pagare le materie prime, ed una seconda parte di eccedenze per guadagnare.
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda faxbat » mer dic 03, 14:09:15

Compri la materia prima e la trasformi meglio di tutti gli altri, e tutto il tuo teorema va a facili signorine. Fra l'altro da qualche parte lo hai anche scritto, una cosa e' il Made in China un'altra e' il Made in Italy. E' tutto qui il segreto, usare scienza e conoscenza per surclassare gli altri, e gli italiani non sono secondi a nessuno. Basta con questo disfattismo!!!
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » mer dic 03, 16:30:52

mimmo002 ha scritto:
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significa che visto che le materie prime hanno costo internazionale uguale per tutti si può soltanto abbassare il costo del lavoro. (anticamente si svalutavano le monete ora non e più possibile)
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...ha funzionato bene, l'autarchia, quando molti anni fa fu imposta da un dittatore al nostro paese, i nostri vecchi ricordano benissimo :h:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda Mr45 » mer dic 03, 16:31:23

faxbat ha scritto:Compri la materia prima e la trasformi meglio di tutti gli altri, e tutto il tuo teorema va a facili signorine. Fra l'altro da qualche parte lo hai anche scritto, una cosa e' il Made in China un'altra e' il Made in Italy. E' tutto qui il segreto, usare scienza e conoscenza per surclassare gli altri, e gli italiani non sono secondi a nessuno. Basta con questo disfattismo!!!



:birra: :birra: :birra: :birra: :birra: :birra: :ok: :cinesino: :cinesino: :cinesino: :cinesino: :cinesino: :cinesino:
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Re: Ma l'ILVA è da chiudere?

Messaggioda mimmo002 » gio dic 04, 20:34:02

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